La guerra di Putin

Chi ha paura dei droni sulla testa di Putin?

di Giuliano Longo

Del banchiere ucraino che ha promesso un premio di 590mila dollari a chiunque riuscisse a colpire la Piazza Rossa di Mosca con un drone (rigorosamente di fabbricazione ucraina), Ore 12 aveva scritto già ieri, ma talora i “sogni” si avverano e propio mentre Zelensky era in Finlandia un drone stava cadendo sulla testa di Putin al Cremlino, che però sembra non fosse in sede.

La stampa mainstream riporta l’evento fra malcelati entusiasmi  e “responsabili” preoccupazioni, quindi val la pena riportare le opinioni di esperti d’Oltreoceano per quello che, nella sostanza, è un attentato.

Il notissimo commentatore di cose di intelligence, Stephen Bryen insinua  dubbi sulla vicenda e scrive “Mosca, ormai, ha uno dei sistemi di difesa aerea e missilistica più elaborati al mondo, forse in grado di rivaleggiare con le difese aeree stratificate di Israele” quindi “una rete di difesa aerea integrata avrebbe dovuto essere in grado di intercettare qualsiasi attacco di droni molto prima che si avvicinasse all’enclave del Cremlino”.

Nella blogosfera  circola anche l’ipotesi  secondo cui l’attacco al Cremlino è stato una sorta di lavoro interno (in territorio russo), in cui una squadra di mercenari ucraini ha lanciato i droni molto vicino alle mura del Cremlino. 

In questo caso, le elaborate difese aeree intorno alla città di Mosca sarebbero state efficacemente aggirate e non sarebbe stato possibile il rilevamento precoce di un attacco di droni.

I russi affermano che i droni sono stati fermati con mezzi elettronici. Ciò suggerisce che non solo l’elettronica del drone si era inceppata, ma almeno nel caso di quello esploso, che i russi sono stati in grado di farne esplodere il carico utile. 

Sin qui Bryen, ma il  Governo ucraino ha negato qualsiasi coinvolgimento in questo attacco e “opportunamente” Zelensky è in Finlandia in visita di Stato. Saggiamente, o forse prudentemente, ha rimandato il suo ritorno in Ucraina. Si presume che non voglia essere in giro quando, per rappresaglia, le bombe russe potrebbero cadere   sul suo bunker sotterraneo. 

Ma c’è un’atra interpretazione nella decisione di prolungare la sua permanenza ad Helsinky:  concedere il tempo necessario affinché si svolgesse questa “operazione speciale” contro Putin. Se avesse avuto successo, sarebbe potuto tornare a casa da eroe. Se falliva, poteva trovare altre cose da fare.

Un’altra rivista USA molto autorevole, 19fortyfive, curiosamente (si fa per dire) a poche ore dall’attentato se ne usciva con questo titolo: 

Qualcuno ha cercato di uccidere Putin. Cosa dovrebbe fare Joe Biden?

Sottotitolo: Piuttosto che condannare l’assalto, forse la migliore reazione occidentale sarebbe quella di rimanere pubblicamente in silenzio aumentando contemporaneamente la flotta di droni dell’Ucraina e fornendo (più mezzi militari).

Evidentemente si riferiva al tentativo di colpire il Presidente della Federazione mentre era in visita ad un complesso industriale nei giorni precedenti, ma oggi ritorna su tema e scrive: “Ci sono ottime ragioni per dubitare delle affermazioni della Russia sull’attacco, e in effetti il ​​Cremlino potrebbe semplicemente cercare di distrarre tutti dalla preoccupante realtà che l’Ucraina può colpire Mosca”. E aggiunge che “la tecnologia per costruire droni più grandi e a lungo raggio non è certo fuori dalla portata di Kiev”.

Impostazione leggermente più cauta della titolazione del giorno precedente dalla quale si poteva anche evincere che l’attentato (prevedibile o previsto?) a Putin non fosse poi sgradito in alcuni ambienti di Washington e del Pentagono.

E in qualche modo il dubbio resta perché la rivista, certamente non fra le ultime di geopolitica militare aggiunge “il diritto internazionale (e gran parte del diritto interno) tende ad avere una visione negativa dell’assassinio di funzionari stranieri anche in tempo di guerra, ma certe condizioni possono giustificare un attacco”.

E aggiunge “Vladimir Putin detiene indubbiamente l’autorità diretta sulle forze militari della Federazione Russa, rendendolo, come chiunque altro nella linea diretta del comando delle forze militari russe schierate, un obiettivo militare legittimo”. 

E perché no? In fondo gli Stati Uniti hanno tentato di uccidere il presidente iracheno Saddam Hussein nelle prime ore della guerra del 2003 con la stessa giustificazione legale, per non parlare di quei presidenti come Allende fatti fuori per interposti golpisti o opportunamente eliminati da sicari. .

Per di più, forzando la mano (anzi la penna), 1945 ritiene  credibile che i russi abbiano tentato di assassinare  Zelensky nei primi giorni della guerra, quindi un attacco a Putin non costituirebbe proprio un’escalation.

Sfortunatamente, lamenta la rivista, “da un punto di vista politico ci sono probabilmente degli svantaggi nel minacciare la sicurezza diretta di un uomo che può lanciare migliaia di armi nucleari, soprattutto perché non è certo che qualsiasi successore sarebbe più flessibile dal punto di vista diplomatico”.

Già, non resterebbe che la speranza di un golpe interno al Cremlino che da giorni alimenta le indiscrezioni della stampa occidentale, mentre nelle pubblicazioni dei nazionalisti russi, per non parlare del padrone della Wagner, Prigozin, circolano insistentemente le voci di una “quinta colonna” e  di tradimento, mentre salta la testa di qualche generale.

Ma questa è un’altra storia.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 10.14

 

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