di Viola Scipioni
«In Europa siamo ormai alla censura, alla puzza di regime», commenta così su Facebook il Vicepremier Matteo Salvini l’arresto del fondatore di Telegram, Pavel Durov, avvenuto in Francia sabato 24 agosto. «Viva la libertà di pensiero e di parola. Chi sarà il prossimo ad essere imbavagliato? Il grande (e scomodo) Elon Musk?» ha proseguito il leader della Lega, facendo leva su un discorso che piace molto ai suoi elettori, ovvero la libertà delle cose possibili resa impossibile. Durov è stato arrestato a Parigi dopo essere stato sottoposto a un’indagine preliminare con oggetto la piattaforma di messaggistica da lui creata, ovvero Telegram. L’assenza di moderazione e la diffusione di contenuti all’origine di alcune attività criminali avrebbero portato gli inquirenti ad effettuare un fermo, soprattutto considerando che la libera creazione di gruppi di discussione può mettere a repentaglio la vita dei cittadini con pratiche illegali come l’organizzazione di attività terroristiche. Nonostante ciò, questa modalità libertaria dell’applicazione è comunque utile a molti cittadini della Russia, paese natio di Durov, i quali, grazie alla piattaforma, riescono ad accedere a fonti dirette o a informazioni non sottoposte alla censura o ai filtri del Cremlino su quanto sta realmente accadendo nel conflitto con l’Ucraina.
Il capogruppo di Italia viva al Senato, Enrico Borghi, ha commentato come sia necessaria «una regolamentazione su scala europea delle piattaforme digitali e un dibattito in merito al confine tra responsabilità singola e l’attività dello strumento della piattaforma». Per Borghi, questa vicenda «conferma come i temi delle piattaforme digitali e del nuovo meccanismo di comunicazione sono un pezzo della guerra ibrida, l’esempio di come, a determinate condizioni, le informazioni possono essere utilizzate come un’arma».
Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (Forza Italia), invece, attacca l’alleato di governo affermando come vadano «distinti i piani: un conto è quello della tutela della libertà di espressione nei limiti del confronto civile senza che diventi strumento o megafono di propaganda dei peggiori estremisti, un altro quello di un’eventuale complicità di Durov nella commissione di reati gravi o addirittura gravissimi secondo quanto trapelato finora dalle autorità francesi».
Ma il fatto più ironico avvenuto a riguardo sono state le parole di Elon Musk che, come a riprendere quanto dichiarato da Matteo Salvini, ha scritto su X, il suo di social: «il prossimo sarò io, questi sono tempi pericolosi», come se a bastare possano essere banali giustificazioni sulla rete.
