Medicina

Egg freezing,IVI Roma: Non incoraggia gravidanze in tarda età

Galliano: “Invece incolpare donne, mettiamole in condizione avere figli prima 30 anni”

 

 

 

Roma- In media una donna di 30 anni ha il 69% di probabilità di restare incinta. Per ogni anno di posticipazione della maternità, le possibilità di raggiungere una gravidanza si riducono di circa il 5%. E considerato il ritmo di vita attuale, sono sempre di più le donne che si ritrovano con un livello di fertilità molto basso nel momento in cui decidono di avere figli. Ma oggi, grazie al congelamento degli ovociti (o ‘egg freezing’), è possibile preservare la fertilità giovanile per aumentare le chance di avere un figlio anche a 40 anni o dopo una malattia. In Italia, intanto, sta aumentando il numero di ragazze e donne che decidono di ricorrere a questa tecnica. Ma non si rischia così di legittimare gravidanze in tarda età, soprattutto in un Paese come il nostro, che a livello europeo conta più prime gravidanze dopo i 40 anni? La Dire ne ha parlato con la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del Centro Pma (Procreazione Medicalmente assistita) di IVI Roma.

 

– Dottoressa, intanto: in cosa consiste questa tecnica?

‘È una tecnica che consiste nella vitrificazione dei gameti femminili, quindi degli ovociti. La vitrificazione è un tipo di congelamento ultra rapido, grazie al quale nel giro di pochi minuti le cellule passano dalla temperatura ambiente (quella del laboratorio) a -196° (che è la temperatura del nitrogeno liquido). In questo lasso di tempo così minimo nelle cellule congelate non si formano i cristalli di ghiaccio, che invece si creavano con la tecnica tradizionale del congelamento lento, per cui erano necessarie circa due ore’.

 

– Quali sono i benefici di un congelamento così rapido?

‘Consente di ottenere ottimi risultati ed è stata una vera rivoluzione, perché ha cambiato la medicina della riproduzione offrendo alle donne efficaci strategie di trattamento. Quando oggi noi andiamo a scongelare gli ovociti, non essendoci più i cristalli di ghiaccio al loro interno, non perdiamo la loro qualità, che è rimasta ‘cristallizzata’ al momento del congelamento. Ecco quindi che quelle cellule, quei gameti, avranno la stessa qualità e pertanto la stessa probabilità di gravidanza del momento in cui sono stati congelati’.

 

– Quali sono le modalità di accesso all’egg freezing e quali e quanti sono gli step?

‘Intanto dobbiamo capire se la donna sia effettivamente candidata per poter realizzare questo trattamento, se è in ottime condizioni di salute e se abbia una buona riserva ovarica per poter congelare un numero sufficiente di ovociti ed ottenere una buona percentuale di successo un domani, quando sarà nella disponibilità di avere una gravidanza ma non l’avrà ottenuta in maniera spontanea. Il primo passaggio è dunque lo screening e la visita ginecologica, dopodiché la donna sarà sottoposta a stimolazione ovarica e dovrà autoiniettarsi dei farmaci per circa dieci giorni, con lo scopo di far crescere i follicoli contenuti nelle ovaie. Quando i follicoli avranno raggiunto buone dimensioni, andremo a prelevare gli ovociti; in quel caso la donna sarà leggermente sedata e in pochi minuti saremo in grado non solo di prelevare gli ovociti ma anche di vitrificarli’.

 

– Quali sono i costi della crioconservazione?

‘I costi si aggirano intorno ai 3mila euro’.

 

– Per quanto tempo possono essere crioconservati gli ovociti?

Hanno una ‘scadenza’? E fino a che età gli embrioni possono essere impiantati nella donna? ‘Gli ovociti non hanno una scadenza, nel momento in cui sono stati vitrificati possono rimanere in azoto liquido per tutti gli anni necessari alla donna per poter pensare di avere una gravidanza. Quanto al limite di età, le società di medicina della riproduzione seguono quello massimo dei 50 anni di età’.

 

– Parliamo delle probabilità di successo di questa tecnica: cosa dicono i dati della letteratura scientifica?

‘La letteratura scientifica ci dice che la probabilità di successo dipende dall’età in cui sono stati vitrificati gli ovociti. Come Gruppo IVI abbiamo condotto uno studio molto importante, in cui si evince addirittura il numero di ovociti grazie al quale riusciamo ad ottenere una percentuale specifica di gravidanza e abbiamo visto che nel gruppo di donne in cui abbiamo vitrificato ovociti con una età inferiore ai 35 anni siamo riusciti ad ottenere percentuali di successo estremamente alte, intorno al 90%; nel gruppo di donne che avevano vitrificato in una età superiore ai 35 anni, invece, questa percentuale di successo è estremamente più bassa e arriva ad un massimo del 40%’.

 

– C’è un messaggio che vorrebbe lanciare alle ragazze e alle donne?

