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Anagni (Fr): rifiuti in Valle del Sacco, il grido di allarme dei Medici di Famiglia, la rabbia di Antonio Necci

La Valle del Sacco è S.I.N. (Sito di Interesse Nazionale), la qualità dell’aria è classificata come la peggiore (Classe I -Zona A), i pochi studi epidemiologici riportano quadri drammatici, eppure si autorizza, senza valutazione sanitaria dei rischi e di danni alla salute, il trattamento di 84.000 tonnellate/annue di rifiuti. Mentre nel nord del paese, vedi Nave (BS), in condizioni migliori, si vietano opifici ben meno inquinanti pur di limitare le emissioni in atmosfera ed i danni alla salute, ad Anagni si autorizza, pag.33 del disposto “la realizzazione dell’impianto in esame genererà:
– emissioni di odori e di eventuali aerosol biologici dai rifiuti/biomasse in stoccaggio e/o in lavorazione;
-emissioni convogliate in atmosfera dai camino del motore del cogeneratore e dell’impianto di upgrading a biometano e dalla torcia d’emergenza posta sulle coperture dei digestori;
– emissioni diffuse in atmosfera in uscita dai biofiltri a servizio dell’intera area di processo;
– implementazione del livello di rumore e vibrazioni per l’entrata in funzione di una serie di macchinari tra i quali il cogeneratore;
– emissioni da gas di scarico legate alla presenza dei mezzi conferenti rifiuto;
– le emissioni diffuse generate dalla sezione di triturazione all’aperto dei ligno-cellulosici.
In merito alla componente aria, oltre alla qualità della stessa in termini di concentrazioni di sostanze inquinanti si rileva anche il possibile impatto da emissioni odorose”.
Inquietante la dichiarazione giornalistica del Presidente della SAF, società pubblica in capo ai Sindaci della provincia che parla di ammendante per l’agricoltura e di controlli da parte della SAF stessa sulle fasi di lavorazione. In che modo la SAF pretende di ottenere un compost di qualità, che richiede un controllo meticolosissimo dei rifiuti in entrata, per evitare che succeda come al nord, dove compost con scarso controllo ha reso migliaia di ettari ammendati, non utilizzabili per colture alimentari?
Ad Anagni la verifica dei rifiuti in entrata è: a vista. Quanti addetti saranno necessari per ottenere una verifica efficace delle 289 tonnellate al giorno che verranno conferite? Ammesso che un operatore riesca a controllare in modo accettabile circa due tonnellate e mezzo di immondizia al giorno, sarà necessaria una folla di poco più di 120 controllori visivi a sbirciare ogni giorno l’immondizia.
Inquieta ancora di più, poi, se il controllo dovesse prevedere anche l’utilizzo dei codici dei rifiuti in capo alla SAF. Inquieta che per giustificare i biodigestori ci si riferisca, come da dichiarazione della SAF, a Legambiente, associazione che le cronache di testate nazionali riportano essere collegata agli incentivi economici del biogas.
Può un organismo pubblico quale la SAF avere come referente di opinione un’entità economica che la stampa indica interessata, quando è in gioco la salute di migliaia di persone?
Vorremmo significare a tutti i Sindaci, primari responsabili della salute dei propri cittadini, che uno studio recentissimo del Ministero della Salute con la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Brescia, Milano, Napoli, del CNR e dell’ENEA, ha evidenziato che la qualità del liquido seminale dei giovani maschi di età compresa tra i 18 e 22 anni e residenti nella Valle del Sacco è peggiore di quella dei giovani della Terra dei Fuochi, con il dato della motilità progressiva media degli spermatozoi inferiore rispetto ai parametri fissati dal manuale dell’OMS.
Le pericolose sostanze tossiche riscontrate nello sperma sono analoghe a quelle emesse dal biodigestore di Anagni come riporta a pag. 28 il disposto autorizzativo della Regione Lazio. Ci sembra in atto un tentativo confondente, di voler presentare come una opportunità, con fantasiose motivazioni, quello che in realtà ci appare come una immane tragedia sanitaria.
Dott. Antonio Necci – referente per Anagni dell’ Associazione Medici per l’Ambiente

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