Esteri

  Medio Oriente, l’analista: “Teheran e Tel Aviv non vogliono scontro diretto”

 

Minimizzare l’accaduto” ed evidenziare che le “minacce aeree” erano in numero ridotto e sono state tutte “contrastate con successo” dai sistemi di difesa: questa la linea tenuta dai media di Teheran, nell’analisi per l’agenzia Dire di Massimiliano Nima Lacerra, ricercatore italo-iraniano, madrelingua persiano. Lo studioso, che ha un focus sulla geopolitica mediorientale, si concentra sul racconto di emittenti tv e fonti scritte. “L’approccio è stato differente da quello dei media occidentali, che hanno dato ampio spazio e rilievo ai fatti di questa notte nella regione di Isfahan” sottolinea Nima Lacerra. Convinto che le vie dell’informazione rivelino prospettive e orientamenti politici. “È chiaro come né Teheran né Tel Aviv abbiano intenzione di giungere allo scontro diretto e in campo aperto” evidenzia il ricercatore. “Un’indicazione era venuta già dall’attacco iraniano del 13 aprile, spettacolare e scenografico, ma che di fatto aveva provocato solo danni molto limitati“.Ancora Nima Lacerra: “Se come tante fonti sostengono l’azione di questa notte risultasse la risposta di Israele ai lanci del 13 aprile si tratterebbe di una rappresaglia decisamente sottotono per gli standard di Tel Aviv”. Secondo il ricercatore, allora, “la lettura dell’azione limitata resta una delle possibilità”.

Né Israele né l’Iran hanno ragione quando invocano il diritto all’autodifesa per giustificare il recente scambio di attacchi“. Così sempre all’agenzia Dire Alessandra Annoni, docente di Diritto internazionale all’Università di Ferrara, a margine di un incontro nell’ambito del Festival Sabir in corso a Prato. Il tema è l’attacco della notte scorsa di Israele nella regione di Isfahan, nel centro dell’Iran. Un’azione di rappresaglia dopo un centinaio di droni e missili che Teheran aveva lanciato sabato scorso – di cui il 99% neutralizzato dalle difese israeliane – a sua volta come risposta al raid di Israele sul consolato iraniano a Damasco del primo aprile. Quel giorno, sette persone erano rimaste uccise, tra cui due alti ufficiali dei Corpi delle guardie della rivoluzione iraniani. Alla luce di ciò, secondo Annoni, “l’Italia, come qualsiasi altro Paese alleato di Israele, non è tenuta a intervenire militarmente al fianco di Israele, così come nessun altro Paese alleato dell’Iran”. La professoressa sottolinea: “Gli Stati terzi devono assolutamente rimanere estranei e impegnarsi alla de-escalation“.La docente continua spiegando che il diritto all’autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite all’articolo 51, “indica dei casi ben determinati: lo Stato può invocare nel momento in cui sta subendo un attacco armato, per respingere quell’attacco”. Invece, lo scambio di aggressioni che proseguono tra Tel Aviv e Teheran “è una azione e reazione a distanza di tempo: dopo un primo attacco, ne segue un altro a distanza qualche giorno; dal punto di vista del diritto internazionale non siamo di fronte a un atto di legittima difesa bensì a una ritorsione, quasi una sanzione”.

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