‘Dobbiamo dire loro che la vitrificazione degli ovociti è uno strumento importante di preservazione della propria fertilità, ma bisogna pensarci prima dei 35 anni; questo non perché dopo non sia possibile effettuare il trattamento ma perché tutto deve essere fatto potendo offrire alla donna alte percentuali di successo. È importante che le donne siano informate su ciò che oggi la scienza ci offre, soprattutto in una società in cui la ricerca del primo figlio è posticipata rispetto a 30 o 40 anni fa. Ed è necessario far sapere alle donne che è importante preservare la fertilità prima dei 35 anni, perché dopo quell’età la fertilità si dimezza, quindi non solo diminuisce la probabilità di gravidanza spontanea ma aumenta purtroppo anche la percentuale di aborti per cause cromosomiche embrionali. Allora bene preservare gli ovociti, ma bisogna farlo all’età corretta’.

 

– In questo modo, però, non esiste il rischio di legittimare sempre di più gravidanze in tarda età?

‘Non sono d’accordo: quando consiglio l’egg freezing non sto suggerendo alla donna di posporre la maternità. È ovvio che come medico raccomando alle donne di avere una gravidanza prima dei 35 anni, non solo perché la probabilità di ottenerla è massima in quel momento ma anche perché in quella fascia d’età i rischi ostetrici sono minori. Chiediamoci però anche quante sono le donne (poche) nella nostra società che possono permettersi davvero, desiderandola, una gravidanza prima dei 30 anni. Questo è un dato di fatto, quindi se consiglio l’egg-freezing non lo faccio perché mi voglio sostituire al welfare, al contrario: penso che la politica e la prevenzione medica siano due strade parallele ma che non si possano in nessun modo sostituire. Non penso che l’egg-freezing sia la soluzione alla denatalità presente nel nostro Paese, anche se la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), dall’essere una procedura medica per curare patologie che ostacolavano la fertilità, sta diventando sempre più una risorsa per risolvere le cattive politiche occupazionali del nostro Paese’.

 

– Il problema, insomma, è a monte…

‘Esattamente. Invece che incolpare le donne, dovremmo metterle nelle condizioni di avere figli prima dei 30 anni, offrendo loro soluzioni concrete ala precarietà lavorativa, al gender gap, alla mancanza di servizi, solo per citare alcuni dei problemi che rendono difficile pensare a una maternità in giovane età. Proprio per questo, ecco che la scienza ci dice: ‘Guardate, se non potete avere un figlio prima dei 30 anni per motivi di precarietà del lavoro, perché state ancora studiando o perché non avete incontrato un partner di vita con cui formare una famiglia, sappiate che la scienza vi viene incontro con questo trattamento’. Questo è ben diverso dal consigliare alle donne di posporre la maternità e non è certo quello che la medicina sta facendo. Anche perché mi troverebbe assolutamente in disaccordo’.

 

– Esistono effetti collaterali legati alla procedura dell’egg freezing?

‘Gli effetti collaterali di una stimolazione ovarica oggi sono praticamente inesistenti. Tanti anni fa si poteva andare incontro ad una iperstimolazione ovarica che poteva dare effetti collaterali, in alcuni casi anche importanti. Ma oggi, con i protocolli di stimolazione a bassi dosaggi ormonali, questo rischio è azzerato. L’unico effetto collaterale che alcune pazienti possono sperimentare è un po’ di gonfiore addominale al termine dei 10 giorni di stimolazione. Sintomo però assolutamente reversibile a seguito del pick-up ovocitario: dopo la comparsa del primo ciclo mestruale, tutto torna come prima’.

 

– Crioconservazione e pazienti oncologiche: secondo uno studio pubblicato lo scorso anno su ‘JAMA Oncology’, sottoporsi a procedure di preservazione della fertilità al momento della diagnosi di tumore al seno non sembrerebbe associato ad alcun aumento del rischio di recidiva o di mortalità specifica per la malattia oncologica. È così?

‘Assolutamente sì: i dati che noi abbiamo dallo studio citato ma dalla letteratura scientifica in generale ci tranquillizzano: screening e follow up che sono stati fatti per più di 20 anni in un gruppo molto elevato di donne (oltre 20mila) che sono state seguite nel corso degli anni ci dicono che non c’è un aumento di rischio di tumore della mammella in donne sottoposte a stimolazione ovarica rispetto alle donne della popolazione generale mai sottoposte a trattamenti di Pma’.

 

– In Italia, intanto, sono ancora poche le ragazze che optano per il congelamento degli ovociti, eppure siamo il Paese europeo che conta più prime gravidanze dopo i 40 anni. Come mai?

‘Penso ci sia ancora molta disinformazione, nonostante questa tecnica sia ormai diffusissima in tanti altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti ma anche la vicina Spagna. In Italia se ne sta iniziando a parlare soprattutto ora, quindi le richieste da parte delle ragazze stanno effettivamente aumentando. L’egg freezing ancora non si conosce bene e per questo c’è ancora una sorta di timore e resistenza; eppure per fare scelte consapevoli è importantissimo informarsi. Ogni giorno visito donne che mi dicono: ‘Se lo avessi saputo prima, avrei optato per il congelamento degli ovociti’. E questo è un peccato, dovremmo essere donne informate sulla nostra salute e sulla prevenzione, soprattutto in un Paese come il nostro dove c’è una grande denatalità’.

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