Politica

Giudici costituzionali, ancora un nulla di fatto. Opposizioni sull’’Aventino’

 

Ottava fumata nera in 11 mesi da parte del Parlamento riunito in seduta comune per l’elezione di un giudice costituzionale. La maggioranza puntava su Francesco Saverio Marini ma, senza accordo con l’opposizione, non era certa di ottenere i tre quinti dei voti degli aventi diritto. Quindi ha optato ancora per la scheda bianca. Il centrosinistra – dal Pd a +Europa, passando per M5s, Iv e Azione – non ha partecipato al voto. Scambio di accuse tra i due fronti. La maggioranza accusa le opposizioni di fare ‘propaganda’. ‘Fin qui si sono rifiutati di dialogare su una delle massime garanzie costituzionali. Sono loro a fare l’Aventino. Li abbiamo fermati, ora speriamo nel dialogo’, replica la segretaria del Pd Schlein. A dicembre scadranno i mandati di altri tre giudici costituzionali di nomina parlamentare: il presidente Barbera e i vicepresidenti Modugno e Prosperetti.   La Costituzione disciplina la Consulta all’articolo 135. I giudici che ne fanno parte sono in tutto 15 e sono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative. Chi ne fa parte? I giudici della Corte costituzionale sono scelti “tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio”. La durata del loro incarico è di 9 anni e non è possibile un mandato successivo. La Corte stessa elegge tra i suoi componenti il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, nel rispetto dei 9 anni della durata dell’ufficio di giudice. Infine, le incompatibilità: “Il ruolo di giudice della Corte costituzionale è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e “con ogni carica ed ufficio indicati dalla legge”.Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è l’uomo che ha disegnato la riforma sul premierato targata Meloni, e sul punto non c’è poco altro da dire.

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