Cronaca

L’Italia piange le vittime sul lavoro. Da nord a sud in 24 ore un bollettino di guerra

 

di Wladymiro Wysocki (*)

Una volta la nostra cara Raffaella Carrà nazionale cantava, come “come è bello far l’amore da Trieste in giù”, oggi siamo tristemente costretti a dire che da nord a sud si muore di lavoro.

Nel nostro bel Paese in poco più di ventiquattro ore registriamo quattro vite spezzate e due feriti gravi, un bollettino che solo la guerra può superare, una guerra fatta di armi, bombe, aerei, carri armati e quanto tristemente oggi la cronaca ci trasmette in televisione con tanta spietata naturalezza.

Nel nostro Paese non c’è la guerra delle armi fortunatamente, ma quotidianamente ogni lavoratore va in una guerra a lui sconosciuta, il lavoro.

Un lavoro fatto di sacrifici e fatica per guadagnare uno stipendio che possa mandare avanti la propria famiglia, che possa garantire lo studio ai propri figli, riuscire a pagare una casa, semplicemente mangiare.

Una vita di normalità quotidiana che tutti facciamo, ma quando questa consuetudine viene turbata da tragedie che possono coinvolgere tutti, allora si rimane interdetti e scossi.

Ventiquattro ore di sangue nel lavoro su tutto il Paese, quello stesso lavoro che la nostra Costituzione Italiana riconosce come fondamento della nostra Repubblica.

A Modena, un operaio di 44 anni perde la vita con un volo di circa cinque metri cadendo dal tetto del capannone dello stabile presso il quale stava effettuando lavori di riqualificazione.

Scurelle, Trento, Natalino Paradisi un operaio di 55 anni titolare della ditta nella giornata del 27 maggio muore schiacciato dalle sponde del suo camion. Lo trovano nel piazzale della segheria ormai privo di vita.

Gallo di Petriano, Pesarese, Simone Mazzolani un ragazzo di 33 anni che lavorava nella fabbrica Fab di componentistica per arredi, muore vittima di una gravissima ferita al petto dovuta allo schiacciamento del macchinario utilizzato per la bordatura di pannelli.

Roggiano Gravina, Cosentino, un operaio di 65 anni perde la vita cadendo da una impalcatura, le indagini sono ancora in corso per capire le dinamiche sull’accaduto.

Due gravissimi infortuni hanno completato il quadro, nel Pavese a Voghera dove un operaio di 60 anni ha riportato ferite gravissime al braccio e a Pistoia presso lo scatolificio Monusumanno un ragazzo di 30 anni è rimasto incastrato in un ondulatore e rischia di perdere il braccio.

Una lunga lista nera di eventi, una lista che si poteva evitare ma che purtroppo va ad aggiornare i dati INAIL degli incidenti.

Quali sono le cause di questi incidenti, si torna a parlare di mancata formazione, di carenza delle ispezioni, forse questa volta ci salveremo dal dare la colpa ai subappalti.

La verità è che il lavoro oggi non mette come priorità la sicurezza sul lavoro, si lavora sempre con la fretta e con una bassissima considerazione dei rischi e dei pericoli.

Il lavoro, l’esperienza, la consuetudine, la monotonia, sono solo alcune delle cause che fanno abbassare l’indice di attenzione ed aumentare esponenzialmente il rischio di un incidente.

L’incidente sul lavoro sembra sempre un qualcosa che non possa mai accadere ad ognuno di noi, ma che sia un fattore possibile sempre per altri e invece la probabilità che si possa concretizzare proprio a noi e dietro l’angolo.

Basta una minima distrazione, e siamo vittima di un evento irreversibile.

La cultura della sicurezza non è un concetto astratto, è educare tutti a lavorare in maniera sana, corretta, sicura.

Tutti i lavori hanno sempre una priorità rispetto alla sicurezza sul lavoro, ed erroneamente il tutto si traduce in qualche attestato e documento dove il più delle volte sono solo carta.

Carta straccia, perché dietro non c’è nemmeno un confronto con il lavoratore o datore di lavoro su quello che è il lavoro, il rischio, dell’azienda.

Posso anche capire che molte ore di formazione non siano veramente efficaci ma questo se ci si basa solamente su una conoscenza teorica e spesso troppo giuridica senza mettere al centro del progetto formativo il vero protagonista, il lavoratore.

Compito del datore di lavoro, del tecnico della sicurezza aziendale è di studiare e modulare un piano che sia un vero abito cucito ad hoc per l’azienda.

Non possiamo pretendere che la sicurezza sia un format generale valido per tutti indistintamente.

Formare, addestrare, ma soprattutto rendere tutti partecipi, coinvolti e consapevoli delle attività che ognuno svolge e attenzionare tutti alla massima prudenza.

La sicurezza sul lavoro è troppo spesso approcciata con eccessiva disinvoltura, quando invece il tutto deve partire proprio dalle corrette pratiche e procedure di lavoro.

Torniamo a parlare della sicurezza come programma nelle nostre scuole, come materia ministeriale, un argomento che sembra accantonato e rispolverato occasionalmente a necessità, ma non si arriva mai a una conclusione.

La vita, la dignità di un lavoro sano e sicuro non credo che siano temi che meritino questa trascuratezza.

Quando nel nostro Paese ci sono delle emergenze, abbiamo dimostrato che siamo capaci di affrontarli senza mezzi termini, credo che sia arrivato il momento di affrontare con la stessa determinazione e risolutezza il problema della tutela del lavoro.

*Esperto di sicurezza sul lavoro

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