Cronaca

Il mare italiano soffocato dalle reti da pesca abbandonate o perse. La denuncia di Marevivo

“Il mare produce il 50% dell’ossigeno e trattiene il 30% di anidride carbonica. È un patrimonio da tutelare e conservare per le generazioni future. Il cambiamento passa sicuramente per politiche più lungimiranti, rispettose e consapevoli del valore del mare per la vita dell’uomo”. Sono parole di Massimiliano Falleri, responsabile Divisione Sub di Marevivo, organizzazione che dal 1985 lavora in prima linea per la tutela del mare e dell’ambiente, contro l’inquinamento e la pesca illegale.

L’11 aprile è la Giornata Nazionale del Mare, per ricordare quanto sia importante conoscere e rispettare questa immensa risorsa, risorsa che però va valorizzata e protetta. Troppa sporcizia viene raccolta dai fondali marini, una quantità enorme di reti da pesca, ad esempio si accumula ricoprendone enormi aree, soffocandone la flora e uccidendone la fauna.

E’ calcolato che circa il 46% dell’isola di plastica del Pacifico è composto da reti da pesca, più delle bottiglie di plastica o delle cannucce di cui invece, tanto si parla. Nel Mediterraneo viene abbandonata una quantità di attrezzi da pesca pari all’89% circa dei rifiuti. La barriera corallina potrebbe scomparire nel 2100, non solo per i cambiamenti climatici, ma anche perché soffocata da un substrato di materiale che uccide il fondale marino.

“Quando rimosso, il corallifero si riprende il suo spazio e nel giro di un anno, rifiorisce“, spiega Falleri.  Politiche lungimiranti possono fare molto e Marevivo lavora molto a livello istituzionale, promuovendo l’approvazione di leggi che tutelino e regolino ad esempio la pesca, ma molto può essere anche fatto a livello individuale, per una corretta gestione del mare e delle sue risorse.

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