Economia e Lavoro

Lavoro: Istat, tasso disoccupazione cala al 7,6% nel 2023

Il tasso di disoccupazione segnerà un miglioramento nel 2023 attestandosi al 7,6%, per poi scendere al 7,5% nel 2024. Lo rileva l’Istat nelle Prospettive per l’economia italiana nel 2023-2024 rivedendo al ribasso le stime diffuse a giugno che indicavano un tasso di disoccupazione al 7,9% quest’anno e al 7,7% l’anno successivo.

 

Svimez: Pil +0,7% in 2023, Centro-Nord cresce doppio del Sud

Il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2023, con un divario tra Nord e Sud del Paese. Lo rileva il rapporto Svimez che stima una crescita dello 0,4% nel Mezzogiorno e dello 0,8% nel Centro-Nord sottolineando che la riapertura del gap Nord-Sud è imputabile al calo dei consumi delle famiglie (-0,5%), che non dovrebbe osservarsi nel Centro-Nord (+0,4%). Dinamica sfavorevole causata da una contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali (-2%), doppia rispetto al Centro-Nord come nel 2022. Gli investimenti dovrebbero essere interessati da una dinamica positiva, ma in forte decelerazione rispetto al 2022: +5% dal +9,8 dell’anno precedente nel Mezzogiorno, +3,3% dopo il +9,1 del 2022 nel Centro-Nord. La componente in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto è stimata in crescita a tassi sostanzialmente allineati nelle due ripartizioni (+5,1% nel Mezzogiorno e +4,9 nel Centro-Nord).

 

Svimez: doppio al Sud impatto inflazione su redditi famiglie

L’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce piu’ deboli della popolazione. Sono state colpite con maggiore intensità le famiglie a basso reddito, prevalentemente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno. Nel 2022 l’inflazione ha eroso 2,9 punti del reddito disponibile delle famiglie meridionali, oltre il doppio del dato relativo al Centro-Nord (-1,2 punti). Lo rileva il rapporto Svimez. Rispetto alle altre economie europee, in Italia la dinamica inflattiva si è ripercossa in maniera significativa sui salari reali italiani, che tra il II trimestre 2021 e il II trimestre 2023 hanno subìto una contrazione molto più pronunciata della media Ue a 27 (-10,4% contro -5,9%), e ancora più intensa nel Mezzogiorno (-10,7%) per effetto della piu’ sostenuta dinamica dei prezzi. Questa dinamica si colloca in una tendenza di medio periodo delle retribuzioni lorde reali per addetto, anch’essa particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno: -12% le retribuzioni reali rispetto al 2008 (-3% nel Centro-Nord).

 

 

Svimez: Pnrr cruciale per crescita, ritardi avvio lavori Sud

La crescita nel biennio 2024-2025 è vincolata all’attuazione del Pnrr. Lo rileva il rapporto Svimez sottolineando che sulla dinamica territoriale del Pil 2024-2025 incidono gli effetti espansivi degli interventi finanziati dal Pnrr, per la concentrazione nel biennio del massimo sforzo di realizzazione infrastrutturale. Il rapporto stima in 2,2 punti percentuali l’impatto cumulato sul Pil nazionale nel biennio nell’ipotesi di completo e tempestivo utilizzo delle risorse disponibili: +2,5 nel Mezzogiorno e +2% nel Centro-Nord. Secondo le stime della Svimez, il Pnrr eviterà la recessione al Sud in entrambi gli anni di previsione: -0,6% e -0,7% il Pil del Mezzogiorno nel 2024 e nel 2025 ”senza Pnrr”. Anche il Centro-Nord beneficia dello stimolo, grazie al quale l’area evita una sostanziale stagnazione nel biennio: -0,2% e crescita piatta nel Centro-Nord Mezzogiorno nel 2024 e nel 2025 nello scenario “senza Pnrr”. Il contributo del Pnrr alla crescita del prossimo biennio dipenderà comunque dalla sua pronta ed efficace attuazione. Sulla base dei dati dei progetti complessivi del sistema Regis (il sistema unico di rendicontazione del Pnrr), la Svimez ha monitorato lo stato di attuazione degli interventi che vedono i Comuni come soggetti attuatori. Il valore complessivo dei progetti presenti in Regis ammonta a 32 miliardi di euro, per il 45% allocati ai Comuni del Mezzogiorno. Per circa la metà dei progetti risultano avviate le procedure di affidamento; la quota di progetti messi a bando, tuttavia, si ferma al 31% al Mezzogiorno rispetto al 60% del Centro-Nord. Anche la capacità di procedere all’aggiudicazione presenta significative differenze territoriali: 67% al Mezzogiorno, 91% al Centro-Nord. Gli esiti del monitoraggio della Svimez confermano le criticità già evidenziata dall’Associazione in ordine ai limiti di capacità amministrative delle amministrazioni locali meridionali e all’urgenza di rafforzarne gli organici e competenze.

 

Svimez: al Sud cresce occupazione ma anche precarietà

La ripresa dell’occupazione al Sud si accompagna a una crescita della precarietà. È quanto emerge dal rapporto Svimez. Rispetto al pre-pandemia la ripresa dell’occupazione si è mostrata più accentuata nelle regioni meridionali: +188 mila nel Mezzogiorno (+3,1%), +219 mila nel Centro-Nord (+1,3%). Tuttavia, secondo la Svimez, nella ripresa post-Covid dopo il ’rimbalzo’ occupazionale è tornata a inasprirsi la precarietà. Dalla seconda metà del 2021, è cresciuta l’occupazione piu’ stabile, ma la vulnerabilità nel mercato del lavoro meridionale resta su livelli patologici. Quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) nel Mezzogiorno hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord. Il 23% dei lavoratori a temine al Sud lo è da almeno cinque anni (l’8,4% nel Centro-Nord). Tra il 2020 e il 2022 è calata la quota involontaria sul totale dei contratti part time in tutto il Paese, ma il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord resta ancora molto pronunciato: il 75,1% dei rapporti di lavoro part time al Sud sono involontari contro il 49,4% del resto del Paese. Dal rapporto emerge quindi che l’incremento dell’occupazione “non è in grado di alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari”. Nonostante la crescita dell’occupazione, nel 2022 la povertà assoluta è aumentata in tutto il Paese. La povertà ha raggiunto livelli inediti. Nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: +250.000 in più rispetto al 2020 (-170.000 al Centro-Nord). La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro, se precario e mal retribuito, non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale. Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022 (dal 7,6 al 9,3%). Un incremento si osserva tra le famiglie di operai e assimilati: +3,3 punti percentuali. Questi incrementi sono addirittura superiori a quello osservato per il totale delle famiglie in condizioni di povertà assoluta.

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