Economia e Lavoro

Fiducia in calo per consumatori e imprese. Le reazioni delle parti sociali

 

di Chiara  Napoleoni

Ancora un passo indietro per la fiducia dei consumatori e delle imprese, passo che riflette l’attuale andamento economico. Secondo l’Istat a ottobre c’è una diminuzione sia del clima di fiducia dei consumatori (l’indice passa da 105,4 a 101,6) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che cala da 104,9 a 103,9 con un diffuso peggioramento delle opinioni dei consumatori sia sulla situazione personale sia su quella economica generale. Coerentemente, i quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti continuano ad avere un andamento negativo: il clima economico e il clima futuro registrano le flessioni più consistenti (il primo passa da 115,2 a 110,5 e il secondo da 113,2 a 107,7); il clima corrente cala da 100,2 a 97,4 e il clima personale scende da 102,2 a 98,6. Con riferimento alle imprese, nella manifattura e nei servizi si stima una riduzione, seppur con intensità diverse, dell’indice di fiducia. Nelle costruzioni, in controtendenza, la fiducia è in miglioramento. Più in dettaglio, l’indice di fiducia scende nella manifattura da 96,4 a 96,0; nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio il calo è più deciso con l’indice che passa, rispettivamente, da 100,5 a 98,1 e da 107,1 a 106. Nelle costruzioni, invece, l’indicatore sale (da 160,9 a 163,8).

 

 

 

Confcommercio: “Difficoltà economia reale acuite da tensioni internazionali”

Commentando i dati Istat sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, l’Ufficio Studi Confcommercio ha sottolineato che “il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese registrato ad ottobre è la sintesi delle difficoltà che persistono sul versante dell’economia reale, enfatizzate dalle gravi tensioni provenienti dallo scenario geopolitico“. “Le famiglie, che già da alcuni mesi hanno cominciato ad essere selettive nelle proprie decisioni d’acquisto – prosegue la nota – manifestano un deterioramento nel proprio clima personale con attese di un peggioramento nei prossimi mesi“. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “la debolezza del quadro economico interno ed estero si è inevitabilmente tradotta, con poche eccezioni, in un peggioramento del clima di fiducia delle imprese. In questo contesto, gli imprenditori del commercio tradizionale appaiono tra coloro che sembrano guardare con particolare preoccupazione al futuro, in linea con un peggioramento delle vendite e con aspettative negative”. “Nel complesso – conclude l’Ufficio Studi – la forte riduzione congiunturale (-3,6%) della fiducia dei consumatori non appare statisticamente eccezionale, come è stata invece quella di marzo 2022 (-10,3%), dopo l’invasione dell’Ucraina. Tuttavia, in ottica di lungo periodo, sebbene il legame tra consumi ed eventi esterni non sia diretto e immediato, appare crescente la sensibilità dei consumatori a shock esogeni di elevata intensità”.

 

Fiducia imprese e consumatori, Confesercenti: “Caro vita continua a pesare sui consumi”

 

ll caro vita continua ad incidere negativamente sui bilanci delle famiglie e sulle imprese: anche le aspettative di buon andamento della domanda turistica straniera, relative al prossimo ponte di inizio novembre, vengono immediatamente raggelate dalle rilevazioni Istat sulla ulteriore battuta di arresto della fiducia di consumatori ed imprese ad ottobre.

Così Confesercenti in una nota.

Il dato odierno sul clima di fiducia ci presenta una virata in territorio fortemente negativo e, purtroppo, non poteva andare diversamente osservando anche la situazione internazionale, con l’aggravarsi del conflitto mediorientale e la prosecuzione della guerra russo-ucraina e le relative conseguenze sullo scacchiere delle fonti energetiche, insieme al perdurare di un livello ancora elevato del tasso di inflazione, come sottolineato dalla stessa Bce. Le famiglie, se possibile, continuano ad attingere ai risparmi per cercare di far quadrare i bilanci anche se sono in aumento – come sottolineato recentemente dallo stesso Istituto di statistica – quelle sotto la soglia di povertà e che manifestano forti difficoltà a mantenere livelli di consumo adeguati. Un quadro in deciso peggioramento dunque e che, inevitabilmente, si ripercuote negativamente sulle imprese con un orizzonte di incertezza molto elevato: se nella media l’indice di fiducia diminuisce di 1 punto, per il piccolo commercio al dettaglio si registra ancora un nuovo pesante tonfo di quasi 4 punti, a testimonianza della delicata situazione per gli esercizi di vicinato, con vendite in volume in campo negativo, un elevato numero di chiusure ed un maggiore numero di imprese che non aprono più proprio perché le prospettive sono peggiorate:  nel 2023 sono nate solo 20mila nuove attività commerciali, mai così male negli ultimi dieci anni. E le indiscrezioni di questi ultimi giorni sulla legge di bilancio certo non aiutano a rendere l’orizzonte più chiaro, con misure che se cercano da un lato di offrire un po’ di respiro alle famiglie, dall’altro rischiano di rappresentare un ulteriore elemento di preoccupazione per le imprese: il riferimento è all’obbligo di assicurazione contro le calamità naturali che, se dovesse essere confermato, potrebbe gravare in modo significativo sui bilanci delle imprese, anche se iniziative in tal senso concordate ponderatamente con le organizzazioni delle imprese andrebbero comunque valutate.

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