La guerra di Putin

  Gli europei pagano le armi americane a Kiev aumentando la dipendenza dall’industria USA

di Balthazar

La continuazione del conflitto in Ucraina non costituirà ì un buon affare per l’industria della Difesa europea, anzi ne  determinerà una sempre maggiore dipendenza da quella statunitense. .

Il segretario generale della NATO Mark Rutte, e Ursula Von der Leyen garantiscono miliardi, ma già  Italia e Francia in testa (non a caso produttori del SAMP/T concorrente del Patriot) e  la Repubblica Ceca, non hanno accettato di finanziarie l’acquisto di armi negli Stati Uniti per rifornire Kiev.

Forse ormai convinti a che l’Ucraina non potrà rovesciare le sorti della guerra nemmeno con armi “made in USA” pagate dagli europei.

Non a casi, parlando di “aiuti americani”  l‘Alto rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas visceralmente russofoba, ha affermato “se prometti di fornire le armi, ma dici che qualcun altro le pagherà, non le stai realmente fornendo tu”.

Che siano  fondi di magazzino  delle forze armate USA o  nuove armi e munizioni dell’industria d’oltreoceano per l’Europa sarà comunque sempre un pessimo affare.

Infatti  è una scelta che riflette la crescente dipendenza europea dalla tecnologia militare americana e la sua incapacità del comparto industrial di sostenere autonomamente il fabbisogno bellico del conflitto.

Inoltre i tentativi di potenziare la produzione europea, i ritardi e i limiti infrastrutturali della sua industria, rallentano.  l’autonomia strategica del continente.

Gli europei sono già grandi acquirenti di armi e tecnologia militare statunitense e  questa tendenza è cresciuta enormemente dopo l’inizio della guerra in Ucraina soprattutto grazie al traino della Germania.

Dal 2022, Washington ha  già rifornito di armi diverse nazioni dell’Est Europa, successivamente cedute a Kiev insieme ad equipaggiamenti di epoca sovietica che facevano parte del Patto di Varsavia.

Secondo l’istituto di analisi degli armamenti SIPRI, dal 2020 al 2024 le importazioni di equipaggiamenti militari statunitensi da parte dei Paesi europei della NATO hanno rappresentato il 64% rispetto al 52% del periodo 2015-2019.

Altri  acquisiti dagli europei sono stati effettuati in Israele  e Corea del Sud. Evidentemente gli Stati Uniti hanno un ampio surplus di armi per i combattimenti di terra fra cui mezzi corazzati e di artiglieria tenuti in riserva in aggiunta ai mezzi in servizio attivo.

Armare quasi completamente con produzioni statunitensi le forze armate ucraine ed europee aumenterà la dipendenza da Washington anche per la logistica, radicando le aziende americane in Europa e sottraendo mercato alla sua industria bellica.

Già nel maggio 2024 l allora Alto rappresentante europeo per la Politica Estera e di Sicurezza, Josep Borrell e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg esortavano gli stati europei a cedere all’Ucraina tutti i sistemi di difesa aerea in loro possesso.

E sempre quell’anno  la stessa presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen apprezzava l’iniziativa industriale di Germania, Olanda, Romania e Spagna per produrre in Europa mille missili Patriot su licenza americana.

Questo  percorso di produzioni su licenza  rischia di portare gradualmente le aziende europee a non avere più propri prodotti competitivi o a perdere i mercati in cui venderli, anticamera della vendita dei loro asset ai grandi gruppi statunitensi di cui costituirebbero le filiali europee.

Questo pericolo dovrebbe  essere evitato con la ristrutturazione dell’industria bellica anche italiana che già soffre di limiti e strozzature che gli Stati Uniti non anno, ma che comunque richiederà anni e non pochi.

Che tirando le somme qui l’affare lo fanno Trump e Zelensky che paga con il sangue dei suoi soldati.

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