Esteri

Portogallo e Spagna, dove la sinistra c’è e governa (per ora)

 

di Giuliano Longo

Il 30 gennaio 2022 tutta l’Europa ha salutato il trionfo del primo ministro portoghese António Costa, riconfermato dopo la netta vittoria del Partito socialista alle elezioni legislative.  Costa era sopravvissuto alla rottura con i suoi soci dal 2015 , i comunisti del PCP e gli anticapitalisti del Blocco di Sinistra. Un anno dopo il Governo è scosso da una serie di scandali seguiti da una dozzina di dimissioni di ministri attizzando le polemiche della destra portoghese, inoltre il governo socialista è ulteriormente indebolito dalla protesta sociale di ferrovieri, infermieri e soprattutto insegnanti che moltiplicano scioperi e cortei. Per quanto riguarda i salari più in generale nel 2022 la retribuzione media mensile lorda in Portogallo  è aumentata del 3,6% rispetto al 2021, attestandosi a 1.411 euro. Ma, tenendo conto dell’inflazione (9,9% nel 2022), il potere d’acquisto è diminuito del 4%, mentre  l’anno scorso  il settore turistico ha registrato con 15,3 milioni di visitatori stranieri e 22 miliardi di euro di fatturato, cifre superiori all’era pre-Covid. Nonostante le scosse, il potere di António Costa non sembra minacciato nell’immediato futuroLa destra alla opposizione comprende il Partito Socialdemocratico (PSD e  due partiti Iniziativa Liberale (5% dei voti) e Chega (7,5%)  partito di estrema destrail più temuto, ma con il quale  i socialdemocratici sono tentati per un’alleanza ad alto rischio.  Attraversiamo la frontiera per recarci a Madrid. Qui i socialisti al governo sono alle prese con le turbolenze dei loro alleati di sinistra, Podemos.  Al potere dal 2018, il governo di Pedro Sánchezsi distingue per importanti progressi sociali e societari in un contesto economico complicato, ma il capo del governo  teme quest’anno  anno elettorale cruciale con le .municipali e le regionali si tengono a maggio e le elezioni politiche a fine anno. Gli ultimi sondaggi danno per favorita un’alleanza delle destre che include gli estremisti di Vox cui il 9 ottobre, nel corso della loro  festa,  Giorgia Meloniuscita vittoriosa dalle elezioni italiane, rivolse un vibrante messaggio “sovranista” facendo suonare un campanello d’allarme fra i socialisti. Alla fine del 2023, infatti, le destre potrebbero vincere, come risulta dai sondaggi e i socialisti potrebbero venir superati dal PPE alleato con Vox, mentre Sanchez viene incalzato dagli alleati di Unidas Podemos, per una campagna elettorale  marcatamente progressista.

Il governo spagnolo ha affrontato la crisi sanitaria e il relativo impatto economico con un’efficace campagna di vaccinazione e la predisposizione di uno scudo sociale. Sono di allora l’introduzione di un meccanismo per evitare i licenziamenti, l’istituzione del Reddito minimo per combattere la povertà e la crescita del salario minimo interprofessionale a 1.000 euro. Davanti alla nuova crisi derivante dalla guerra in Ucraina, l’economia spagnola regge a livelli europei con un aumento del PIL previsto per il 2023 dell’1%, inoltre  la Spagna è l’unico paese tra le principali economie europee dove l’inflazione scende il 6,8% a novembre. Dinamica dovuta a misure come la gratuità parziale o totale dei trasporti pubblici e soprattutto alla cosiddetta “eccezione iberica”, per cui Spagna e Portogallo hanno potuto apporre un tetto al prezzo del gas.  I salari sono invece crescono di appena il 2,6%, con una perdita di potere d’acquisto. In aumento è il numero degli iscritti alla sicurezza sociale, oltre 20 milioni; il totale dei disoccupati scende a un tasso appena inferiore al 13% e, grazie alla riforma del mercato del lavoro del 2022, sono stati stipulati oltre 5 milioni di contratti a tempo indeterminato. E’ a luglio che  Sánchez, incalzato da sondaggi sempre più favorevoli al Pp, decide di sterzare a sinistra, affrontando un argomento fino ad allora tabù, annunciando che i profitti delle imprese elettriche e petrolifere e delle banche saranno gravati da un’imposta speciale, misura poi approvata dal Congresso a novembre.  Il profilo progressista del governo spagnolo si rafforza con l’approvazione della finanziaria per il 2023 che destina sei euro su dieci alla spesa socialee la strategia per una transizione ecologica equa che punta su rinnovabili e idrogeno verde. Inoltre viene annunciata una riforma fiscale che riduce le imposte sui redditi più bassi e crea un’imposta di “solidarietà” sui grandi patrimoni. Alla manovra economica si accompagna l’impegno profuso lungo tutta la legislatura nel campo dei diritti di cittadinanza, con leggi sull’eutanasia, i diritti lgtbi e persone trans e contro le violenze sessuali. Insomma, nella penisola Iberica la sinistra fa il suo mestiere e comunque viene minacciata elettoralmente da una ripresa della destra talora estrema. Dopo tre crisi consecutive: quella finanziaria del 2008, quella pandenica dal 2020 e infine quella attuale del conflitto ucraino, cosa è cambiato nel “senso comune diffuso” della gente? Come viene intesa oggi la politica e la rappresentanza in tutte le democrazie occidentali? Forse a destra l’hanno capito meglio che a sinistra.

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