Economia e Lavoro

Banca d’Italia: “Nel 2023 inflazione ancor elevata. Scenderà nel 2024 e 2025” 

 

L’inflazione rimarrà “ancora elevata” quest’anno, ma continua a calare ed è attesa scendere “marcatamente” nel biennio successivo. Dovrebbe portarsi al 6% per cento nella media di quest’anno e scendere al 2,3% nel 2024 e al 2% nel 2025, “riflettendo gli effetti diretti e indiretti del calo dei prezzi delle materie prime energetiche”. Sono le proiezioni contenute nel Bollettino economico della Banca d’Italia, che aggiornano quelle del 16 giugno scorso, quando si indicava l’inflazione al consumo attesa al 6,1% nella media d’anno 2023. Confermate, invece, le indicazioni per il 2024 e 2025. Secondo le proiezioni aggiornate, l’inflazione di fondo, attesa al 4,5% nella media dell’anno in corso, raggiungerebbe il 2% alla fine del triennio di previsioneMa andiamo a vedere nel dettaglio l’analisi della Banca d’Italia: Al minore contributo della componente energetica corrisponde il calo dell’inflazione al consumo in gran parte dei principali paesi avanzati. L’inflazione di fondo stenta però ancora a scendere”. E’ quanto emerge dal nuovo bollettino economico di Bankitalia.
La restrizione monetaria nelle principali economie avanzate è ancora in corso: “Dopo un rialzo in maggio – si legge nel bollettino -, la Federal Reserve ha mantenuto fermi i tassi di interesse di riferimento in giugno, pur segnalando la possibilità di aumentarli nei prossimi mesi; la Bank of England ha invece accentuato l’azione restrittiva. Dopo le turbolenze connesse con gli episodi di crisi bancaria negli Stati Uniti e in Svizzera, le condizioni nei mercati finanziari internazionali si sono normalizzate”.”Nel primo trimestre di quest’anno nell’area dell’euro il prodotto è lievemente diminuito per il secondo trimestre consecutivo e, secondo nostre stime, ha ristagnato in primavera. All’ulteriore flessione dell’attività manifatturiera si è contrapposta l’espansione nei servizi. È proseguita la crescita dell’occupazione e si è intensificata la dinamica salariale. L’inflazione al consumo è ancora scesa ma quella di fondo resta elevata. Nelle proiezioni degli esperti dell’Eurosistema l’inflazione al consumo tornerebbe in prossimità dell’obiettivo del 2 per cento nel 2025″.”Tra maggio e giugno il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha complessivamente aumentato di 50 punti base i tassi di interesse di riferimento. Le decisioni sui tassi continueranno a essere prese, volta per volta, tenendo conto dei dati che si renderanno via via disponibili, in modo da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Il Consiglio ha confermato la fine, a partire dal mese di luglio, dei reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto di attività finanziarie e il pieno reinvestimento, con flessibilità, nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica, almeno sino alla fine del 2024. Nell’area dell’euro i rendimenti sui titoli pubblici decennali sono lievemente saliti; si sono ridotti i differenziali con il corrispondente titolo tedesco in alcuni paesi tra cui l’Italia”, prosegue Bankitalia. In Italia la crescita del Pil si sarebbe interrotta in primavera: “Secondo nostre stime il prodotto si è mantenuto pressoché invariato in primavera, soprattutto a causa della contrazione dell’attività manifatturiera, su cui grava l’indebolimento del ciclo industriale globale. L’espansione dei consumi delle famiglie è proseguita a ritmi più contenuti. Gli investimenti sono frenati da condizioni di finanziamento più rigide e da prospettive di domanda meno favorevoli”. Migliora il saldo di conto corrente, che beneficia dell’andamento del costo dei beni energetici: “Dall’inizio dell’anno le esportazioni in volume sono diminuite, riflettendo la debolezza del commercio mondiale. Il saldo di conto corrente è tuttavia migliorato, anche grazie alla riduzione delle quotazioni energetiche internazionali. Gli investitori esteri hanno manifestato forte interesse per i titoli di portafoglio italiani. La posizione netta sull’estero resta creditoria”.”È proseguita l’espansione del numero di occupati. Il tasso di partecipazione continua ad aumentare; quello di disoccupazione a diminuire. L’incremento delle retribuzioni si rafforzerebbe nella restante parte dell’anno, pur mantenendosi inferiore al rialzo dei prezzi. I margini di profitto sono in leggera crescita: nella manifattura si sono riportati sui valori precedenti la crisi sanitaria; nelle costruzioni e nei servizi risultano ancora inferiori”.
“In primavera l’inflazione al consumo è ulteriormente scesa, grazie alla decisa diminuzione della componente energetica, pur rimanendo su livelli elevati. Si sono registrati i primi cali dell’inflazione relativa ai beni alimentari, a quelli industriali non energetici e, in giugno, anche ai servizi. Famiglie e imprese si attendono un ulteriore allentamento delle pressioni inflazionistiche”.I prestiti bancari si riducono e sale il costo del credito: “Tra febbraio e maggio sono ancora diminuiti i prestiti al settore privato non finanziario. Vi hanno contribuito il rialzo del costo del credito, le minori necessità di finanziamento per investimenti e il progressivo inasprirsi delle condizioni di offerta; queste ultime riflettono la più elevata percezione del rischio e la minore tolleranza verso lo stesso da parte degli intermediari. È aumentata l’incidenza del flusso di prestiti che presentano ritardi nei pagamenti”.Per il prossimo triennio, è prevista una riduzione del Pil: “Nell’aggiornamento dello scenario di base per il triennio, la crescita del prodotto si colloca all’1,3 per cento quest’anno, allo 0,9 nel 2024 e all’1,0 nel 2025. Nei prossimi trimestri la ripresa risentirebbe dell’irrigidimento delle condizioni di finanziamento e della debolezza del commercio internazionale.  L’inflazione si porterebbe al 6,0 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe al 2,3 nel 2024 e al 2,0 nel 2025, riflettendo gli effetti del calo dei prezzi delle materie prime energetiche. L’inflazione di fondo, attesa al 4,5 per cento nel 2023, raggiungerebbe il 2,0 alla fine del triennio di previsione”.  Le proiezioni sono circondate da un’incertezza elevata, con rischi al ribasso per la crescita: “Il quadro macroeconomico continua a essere caratterizzato da forte incertezza. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso e legati in particolare all’evoluzione del conflitto in Ucraina e alla possibilità di un irrigidimento delle condizioni di finanziamento maggiore di quanto atteso.I rischi per l’inflazione sono bilanciati e includono, al rialzo, una trasmissione incompleta della recente discesa dei prezzi dei beni energetici e, al ribasso, un deterioramento più marcato e duraturo della domanda aggregata; rimangono contenuti i rischi di una spirale salari-prezzi”, conclude Bankitalia.

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