Esteri

Perché anche il Vaticano ha bisogno della Mongolia

Papa Francesco ha recentemente deciso di includere la lontana Mongolia nel suo programma di viaggio del 2023. Questa sarà la seconda visita recente del capo del Vaticano in Asia centrale. Prima di allora si recò vertice della Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO) che si svolse a Samarcanda nel settembre dello scorso anno. åUna prima visita piuttosto difficile da spiegare razionalmente. Se nello stesso Kazakistan ci sono 20mila credenti cattolici (0,4% della popolazione), nelle steppe mongole vivono solo 1.500 cattolici (0,01%). Allo stesso tempo, né Astana (capitale della Mongolia) né i vicini hanno istituzioni diocesane, mentre la Mongolia ospita da tempo una prefettura apostolica, una struttura  non di rango più alto nella gerarchia vaticana, ma i Paesi vicini ne hanno ancora meno e solo missioni cristiane primarie. Nell’agosto dello scorso anno, Francesco ha ulteriormente rafforzato la rappresentanza in quel Paese nominandone vescovo D. Morengo il più giovane fra i duecento colleghi in tutto il mondo. Solo dal 1992 la rappresentanza romana è diventata veramente permanente. pertanto fra le motivazioni della visita non mancano quelle geopolitiche poiché dalla Mongolia  si possono tessere tanti fili, strategie e progetti diversi. La Mongolia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si è trovata in una situazione difficile con circa un terzo dell’economia sostenuto da sussidi alleati e una parte significativa delle esportazioni dirette verso i paesi del Blocco sovietico.   Quando Mosca è entrata nel libero mercato,  Ulaanbaatar non ha avuto altra scelta che stabilire una cooperazione con la Cina, trasformandosi nel suo granaio di materie prime.

La lunga epopea dei negoziati sull’uranio si è conclusa con il fatto che la compagnia russa Rosatom russa è riuscita gradualmente a escludere i canadesi dall’industria, mentre è in corso  un lavoro congiunto molto stretto con il Kazakistan, oggi  leader nella produzione dell’uranio, mentre Mongolia e  Tanzania seguono a distanza.

L’investitore potrebbe essere la Cina, che ha in programma di costruire 150 centrali nucleari, ma questi sono piani, e non ha senso che Pechino si preoccupi dell’estrazione e della lavorazione del minerale se Mosca fornisce combustibile già pronto su contratto. Quasi tutti i governi di Ulaanbaatar negli ultimi anni hanno aderito alla linea dell’interazione costruttiva con Mosca, senza dimenticare altri sbocchi internazionali che avrebbero potuto proseguire per anni se la pandemia e le politiche di Washington, non avessero frammentato in blocchi separati il sistema globale, provocando in Mongolia  una crisi di governo, che di fatto si è conclusa solo quest’anno.

Il primo ministro U. Khurelsukh si è immediatamente dimesso, accusando il presidente H. Battulgadi provocazione, ma quest’ultimo ha fatto nominare dal parlamento primo ministro un giovane (40enne) esponente del partito del MNP, L. Oyuun-Erdene. Pochi mesi dopo  le elezioni presidenziali segnano il successo dello stessoex primo ministro Khurelsukh che diventa presidente con un risultato di ben il 76% dei voti, confermando a primo ministro  L. Oyuun-Erdene.  L'”eco della steppa” suggerisce che questo arrocco quasi perfetto, sia motivato dal precedente   attrito tra l’ex presidente e il gigante  Rio Tinto, che ha cercato per la sua controllata, i diritti per sviluppare uno dei più grandi giacimenti di rame del mondo a Oyu Tolgoi.Non si dimentichi che l’anglo australiana Rio Tinto è un vero TOP della classifica mondiale (primo e secondo posto) nell’estrazione di bauxite, minerale di ferro, allumina, produzione di alluminio, e azienda importante anche per altri prodotti minerari.

L’attuale primo ministro L. Oyuun-Erdene ha lavorato alla World Vision International (WVI), organizzazione transnazionale impegnata in progetti di beneficenza sotto bandiere evangeliche fra le quali quelle statunitensi dei  Christian Fellowship e del movimento Prayer Breakfast. Organizzazioni sostenute da alcune forze conservatrici USA (patriottiche, industriali, repubblicane, tradizionaliste, ecc.) il cui frontman delle Fellowship è D. Coe, lo spaventapasseri degli attuali liberal statunitensi, acapo di una organizzazione in cui convivono evangelisti ultraconservatori di diversi stati e, soprattutto di diverse aree politiche, sia democratiche che repubblicane. Se guardiamo oltre, vedremo che le  “proteste per il carbone”che hanno scosso la Mongolia lo scorso dicembre, hanno una loro logica, soprattutto considerando che è stata la Cina a scoprire i piani di contrabbando di carbone, la cui portata per il PIL mongolo è diventata senza precedenti. Negli ultimi anni, la Cina ha costruito un’intera rete di 12  ferrovie “a carbone” con punti di smistamento, magazzini di stoccaggio, ecc.e lo scandalo per corruzione ha demolito l’intero precedente vertice della principale compagnia statale della Mongolia Erdenes Tavan-Tolgoi e delle sue filiali responsabili dell’estrazione e della fornitura di carbone.

Di fatto, Pechino oggi riceve piena trasparenza e forniture garantite di materie prime strategiche insieme al già descritto gruppo transnazionale Rio Tinto. Tornando al viaggio delPapa è evidente che il Vaticano guarda con attenzione agli sviluppi della chiesa cattolica in estremo Oriente,e già qualche apertura si è manifestata da parte del Governo e forse anche del PartitoComunista cinese, quindi la Mongolia può rappresentare un tassello importante di questa strategia, anche considerando che gli Evangelici Conservatori già vi operano in un intreccio fra politica ed economia di marca occidentale. Quindi si scopre che non appena un gruppo politico economico specifico ha assunto completamente le leve nella lontana Mongolia, papa Francesco, nonostante il ginocchio dolorante e la stanchezza dov all’età, si reca a Ulaanbaatar, forse per attenuare l’influenza di  neocon e falchi conservatori rispetto alla linea terzomondista del Papa. Sull’esempio della Mongolia, il Vaticano vede che nel mondo c’è una lotta non solo per risorse e denaro, ma per progetti concettuali sul futuro della Umanità e non vuole inabissare la Chiesa Cattolica nei conflitti e nelle contraddizioni, ma ribadirne il suo ruolo universale ed evangelico.

Giulo

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