Economia e Lavoro

Arcelor Mittal, il nodo giustizia rende incerto il futuro del colosso dell’acciaio

Nel giorno in cui si insedia il cda di Acciaierie d’Italia, il mondo ambientalista non risparmia le critiche sull’operazione di 400 milioni che ha portato la società pubblico-privata Invitalia a prendere il posto di ArcelorMittal Italia.

Peacelink, una delle associazioni più attive su questo fronte, richiamando le condizioni del contratto circa l’acquisto, tra un anno, degli impianti da parte di ArcelorMittal, che ora è invece in fitto da Ilva in amministrazione straordinaria, dichiara che “Acciaierie d’Italia vincola il suo futuro all’esito del processo Ilva e al dissequestro degli impianti” ma “i pm ne hanno chiesto viceversa la confisca”.

Il riferimento è alle richieste di condanna fatte dalla pubblica accusa lo scorso febbraio alla Corte d’Assise a Taranto al processo “Ambiente Svenduto” per il reato di disastro ambientale imputato all’Ilva gestita dal gruppo Riva. Inoltre, dichiara Peacelink, “Acciaierie d’Italia vincola il suo futuro all’assenza di condizioni restrittive conseguenti ai procedimenti penali“.

Invece, per l’associazione ambientalista, “una continuazione della produzione inquinante dopo una condanna penale (il processo in Corte d’Assise è arrivato alle ultime battute)”, potrebbe portare la Magistratura “anche ravvisare una reiterazione del reato, se, ad esempio, nuovi studi epidemiologici facessero emergere eccessi di mortalità connessi alle emissioni industriali”.

Si fa poi presente che “Acciaierie d’Italia vincola il suo futuro all’ottenimento di un piano ambientale meno stringente che dia ancora più tempo per mettere a norma impianti che dovevano essere messi a norma già nel 2014. Cosa grottesca oltre che grave“.

Infine, richiamando quanto annunciato dalla stessa azienda siderurgica in un suo comunicato, “ArcelorMittal – rileva Peacelink– non vuole più subire perdite e sgancia questa sua “controllata” italiana dal gruppo multinazionale, “deconsolidando” il bilancio di Acciaierie d’Italia, ossia facendolo uscire dal bilancio consolidato della multinazionale ArcelorMittal, holding che contempla anche le sue controllate.

Deconsolidare” il bilancio – evidenzia Peacelink – significa non riconoscere i debiti della nuova società italiana come debiti propriSaranno i contribuenti italiani che pagheranno un eventuale fallimento economico“. “Ogni entusiasmo dopo la firma dell’accordo fra Invitalia e ArcelorMittal ha il sapore della propaganda – conclude Peacelink -. La realtà è invece ben altra“.

AGC GreenCom 

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