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Dispersione idrica e infrastrutture, l’Italia è maglia nera

di Gino Piacentini

Con il ritorno della bella stagione si torna a parlare di crisi idrica e di razionamento dell’acqua. Eppure l’Italia è tra i paesipiù ricchi d’acqua, almeno potenzialmente, grazie alle precipitazioni piovose che ammontano in volume a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, tra i più elevati in Europa e nel mondo.

Ovviamente non tutta questa acqua è da considerarsi potabile, poiché la disponibilità effettiva di risorse idriche, cioè quella effettivamente utilizzabile, è secondo alcune stime solo 58 miliardi di metri cubi, di cui 3/4 provengono da sorgenti superficiali, fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee. Tra i paesi europei l’Italia è in prima posizione per il consumo d’acqua (tra i 150 e i 350 litri d’acqua pro capite al giorno) e su scala mondiale è al terzo posto, sopra di noi solo Stati Uniti e Canada.

Se in termini di disponibilità i numeri sono dalla nostra parte, allora com’è possibile che in Italia ciclicamente si torni a parlare di “emergenza idrica”. Il cambiamento climatico e l’inquinamento sicuramente stanno accrescendo la pressione sui corpi idrici, ma il vero motivo riguarda qualcosa di più tecnico, ossia la rete di distribuzione idrica del nostro paese, che letteralmente fa acqua da tutte le parti.

L’Italia tecnicamente potrebbe vantare una rete di acquedotti di circa 500mila kmche distribuisce ogni anno tra regioni e città circa 8,2 miliardi di metri cubi d’acquenelle nostre case.

Il problema è che è una rete talmente vecchia, logora e poco manutenuta che 4,7 miliardi di metri cubi di queste acque non arrivano nelle nostre case e si perdono lungo il tragitto. L’ISTAT nel suo ultimo report sull’acqua del 2020, rivela che sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete, il che vuol dire il 36,2% dell’acqua immessa in rete.

Sempre secondo l’ISTAT ogni regione, provincia e città d’Italia ha tassi di dispersione idrica diversi, e anche qui il confronto tra nord e sud evidenzia situazioni critiche. Basti pensare che se a Milano si disperde il 13,5% dell’acqua,a Frosinonela stessa percentuale sale all’80%. La situazione non cambia volendo prendere come parametro le regioni, dove ben cinque buttano via un litro d’acqua potabile su due: Abruzzo (56%) seguita da Umbria (55%), Sicilia e Sardegna (51%) e Lazio (53%). Le regioni più virtuose, invece, si trovano tutte al nord ovest: Valle d’Aosta (22%), Lombardia (30%), Piemonte (36%), Emilia Romagna (31%) e Marche (34%). Per quanto riguarda i capoluoghi le condizioni di massima criticità, con valori di dispersione idrica superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%).All’opposto esistono capoluoghi con situazioni infrastrutturali virtuosee con perdite idriche totali inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).

Le infrastrutture che trasportano la nostra acqua sono obsolete, oltre il 60% degli acquedotti italiani ha oltre 30 anni e il 25% più di 50 anni. Intervenire su una rete idrica così vasta e compromessa è complesso, sia in termini tecnici che di costi. L’ISTAT stima che per sostituire– al ritmo attuale – l’intera rete idrica nazionale ci vorrebbero circa 250 anni.Anche volendo procedere speditamente alla sostituzione della rete idrica attuale – secondo una stima di Utilitalia – ci vorrebbero investimenti per 5 miliardi l’anno, una cifra enorme e non alla portata delle finanze italiane. Attualmente gli investimenti si attestano a circa 32-34 euro per abitante all’anno, mentre la media europea è di circa 100 euro (in Danimarca si arriva a 129 euro).

Tuttavia anche se la manutenzione e il rinnovamento della rete idrica resta un elemento fondamentale, esiste un altro aspetto altrettanto importante, quello dell’educazione al consumo. L’Italia infatti viene considerata a livello mondiale un paese idrovoro, essendo il primo in Europa per prelievi di acqua potabile per abitante (160 m3 per persona all’anno) e il primo paese al mondo per consumo di acqua minerale in bottiglia (188 litri pro capite annui).

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