Medicina

Esofagite eosinofila: una patologia rara, ma non troppo. Ecco come si manifesta

Nell’ambito del mese per la sensibilizzazione delle patologie eosinofile, il Gemelli organizza per il 20 maggio una giornata di informazione sull’esofagite eosinofila, patologia individuata appena una quarantina di anni fa. È una malattia ‘rara’ ma con un’incidenza in netto aumento (negli ultimi anni è passata da 1 caso su 10.000 a 1 su 10.000 in alcune nazioni europee), forse per una maggior diffusione delle conoscenze e dell’informazione che ha portato ad un sensibile aumento del numero delle diagnosi. Ecco perché il Gemelli ha deciso di scendere in campo al fianco dell’Associazione di famiglie contro l’esofagite e le patologie gastrointestinali eosinofile (ESEO Italia) con punti informativi all’interno del Policlinico e illuminando di magenta la facciata del Gemelli.

 

Maggio è il mese dedicato alla sensibilizzazione sulle patologie gastrointestinali eosinofile, un’attività promossa dall’Associazione di famiglie contro l’esofagite e le patologie gastrointestinali eosinofile (ESEO Italia), alla quale Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS  darà la sua adesione con attività informative presso il Centro Malattie Apparato Digerente (CEMAD, piano 3, ala A del Gemelli) e presso il servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli (piano 9, ala D del Gemelli) e illuminando la sua facciata di magenta, il colore–simbolo di queste patologie. Questo gruppo di patologie rare (esofagite, gastroenterite, colite eosinofile) sono trattate presso l’Ambulatorio delle Malattie Rare dell’Apparato Digerente del CEMAD, da un team multidisciplinare che comprende gastroenterologi (dottoressa Irene Spinelli, dottor Gianluca Ianiro), allergologi (dottoressa Arianna Aruanno), psicologi, dietologi, patologi. “Sebbene considerate patologie rare – spiega il professor Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore della UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS– la loro incidenza è in netto aumento negli ultimi anni, sia perché la sensibilizzazione fatta intorno a queste patologie ha portato ad un aumento di diagnosi, sia per un reale aumento dei casi, forse indotto dallo stile di vita all’occidentale e dall’inquinamento, come per tutte le patologie allergiche”. Nel caso dell’esofagite eosinofila, individuata per la prima volta negli anni ’90, la parete dell’esofago viene infiltrata da particolari cellule del sistema immunitario, gli eosinofili, che lo vanno a infiammare e poi a danneggiare. “È il motivo per cui – spiega il professor Gasbarrini –  molto spesso queste persone arrivano in pronto soccorso per un boccone di carne ‘incastrato’ nell’esofago a causa di un problema di transito del bolo di cibo all’interno dell’esofago, in direzione dello stomaco”. Per la diagnosi è necessario effettuare un’esofago-gastroscopia con biopsia della parete esofagea, che rivelerà un accumulo di eosinofili. “I sintomi principali di questa malattia – spiega il professor Gasbarrini – sono dunque la disfagia (difficoltà a deglutire), il bloccarsi del cibo all’interno dell’esofago, un dolore al centro del torace e rigurgiti di cibo”.  I sintomi compaiono in genere nei giovani adulti e nei bambini, che possono presentare, oltre ai sintomi già ricordati, anche difficoltà ad alimentarsi fino alla malnutrizione e ai disturbi di accrescimento, vomito e dolori addominali. 

“Questa patologia è dovuta ad una serie di concause, genetiche, immunitarie e ambientali. Tende a ricorrere all’interno delle famiglie ed è più frequente nei soggetti che soffrono di allergie o asma.

Il trattamento – prosegue il professor Gasbarrini – può avvalersi di un approccio dietetico, sia nel caso di pazienti con una storia nota di allergia agli alimenti con l’esclusione di quegli alimenti; ma anche nei pazienti senza allergie alimentari specifiche, si possono prescrivere diete di esclusione alimento-specifiche o la cosiddetta dieta di eliminazione dei sei alimenti (SFED), cioè latte di mucca, cereali, frutta a guscio, uova, soia, prodotti ittici. A livello farmacologico il trattamento prevede la somministrazione di inibitori di pompa protonica (PPI) e/o di steroidi per via locale (budesonide orodispersibile ad assorbimento esofageo); sono in fase di studio anche delle terapie biologiche”.

 

Quella che vivono quotidianamente le persone affette da malattie gastrointestinali eosinofile” – afferma Roberta Giodice, presidente dell’Associazione ESEO Italia – “ è una vera e propria odissea alla ricerca di cure, ricerca e sostegno che faticano ad arrivare da parte delle Istituzioni. Per questo, insieme alle Associazioni di pazienti di Spagna, Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia ed USA abbiamo istituito la World Eosinophilic Deseases Day il 18 Maggio e l’European Desease Day il 22 Maggio. Con queste iniziative vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica verso una malattia che colpisce tantissime persone, fin dall’età infantile, chiedendo alle Istituzioni di mettere in atto azioni concrete di tutela e miglioramento della qualità della vita dei malati.

Promuovere una corretta educazione sanitaria attraverso attività e progetti mirati a ridurre il ritardo diagnostico per i pazienti con patologie gastrointestinali eosinofile; orientarli nei percorsi di cura; creare network con interlocutori nazionali ed internazionali, la salvaguardia dei diritti. È questa la mission che l’associazione ESEO Italia porta avanti attraverso la campagna di sensibilizzazione per le patologie eosinofile, giunta alla terza edizione, che nel mese di maggio, in occasione della Giornata mondiale delle patologie eosinofile e della giornata europea dedicata all’esofagite eosinofila, promuove iniziative in tutta Italia.

Giornate dedicate, Open Day, Consulenze gratuite, Formazione, Meeting e Conferenze istituzionali sono le attività principali di questa edizione insieme all’illuminazione di 25 monumenti o piazze in 16 regioni italiane in concomitanza con famosi monumenti illuminati nelle altre nazioni organizzatrici. Siamo grati al Policlinico Gemelli di aver aderito alla campagna attraverso una giornata dedicata ma soprattutto per essere stato il primo ospedale in Italia ad illuminarsi di magenta precursore di un’attività di sensibilizzazione già consolidata negli Stati Uniti e che nel tempo ha favorito una grande attenzione e coinvolgimento dei principali Centri di riferimento”.

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