Imprese e Sindacato

Baratro fallimenti, i numeri della Banca d’Italia

La crisi causata dal coronavirus colpisce duramente le imprese ed entro il 2022 “il numero dei fallimenti potrebbe aumentare di circa 6.500 casi (quasi il 60% di quelli del 2019), di cui una parte preponderante già nel 2021”. Lo sostiene uno studio sui “Fallimenti d’impresa in epoca Covid” realizzato dai ricercatori della Banca d’Italia. La “forte contrazione” del 9% prevista per il Pil italiano nel 2020 porterà “a un aumento dei fallimenti di circa 2.800 entro il 2022 (rispetto ai circa 11mila del 2019). A questi potrebbero aggiungersi altri 3.700 fallimenti ‘mancanti’ del 2020 che non si sono realizzati per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno”.  Fin dall’inizio “della crisi economica determinata dalla pandemia, si è diffuso il timore che avrebbe determinato un’ondata di fallimenti e di chiusure. Tale timore ha portato all’adozione di un vasto insieme di misure di sostegno alle imprese sia in forma diretta, quali quelle finalizzate a ridurre l’impatto della crisi sul conto economico e sul fabbisogno di liquidità (i contributi a fondo perduto e le moratorie sui prestiti), sia tramite il settore bancario attraverso la previsione di schemi di garanzia pubblica sui prestiti”.  “A queste misure economiche – sottolineano Silvia Giacomelli, Sauro Mocetti e Giacomo Rodano – si sono accompagnati interventi sul quadro giuridico finalizzati a ‘disattivare’ alcune disposizioni che hanno la funzione di proteggere i creditori, ma che nell’attuale congiuntura avrebbero potuto portare alla liquidazione o al fallimento imprese altrimenti sane”.  Le evidenze disponibili “indicano che le misure economiche di sostegno alle imprese hanno ridotto in misura significativa l’impatto della crisi. Tuttavia l’incertezza sulle prospettive economiche, l’aumento dell’indebitamento delle imprese e l’indebolimento patrimoniale nel frattempo intervenuti sollevano l’interrogativo di come si evolveranno i fallimenti nei prossimi mesi, quando saranno ritirate le misure di sostegno ed emergeranno i fallimenti congelati”.  “Le previsioni – aggiungono gli economisti – vanno interpretate con cautela. Da un lato, potrebbero essere sottostimate, nella misura in cui la caduta eccezionale del Pil comporterà un aumento maggiore di fallimenti rispetto a quanto stimato da precedenti fasi recessive; dall’altro lato, potrebbero essere sovrastimate se le misure di sostegno adottate e l’intensità della ripresa economica saranno capaci di aiutare le imprese a fronteggiare la difficile fase congiunturale”.

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