Politica

Armi a Israele, Schlein attacca il governo e avverte il Pd

di Fabiana D’Eramo

 

“Evitare l’invio di armi verso i conflitti, in particolare ad Israele. Non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere crimini di guerra”. Sono parole che segnano un passaggio, prendono posizione e spostano a sinistra, quelle di Elly Schlein. Un accusa al governo, ai popolari in Europa – ma, soprattutto, un avvertimento al suo partito.

Quando infatti accusa Israele di crimini umanitari, l’applauso dei deputati in platea è tutto fuorchè convinto e caloroso. La seconda giornata del conclave dei gruppi parlamentari del Pd a Gubbio ha dimostrato che Schlein non ha paura di prendere posizione contro il Pd stesso, e viceversa. Nessuno apre apertamente lo scontro con la segretaria su questo punto – anche se Piero Fassino, parlando dei disordini vicentini, commenta che quello che è accaduto è conseguenza diretta dei danni della “criminalizzazione di Israele e la diffusione di pulsioni antisemite”.

Ma è difficile replicarle perché gli elettori sembrerebbero d’accordo con lei. Appena una settimana dopo gli arracchi del 7 ottobre, il sondaggio condotto dall’istituto demoscopico Noto Sondaggi per la Repubblica aveva già rilevato che solo il 62% degli elettori Pd solidarizza con lo Stato di Israele, una percentuale di poco più bassa della media nazionale, ma nettamente in contrasto con l’82% e l’80% di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Più si va a sinistra più il sostegno crolla: si scende al 44% tra gli elettori del Movimento Cinque Stelle, al 15% tra chi vota Alleanza Verdi-Sinistra.

Ha scelto il cavallo buono, Schlein. Sulla legittimità dello Stato di Israele non si esprime, il commento resta circoscritto alla questione delle armi, come Conte si era dichiarato contrario all’invio di armi a Kiev in nome di un eccesso di pacifismo, senza entrare troppo nel merito della questione. Qui Schlein agita il timore di “possibili” crimini di guerra mentre l’intera Striscia di Gaza viene rasa al suolo, ma consapevole che, anche in vista delle elezioni europee, la partita si gioca tutta sui temi della guerra e della pace. Ha scelto il terreno giusto. Ma, soprattutto, la segretaria ha scelto di avvicinarsi alla posizione di Giuseppe Conte.

Dall’altro lato gli avversari gridano allo scandalo. Il primo a mettere i puntini sulle i è il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “È dal 7 ottobre che abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele, non c’è da discutere su questo punto. È pura propaganda.” Da Fratelli d’Italia a Forza Italia l’accusa è quella di aver sposato “le tesi di una sinistra estrema oramai ridotta al lumicino” e di volersi unire al “vasto fronte anti-occidentale che condanna Israele a prescindere, senza tenere conto dei fatti e delle circostanze”. I renziani rincarano: “forse la segretaria ha dimenticato di essere a capo di quello che un tempo era un grande partito riformista e atlantista” e che il rischio di “rincorrere il Movimento Cinque Stelle” è sempre più concreto.

Per prevenire dubbi su un cambio di rotta nei confronti di Kiev, Schlein si è vista costretta a ribadire il supporto all’Ucraina – “non deve esserci e non c’è alcuna ambiguità”. Ma ha anche voluto aggiungere che l’Europa sulla pace “deve dare il suo contributo altrimenti sarà condannata all’irrilevanza. Il cessate il fuoco è la condizione per riuscire a liberare i prigionieri di Hamas, avviare un percorso che porti a una soluzione due popoli e due stati. Peccato che i popolari in Europa abbiamo reso impossibile quel cessate il fuoco con un emendamento che contiene condizioni impossibili da realizzare. Per noi il cessate il fuoco deve essere immediato, lo diciamo da ottobre”.

Insomma, la posizione è presa: insistere sulla polarizzazione. Si sta negli spazi lasciati vuoti dal governo, guancia a guancia col Movimento di Conte. Anche se questo significherà prendere di petto i cattolici e i riformisti dem – i quali, non potendo ribattere direttamente alle affermazioni della segretaria su Israele, riversano il malumore su altri terreni di scontro. A Gubbio Schlein ha attaccato anche la consigliera regionale Anna Maria Bigon, che con il suo voto ha affossato in Veneto la legge sul fine vita. Le era stato chiesto di non votare, di uscire dall’aula. «Se puniscono Bigon mi autosospendo dal partito», ha minacciato Graziano Delrio. Nessuno ha parlato di punizioni, ma c’è chi suppone che Bigon possa perdere la poltrona di vice presidente della commissione Sanità del consiglio regionale veneto.

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