Economia e Lavoro

Allarme shrinkflation, paghi di più e acquisti di meno

Le grandi catene riducono peso e dimensioni dei prodotti di largo consumo per mascherare gli aumenti dei prezzi

Si chiama shrinkflation ed è l’ultimo allarme lanciato dalle associazioni dei consumatori sui prodotti in vendita nei negozi della grande distribuzione, come i grandi supermercati. Di che cosa si tratta? Il termine inglese deriva dall’unione delle parole “shrink”, che vuol dire restringere, e “inflation”, cioè inflazione: è la pratica sempre più diffusa dalle aziende di ridurre le dimensioni o il peso dei prodotti di largo consumo per mascherare l’aumento del prezzo. In pratica, la cifra che si paga rimane la stessa, ma il prodotto che si compra è di meno. A essere ridimensionato può essere il contenuto di una confezione, tutta la confezione oppure anche i servizi che si offrono. Il problema della shrinkflation non è solo italiano, allarmi sono stati lanciati dai consumatori anche negli Stati Uniti d’America e in Inghilterra. Contro la shrinkflation, il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. La richiesta è che vengano aperte indagini per verificare se questa prassi che si sta diffondendo sempre più tra i produttori possa costituire un reato. Il Codacons ipotizza, per esempio, i reati di truffa o pratica commerciale scorretta. “Il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso”, segnalano dal Codacons, “la confezione del prodotto è leggermente più piccola o contiene qualche unità di prodotto in meno. Questo vale sia per la pasta che per i detersivi, e così via. In questo modo, le aziende ne traggono enormi guadagni ma di fatto si svuotano i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di ‘inflazione occulta’”.

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Sicurezza alimentare, Cia-agricoltori: “Cruciali nuove politiche per logistica e trasporti” Sistemi di logistica orientati alla concentrazione e all’efficientamento della produzione agricola, soluzioni blockchain per una gestione più efficace delle attività del comparto agroalimentare, processi di riduzione della burocrazia e un Pnrr davvero in grado di innescare la revisione infrastrutturale del Paese. Questi alcuni tra i principali asset per affrontare le complesse interrelazioni lungo la filiera e gli squilibri importanti a danno della fase agricola, anello fondamentale della sicurezza alimentare globale. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, alla vigilia della Giornata mondiale dedicata, intervenendo all’incontro del Masaf, a Cesena, in vista del vertice Onu sui sistemi alimentari (a Roma dal 24 al 26 luglio). “Quella italiana -ha detto Fini, tra i relatori insieme ai ministri Lollobrigida, Tajani, Bernini e Urso- è una filiera agroalimentare con un indotto da oltre 550 miliardi di euro, con 4 milioni di lavoratori, 740 mila aziende agricole e 70 mila alimentari, più di 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio. Un settore vitale che, però, ancora non risolve difficoltà organizzative serie e che finisce per marginalizzare la forza economica dell’agricoltura, privata del giusto riconoscimento elimitata nella produttività, su cui gioca un ruolo determinante proprio il sistema delle infrastrutture e dei servizi logistici”. Dunque, sottolineata da Cia, la stretta connessione tra logistica e trasporti, da cui dipende la competitività dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano sia sul mercato interno che estero. Un sistema che nel Paese è tutto sbilanciato su gomma con le aree interne in estrema sofferenza. Questo, mentre sarebbe più strategico invertire la rotta, incentivando anche il transito ferroviario o marittimo, stimolando l’integrazione produttiva e commerciale fra diversi mercati nazionali e risolvendo l’ultimo miglio del digital divide che isola le zone rurali, già tragicamente note per strade obsolete, frane e dissesto. “Serve un pacchetto di nuove politiche -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia- che coinvolga i settori della logistica e dei trasporti nel più ampio processo di sviluppo e accessibilità alla transizione green e digitale, e che rinnovino, in chiave comune, l’obiettivo della sicurezza alimentare globale”. Richiamata, poi, da Fini, anche l’opportunità di “favorire la concentrazione dell’offerta, a partire dal ruolo chiave della cooperazione, elemento strategico di aggregazione della fase agricola nei rapporti di filiera, ma anche -ha aggiunto- l’integrazione logistica tra le imprese di trasporto agroalimentare, quella funzionale che nelle aziende agricole metta in connessione gestione e commercializzazione e in ottica di sistema allargato, comprendendo anche il consumatore. Occorrono -ha concluso- percorsi di programmazione delle produzioni agricole per processi più efficaci di pianificazione e vanno snellite le pratiche doganali, come le dinamiche di accesso agli incentivi del Pnrr”.

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