Economia e Lavoro

Energia, da Cingolani scenari cupi: “Sarà un inverno di prudenza”. Gas, mancheranno 5 mld di metri cubi. Stoccaggi al 75% e i Comuni già corrono ai ripari

 

 

Ci aspetta un inverno certamente di prudenza, vista la situazione internazionale, e di sobrietà dei consumi che non guasta mai, ma comunque ben sostenibile rispetto a quello dei colleghi europei”. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intervistato al Tg1, interpellato in merito a quale inverno attenda l’Italia dopo la stretta sui consumi energetici varata dall’Ue. “La Russia continua nel suo ricatto all’Europa ma anche lei ha bisogno di vendere gas per finanziarsi, non potrà chiudere le forniture troppo repentinamente”. Ha aggiunto il ministro Cingolani. Parlando delle scorte di gas in vista dell’inverno, il ministro ha sottolineato: “L’Italia ha diversificato le sue forniture molto rapidamente. La dipendenza dal gas russo è scesa dal 40% di pochi mesi fa a circa 15% e nel 2024 saremmo totalmente indipendenti. Stiamo accelerando con gli stoccaggi, oggi sono arrivati al 75% e procedono verso il target del 90% pieni per fine ottobre”. “Sostanzialmente nulla perché la direttiva Ue sul risparmio gas ha stabilito che tutti i Paesi europei debbano risparmiare il 15% per essere meno dipendenti dalle importazioni dalla Russia però questo valore è stato negoziato per ciascuno stato membro, non può essere uguale per tutto”. Ha spiegato il ministro Cingolani interpellato in merito a cosa cambierà per i cittadini italiani con i tagli ai consumi di energia decisi in sede Ue per ridurre la dipendenza dal gas russo. “Per l’Italia la riduzione sarà di circa 5 miliardi di metri cubi all’anno – ha aggiunto – esattamente quella che il governo aveva previsto nel piano di diversificazione delle forniture. Noi rimpiazzeremo 30 miliardi di gas dalla Russia con 25 miliardi da altri Paesi. Questa riduzione di gas, 5 miliardi, sarà compensata da nuove rinnovabili e da misure di risparmio molto leggere, soprattutto di misura termica”. Intanto, però, viste le prospettive, alcuni Comuni hanno già deciso di spegnere qualche lampadina. Non siamo ancora ai livelli di Hannover, dove – si legge su Repubblica – da fine luglio l’acqua calda è sparita da tutti gli edifici pubblici, docce incluse, ma anche le città italiane si stanno cominciando ad attrezzare a modo loro per ridurre i consumi energetici. A fine luglio i Paesi hanno fissato il traguardo: un taglio al consumo di gas del 15% dal primo agosto al 31 marzo 2023. Per l’Italia l’obiettivo è più modesto, meno 7%, che tradotto significa 4 miliardi di metri cubi in meno sui 55 previsti. Tra i capoluoghi ad attivarsi con maggiore decisione su questo fronte c’è Torino, che ha scelto di ridurre già l’intensità dell’illuminazione pubblica, mantenendo invariati gli orari. In vista dell’autunno e del riavvio degli impianti di riscaldamento, l’assessorato all’ambiente ha chiesto poi ad Iren, il distributore della città, di ridurre di due gradi la temperatura degli uffici pubblici. Forti raccomandazioni – prosegue Repubblica – ma nessuna ordinanza a Milano da parte del sindaco Sala, che ha chiesto agli esercizi commerciali in città di tenere le porte chiuse, anche se provviste delle cosiddette «lame d’aria», i dispositivi che consentono di creare una sorta di barriera tra l’ambiente interno e quello esterno. A Firenze le indicazioni dell’Amministrazione si sono tradotte in una vera propria ordinanza. Dal primo agosto 2022 tenere la porta aperta nei negozi ed esercizi con aria condizionata è proibito: si rischia una multa da 25 a 500 euro. A Belluno luci spente dalle 2.30 alle 5 di mattina nei 6.800 lampioni della città.

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