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La fanciulla nata con Roma. La mostra al Museo Nazionale Romano: una storia tutta al femminile

di Sara Valerio

Al Museo Nazionale Romanodelle Terme di Diocleziano, per tutta l’estate, sarà possibile ammirare “La fanciulla nata con Roma” la mostra che per la prima volta svela al pubblico i segreti della tomba 359 di Castel di Decima, abitato proto – romano a sud di Roma.

Nei depositi del Museo sono conservati, dagli anni ’90, i ricchi corredi funerari provenienti dalle grandi necropoli di Castel di Decima e della Laurentina, che risalgono all’VIII e al VII sec. a.C.

Un partenariato tra il Museo, l’Istituto Centrale per il Restauro e la Fondazione Paola Droghetti onlus ha permesso di recuperare uno dei corredi più importanti: quello della tomba 359, scoperta nel 1991, prelevata in un grande pane di terra e rinchiusa nel deposito, dentro una cassa di legno, fino al 2021.

A scavare e restaurare la tomba è stata una giovane ricercatrice, vincitrice di una borsa di studio, il cui lavoro ha permesso di mettere in luce la sepoltura di una giovane donna morta ad un’età compresa tra 18 e 24 anni, intorno al 730 a.C., epoca che coincide con il momento della fondazione di Roma, secondo la data tradizionale trasmessa delle fonti antiche.

La donna è stata seppellita con un vestito coperto di gioielli: una collana di pendenti di bronzo a forma di animali e di figure umane, una serie di grandi anelli fissati al vestito con delle fibule di bronzo e d’ambra, degli ornamenti in argento per i capelli, ecc. Era accompagnata da un servizio da banchetto con coltelli per il sacrificio, spiedi per la cottura della carne, vasi di bronzo e di ceramica per il consumo del vino. Accanto alle produzioni di Roma e del Latium Vetus, si riconoscono degli oggetti etruschi della zona di Tarquinia e dei vasi di ispirazione greca e orientale di origine campana. L’ambra proviene dal mar Baltico. Questo contesto eccezionale contribuisce a ricostruire le prime reti di scambi sviluppate da Roma già al momento della fondazione della città.

L’intera sepoltura fu asportata in blocco dallo scavo, esigenza dettata dalla presenza di numerosi oggetti del corredo ma anche dalla particolarità della sepoltura, avvenuta all’interno di un tronco d’albero. Il delicato lavoro di microscavo e restauro ha permesso di non danneggiare i reperti, caratterizzati da avanzati fenomeni di degrado e di preservare anche i resti umani della defunta ritenuti fino ad oggi dissolti nel terreno. Il corredo si è rivelato composto da un numero nettamente superiore di reperti rispetto a quelli identificati negli anni ’90.

La mostra è parte di un progetto che prevede, all’interno del Museo Nazionale Romano, l’allestimento dei materiali che testimoniano i primi secoli della storia di Roma, una parte sarà dedicata all’VIII-VII sec. a.C. e quindi alle necropoli di Castel di Decima e della Laurentina.

LA NECROPOLI DI CASTEL DI DECIMA.

L’area archeologica da cui proviene la tomba 359, comprende un centro abitato e una necropoli nel comune di Roma, nel territorio del Municipio Roma IX, in zona Castel di Decima. Scoperta alla fine degli anni Sessanta in occasione dei lavori di adeguamento della via Pontina, è stata scavata sistematicamente tra il 1971 e il 1978. Gli scavi hanno scoperto un centro abitato e una necropoli.

L’ABITATO

L’abitato si trovava su un modesto rilievo noto come Monte Cicoriaro, in posizione dominante rispetto ad una piccola zona pianeggiante posta alle sue pendici, attraversata dal fosso di Malafede, e per questo motivo indicata come l’Acropoli.

Di ridotte dimensioni (circa 11 ettari), era difeso da una fortificazione, datata all’VIII secolo a.C., e da una cinta muraria, realizzata in opera quadrata di cappellaccio, riferibile al VI secolo a.C. Numerosi frammenti di resti in ceramica sono stati dati al VI secolo a.C., come allo stesso periodo sono stati datati i resti di un’abitazione.

LA NECROPOLI

La necropoli, indagata sistematicamente tra il 1971 e il 1975, si trova a poco meno di un chilometro a sud del Castello di Decima. Successivi scavi condotti tra il 1977 e il 1990, hanno fatto presumere una notevole estensione anche al di là della Pontina, nei terreni della Tenuta presidenziale di Castelporziano.

Gli scavi hanno portato alla luce tra 300 e 400 sepolcri, sparsi o accostati a gruppi, riferibili a un periodo compreso tra l’VIII e il VII secolo a.C., del tipo a fossa scavate nel terreno. Il rito seguito era quello della inumazione; solo in due casi il defunto è stato cremato.

Le tombe appartengono solo a adulti, uomini e donne, facilmente identificabili per gli arredi funebri presenti; oggetti di uso quotidiano sono generalmente presenti nelle tombe femminili, e le armi (in genere lance, ma anche spade) in quelli maschili. Si tratta comunque di persone di elevato rango sociale.

Di particolare interesse, oltre la tomba 359, è la cosiddetta Tomba col carro 21, che per la ricchezza del corredo funerario (scudi che coprivano il corpo, due spade, piastra pettorale), viene attribuita a un giovane guerriero, e accostata alle cosiddette tombe principesche dell’Etruria meridionale. Sul corpo dell’uomo era adagiato uno Skyphos d’argento, unico del genere trovato a Decima.

Per maggiori informazioni sulla mostra: La fanciulla nata con Roma. Il restauro della tomba 359 di Castel di Decima – Museo Nazionale Romano

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