India e Pakistan, rivali di lunga data, sono anche potenze nucleari che hanno improvvisamente intensificato i bombardamenti aerei reciproci la scorsa settimana, poi rapidamente il conflitto si è placato.
Secondo Islamabad e Washington, gli Stati Uniti sono intervenuti, proprio come già avvenne 1999, 2001 e 2019, probabilmente perché hanno ricevuto il segnale che il Pakistan avrebbe potuto prendere di mira la rotta nucleare indiana, avendo ottenuto informazioni su un possibile bombardamento missilistico indiano su una struttura militare ritenuta vicina al centro di comando nucleare di Islamabad.
Anche se il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance aveva inizialmente riferito Fox News che quel conflitto “non era affar nostro”, era in contatto con Nuova Delhi e Islamabad per cercare di convincere le due parti alla de-escalation, anche se ufficialmente l’India minimizza il coinvolgimento degli Stati Uniti.
Tuttavia questa improvvisa quanto fragile tregua non basta a tranquillizzare dopo che i due Paesi hanno alzato il livello del conflitto sul campo di battaglia, nonostante i rispettivi deterrenti nucleari. L’India per la prima volta dal 1971 ha colpito in profondità il territorio pakistano con il rischio che Nuova Delhi pensi di dover alzare ulteriormente la posta in gioco, nel caso il conflitto si riacceda
La realtà è che lo scontro fra i due Paesi assume un aspetto sempre più globale poiché il Pakistan dispone di caccia statunitensi, ma questa volta si è principalmente affidato a quelli cinesi, mentre l’India ha messo in campo quelli francesi e russi. Entrambe le parti hanno inoltre schierato centinaia di droni, provenienti principalmente da Turchia e Israele.
La tecnologia sta giocando un ruolo più importante che mai nel conflitto vanificando la presunta superiorità dell’India per le dimensioni delle sue forze terrestri. Se i due contendenti dovessero intensificare i conflitti tra i loro aerei da combattimento e i loro droni dovrebbero necessariamente investire in nuove tecnologie e l’India, che ha un’economia 11 volte più grande di quella del Pakistan, godrebbe di un vantaggio schiacciante a lungo termine.
In ogni caso è evidente che le radici anche storiche di questa guerra non sono state risolte. Se effettivamente elementi pakistani hanno sponsorizzato il terrorismo transfrontaliero che Islamabad nega per l’attacco terroristico di aprile nel Kashmir, il Pakistan non intende certo indebolire il suo onnipotente esercito anche per combattere quelle pericolose milizie indipendentiste di ispirazione jìadista.
Sul piano della informazione i rispettivi media hanno incitato i governi ad agire e ora ciascuno delle due parti ostenta la propria versione della vittoria, anche grazie ad un rigoroso controllo su Internet al servizio della propria narrativa interna, strategia ormai utilizzata sempre più spesso nei conflitti di tutto il mondo.
Un mondo che è alle prese con gravi crisi in Europa, Africa e Medio Oriente, mentre il dialogo multilaterale sempre è più debole che mai da almeno una generazione, quindi era solo questione di tempo prima che un altro punto critico emergesse e mettesse alla prova il sistema globale.
Il caso indopakistano, con tutta la sua pericolosità anche nucleare, è solo l’ultimo nel tempo, ma dimostra il senso globale dei conflitti in un mondo dove le tradizionali coordinate geopolitiche fra gradi e medie potenze vanno sbriciolandosi nell’incertezza di una multipolarità di fatto conflittuale.
GiElle