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Caso dossieraggio, il Procuratore antimafia e quello di Perugia vogliono essere ascoltati da Csm, Antimafia e Copasir

 

“Consideriamo doveroso richiedere di valutare, con l’urgenza del caso, l’opportunità di disporre l’audizione degli scriventi al fine di rendere, nei limiti e secondo le forme consentite dalla legge, le informazioni sulle vicende relative al cd. dossieraggio di esponenti politici e del mondo economico necessarie alle valutazioni riservate a ciascuna di codeste Istituzioni”. Così in una nota congiunta il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo e il Procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, in una missiva inviata al comitato di presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura, al Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere e al Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. L’ufficio di presidenza della commissione parlamentare Antimafia si riunirà domani per valutare la richiesta di audizione avanzata dal procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, e dal procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, nell’ambito dell’inchiesta di Perugia sul cosiddetto ‘dossieraggio’ di politici, ministri e vip. Lo si apprende da fonti parlamentari. Va detto poi che tra i giornalisti sotto inchiesta dalla Procura di Perugia per accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto ci sono anche i componenti del team investivativo del quotidiano Domani: il responsabile del team, Giovanni Tizian, l’inviato Nello Trocchia e il collaboratore Stefano Vergine. L’inchiesta della Procura guidata da Raffaele Cantone coinvolge anche il magistrato Antonio Laudati e all’ufficiale della Guardia di finanza Pasquale Strian, entrambi destinatari di un avviso a comparire per l’interrogatorio da rendere in una fase che è ancora di indagini preliminari. Nelle carte dell’inchiesta, scrive il giornale, ‘non c’è traccia di invii delle ricerche effettuate da Striano di informazioni finanziarie, relative alle dichiarazioni dei redditi o ai conti bancari di politici e imprenditori, o segnalazioni di operazioni sospette, come paventato ieri da alcuni giornali nazionali. Nelle informazioni che Striano avrebbe mandato ai giornalisti, quindi, non c’è nessun ‘dossier su politici e vip’ ma solamente documenti agli atti delle procure: ordinanze di custodia cautelare e informative delle forze dell’ordine già disponibili ai magistrati inquirenti e alle difese. Questo dicono le carte dell’inchiesta’.

‘Per l’accusa – prosegue Domani – il finanziere avrebbe inviato ai tre giornalisti documenti estratti dalla banca dati Sidda-Sidna, il sistema informatico utilizzato dalla direzione nazionale e dalle direzioni distrettuali antimafia – scrive Domani – Gli invii coprirebbero un arco temporale di tre anni e mezzo, dal maggio 2018 all’ottobre del 2022’. Nelle carte dell’inchiesta, secondo il quotidiano, sono citati, ma non sono indagati, anche il direttore Emiliano Fittipaldi per gli articoli scritti due anni fa insieme a Tizian sui compensi ricevuti dal ministro Crosetto da Leonardo prima di entrare nell’esecutivo, e Federico Marconi per un articolo su una speculazione edilizia. ‘Dalle contestazioni della procura non è chiaro il contenuto di tutti i documenti che Striano avrebbe inviato per e-mail, utilizzando l’applicazione WeTransfer, ai tre giornalisti. Spuntano solo alcune indicazioni, nell’intestazione dei documenti o nel messaggio inviato dal finanziere della direzione nazionale antimafia: ci sono i nomi di atti giudiziari di alcuni politici (protagonisti di casi giudiziari o sospettati di vicinanza ad ambienti criminali), ma i più riguardano esponenti delle più pericolose organizzazioni criminali del paese, collegate al mondo della politica e dell’imprenditoria, o al traffico internazionale di stupefacenti. O informazioni relative ad alcuni degli appalti del periodo più duro della pandemia di Covid-19, finite anche nelle indagini di diverse procure nazionali’.

‘I giornalisti del pool inchieste di Domani sarebbero quindi colpevoli, è la tesi dei pm, di aver pubblicato notizie. False? No. Vere, naturalmente, e che hanno dato parecchio fastidio ai governi di tutti i colori politici, incluso quello in carica, l’esecutivo di Giorgia Meloni – si legge nella ricostruzione del quotidiano – Tra gli indagati, risulta dalle carte, ci sarebbero anche altre sei persone, altri giornalisti e un ex finanziere. Per fatti tutti slegati tra loro, ma sempre per accesso abusivo e rivelazione di segreti’.

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