La guerra di Putin

Mosca. Lo schianto dell’aereo di Prigozin rafforza Putin

di Giuliano Longo

Il business jet su cui volava Yevgeny Prigozhin si è schiantato alle 18.19 del 23 agosto (nella foto). Il servizio per i voli Flightradar ha ripreso di minuto in minuto l’incidente dell’aereo che è caduto  da un’altezza di 9 chilometri, mentre alcuni testimoni oculari affermano di aver udito tre esplosioni prima dello schianto.

 

Secondo il servizio radar alle 18:10 l’aereo di Prigozhin è salito ad un’altezza di 8,5 chilometri sopra Tver. Ha volato 9 minuti e ha guadagnato quota fino a 9,1 chilometri. Alle 18:19 l’Embraer Legacy 600 ha iniziato improvvisamente a perdere quota in 22 secondi per 2,5 chilometri, dopodiché la comunicazione si è interrotta.

 

Sul luogo dell’incidente sono stati trovati i rottami dell’aereo e 10 corpi, di tre membri dell’equipaggio e 7 passeggeri.

Mentre gli investigatori forensi stanno lavorando sul luogo, sono stati istituiti posti di blocco e la polizia stradale che controlla i documenti attorno a un’area di  cinque chilometri dal punto in cui è caduta la parte principale dell’aereo.

L’Agenzia federale dei trasporti aerei ha pubblicato  un elenco completo nominativo di tutte le persone registrate sul volo d’affari: oltre allo stesso Yevgeny Prigozhin, secondo il canale telegrafico Baza, a bordo c’erano  “Dmitry Utkinun tenente colonnello della riserva, un militare professionista, fino al 2013 è stato il comandante del 700esimo distaccamento separato delle forze speciali della 2a brigata separata delle forze speciali del GRU del Ministero della Difesa.

Il comandante della Wagner Valery Chekalov, ex uomo d’affari associato alle strutture aziendali di Prigozhin, presumibilmente responsabile del lavoro del servizio di sicurezza della compagnia di mercenari.

Presenti sul volo anche i combattenti del PMC Yevgeny Makaryan, Alexander Totmin e Sergey Propustin e nei socia viene anche riferito il nome Nikolai Matuseev.

Il canale Telegram Mash aggiunge anche i nomi dei tre membri dell’equipaggio:  il comandante  Alexei Levshin, periodicamente impegnato nei voli di Prigozhin e  l’assistente di volo Kristina Raspopova.

I rappresentanti della PMC “Wagner” hanno già chiesto di non pubblicare informazioni false e senza fornire dettagli e spiegazioni: “Chiediamo ai media e ai canali amici della PMC Wagner di non pubblicare dati e messaggi non verificati riguardanti il destino di Yevgeny Prigozhin”hanno scritto .

Nel frattempo  in via Zolnaya a San Pietroburgo , sede della Wagner, è apparso lo unstriscione “PMC Wagner. Siamo insieme”con la bandiera della Compagnia.

Sin qui la cronaca accompagnata da numerosi commenti di personalità russe fra le quali spunta quella enfatica e glorificante dell’ultranazionalista Dughin la cui figlia è stata recentemente uccisa in un attentato probabilmente ordito da Kiev.

Ma va ricordato che il 22 agosto Progozin, vivo e vegeto, aveva diffuso un  video nel quale affermava: “Stiamo lavorando. Le temperature sono 100°F .Il Gruppo Wagner conduce missioni di ricognizione e ricerca. Rendiamo la Russia ancora più grande in tutti i continenti! Rendiamo l’Africa ancora più libera. Giustizia e felicità per il popolo africano. Siamo gli incubi di “ISIS”, “Al-Qaeda” e altri terroristi”. “Assumiamo veri eroi e continuiamo a svolgere i compiti che ci sono stati assegnati e a mantenere le promesse  di potercela fare.”

Per avere un quadro più preciso di quello che sta succedendo al Cremlino, va anche ricordato  che sempre il 22 agosto Putin ha licenziato  il generale Sergey Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe,  reo di aver registrato un video in cui esortava le forze di Wagner a ritirars. Probabilmente nell’intento di dissociarsi last minute dal golpe, nel caso fosse fallito.

Logicamente tutti  commentatori internazionali  puntano il dito sulla presunta responsabilità di Putin che liberandosi si di Prigozin e Utkin avrà mano libera per riportare la Wagner, che ancora ostenta indipendenza, sotto i comandi dei suoi generali fedeli.

Ma c’è anche un aspetto personale dello Tzar, del suo carattere vendicativo che emerse nel corso di una intervista del  2018. Alla domanda  “ Sei capace di perdonare? Rispose “sì, ma non tutto” . “Cosa è impossibile perdonare?” chiese l’intervistatore, “il tradimento” rispose Putin.

Escluse le ipotesi di incidente o quelle più fantasiose della manina di Kiev nell’eventuale attentato (anche perché Prigozin con gli ucraini flirtrava) e soprattutto   sapeva depistare sui suoi spostamenti, resta il fatto che  l’egemonia di Putin sui suoi apparti di potere  aumenterà la presa.

Questo il dato oggettivo a meno che l’ostentata de religiosa di Vladimir non gli abbia valso il miracolo.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 11.31

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