Esteri

Fukushima: a maggio 2023 inizieranno gli sversamenti delle acque contaminate nell’Oceano Pacifico

di Gino Piacentini

A circa 13 anni dal disastro nucleare dell’11 marzo 2011 a Fukushima, il governo giapponese ha confermato che il rilascio dell’acqua contaminata – utilizzata ogni giorno per raffreddare il combustibile fuso – verrà sversata nell’oceano pacifico a partire della primavera- estate 2023. L’esigenza nasce dopo l’annuncio di TEPCO, la società che gestisce la centrale, che il grande accumulo di acqua contaminata che il sito ha dovuto portare avanti per continuare a raffreddare il combustibile fuso dopo lo Tsunami, ha portato i serbatoi di stoccaggio ad esaurimento spazi, e che a partire dalla primavera 2023 non sarà più possibile proseguire lo stoccaggio per ragioni di capienza. In 11 anni la Tepco ha accumulato nei propri serbatoi di stoccaggio circa 1,3 milioni di tonnellate di acque per raffreddare i reattori fusi. Le acque sono un misto di falda, mare e acqua piovana, un quantitativo che dovrà essere “smaltito” ciclicamente nell’arco di decenni nell’oceano pacifico.

Tutto questo ha generato le proteste delle grandi associazioni ambientaliste del pianeta, che non contestano l’impegno della comunità scientifica e la trasparenza del governo giapponese, ma vorrebbero comunque una soluzione diversa dallo sversamento in mare. Proteste decisamente più accese quelle che arrivano dai singoli stati nazionali confinanti sull’oceano pacifico, tra i quali Cina, Corea del Sud e Australia, i quali si dicono molto preoccupati dalle ripercussioni che nel tempo lo sversamento potrebbe generare sulla flora e fauna marina di tutti i paesi appartenenti all’area pacifica.

Il processo di decontaminazione

Dal canto loro le autorità provano a rassicurare a livello internazionale che l’acqua contaminata verrà più volte trattata prima dello sversamento. L’Alps è l’unità appositamente progettata per aiutare la centrale di Fukushima nel processo di smaltimento delle acque, e che si occupa di analizzare ogni anno in laboratorio 90.000 campioni di acqua trattata in vista della diluizione in mare. I trattamenti di decontaminazione sono in grado – assicurano – di rimuove quasi tutte le sostanze radioattive, tranne una piccola quantità di trizio, che tuttavia è inseparabile dall’acqua. Terminati i trattamenti l’acqua verrà scaricata in mare attraverso un tunnel, lungo un chilometro e costruito a 16 metri di profondità, che sarà completato la prossima primavera in occasione dell’inizio dello sversamento. Poco prima di raggiungere il Pacifico, l’acqua verrà diluita un’ultima volta in grandi vasche d’acqua marina. Per scoprire gli effetti sulla flora e sulla fauna marina, la centrale nucleare sta allevando pesci in vasche separate.

Le preoccupazioni dei pescatori

Fukushima prima del disastro del 2011 era una terra ricca di pescatori e la pesca più in generale rappresentava una delle principali fonti di sostentamento della zona. Per tornare progressivamente ad una situazione accettabile, i pescatori hanno dovuto attendere anni, e solo recentemente – tra le mille diffidenze dei consumatori – la situazione sta lentamente riprendendo. La notizia dello sversamento in mare delle acque contaminate ha riacceso le proteste dei pescatori della zona preoccupati per la reputazione dei loro prodotti.  Nel porto di Onahama, a 60 chilometri dalla centrale, secondo il presidente dell’associazione di categoria, oggi nella zona si pescano 5.000 tonnellate di pesce all’anno mentre prima del 2011 erano 25.000. Oggi ogni attività legata alla pesca è monitorata. Infatti dopo la cattura giornaliera, un pesce di ogni specie viene analizzato nel laboratorio del porto. In un anno, solo una volta un pesce ha superato la soglia limite, che a Fukushima è fissata rigorosamente a 50 becquerel mentre lo standard internazionale consente una tolleranza fino 1.000 becquerel. Il monitoraggio continuerà anche dopo lo scarico delle acque trattate. “Come pescatore a Fukushima, sono contrario al rilascio di materiali radioattivi nel nostro luogo di lavoro – dice Tetsu Presidente, Federazione delle associazioni cooperative della pesca della Prefettura di Fukushima-. Quello che ci preoccupa è la reputazione negativa che quest’attività genera. Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto diverse spiegazioni dal governo. Quello che ci dicono non è falso, quindi apprezziamo i loro sforzi. Dando per buono che non ci siano falsità nelle loro spiegazioni scientifiche, ci sforzeremo di continuare a pescare, favorendo al contempo una migliore comprensione da parte dei consumatori. Così facendo, credo che potremo limitare la maggior parte dei danni alla nostra reputazione”.

Related posts

Il muro russo-cinese contro Washington. Piena sintonia tra Xi e Putin

Redazione Ore 12

Isis, Di Maio: “Coalizione istituisca Gruppo di Lavoro per l’ Africa”

Redazione Ore 12

La stretta di Putin, mandato d’arresto per un collaboratore di Navalny

Redazione Ore 12