Le grandi catene riducono peso e dimensioni dei prodotti di largo consumo per mascherare gli aumenti dei prezzi
Si chiama shrinkflation ed è l’ultimo allarme lanciato dalle associazioni dei consumatori sui prodotti in vendita nei negozi della grande distribuzione, come i grandi supermercati. Di che cosa si tratta? Il termine inglese deriva dall’unione delle parole “shrink”, che vuol dire restringere, e “inflation”, cioè inflazione: è la pratica sempre più diffusa dalle aziende di ridurre le dimensioni o il peso dei prodotti di largo consumo per mascherare l’aumento del prezzo. In pratica, la cifra che si paga rimane la stessa, ma il prodotto che si compra è di meno. A essere ridimensionato può essere il contenuto di una confezione, tutta la confezione oppure anche i servizi che si offrono. Il problema della shrinkflation non è solo italiano, allarmi sono stati lanciati dai consumatori anche negli Stati Uniti d’America e in Inghilterra. Contro la shrinkflation, il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. La richiesta è che vengano aperte indagini per verificare se questa prassi che si sta diffondendo sempre più tra i produttori possa costituire un reato. Il Codacons ipotizza, per esempio, i reati di truffa o pratica commerciale scorretta. “Il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso”, segnalano dal Codacons, “la confezione del prodotto è leggermente più piccola o contiene qualche unità di prodotto in meno. Questo vale sia per la pasta che per i detersivi, e così via. In questo modo, le aziende ne traggono enormi guadagni ma di fatto si svuotano i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di ‘inflazione occulta’”.