Economia e Lavoro

Partita la protesta dei trasportatori, almeno 70mila tir, camion e furgoni resteranno nelle rimesse e nei depositi

Sarebbero circa 70 mila i mezzi pesanti che da questo lunedì restaranno nelle rimesse e nei garage senza trasportare merci. La stima è stata stilata sulla base dell’esito delle assemblee che si sono tenute in varie regioni negli ultimi giorni, dopo la decisione delle imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità di far fronte da sole agli aumenti record del costo del carburante. In queste ore Trasportounito ha avvertito che “solo grazie all’intervento in extremis di molte società della committenza, che hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte degli extra costi in tariffa, il numero dei mezzi che non partiranno, non sarà di quattro volte maggiore”. “Ciò accade indipendentemente da qualsiasi sostegno e coordinamento – ha affermato Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – fornito dalla nostra Associazione a livello nazionale”.  “Trasportounito, quindi, per evitare ulteriori contenziosi con la Commissione scioperi, nel ribadire che non è mai stato proclamato un ‘fermo nazionale’, non può far altro che confermare come ciascuna impresa sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari”. Va detto che per la giornata di lunedì era prevista una giornata di sciopero, fermata, però dall’Autorità di Garanzia per mancato preavviso dell’astensione dal lavoro.  In una comunicazione del 12 marzo inviata a Trasportounito-Fiap e ai ministeri delle Infrastrutture e Interno, il commissario delegato della Commissione, Alessandro Bellavista, aveva fatto notare il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni” e aveva richiamato “l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione”. Le aziende del settore avevano annunciato la sospensione a livello nazionale dei loro servizi per “causa di forza maggiore”, cioè per l’esplosione dei costi del carburante in seguito all’invasione russa in Ucraina.

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