Roma Capitale

Pratiche edili e corruzione, tre arresti e c’è anche un Vigile

Corruzione per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio. Per questa accusa i militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma hanno eseguito una ordinanza di applicazione di misure cautelari.  In particolare il giudice ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di due soci di uno studio tecnico e di un vigile urbano; applicata anche la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di tre mesi nei confronti di altri 3 agenti della Polizia Locale. La vicenda riguarda presunte ‘mazzette’ in denaro o altre utilità, date dai soci dello studio tecnico in questione, ad appartenenti alla Polizia Locale di Roma e ad un funzionario amministrativo di un municipio anche lui vigile urbano. In cambio dei soldi o dei favori i pubblici ufficiali avrebbero, a vario titolo, fornito informazioni riservate, avvisando in modo preventivo dei controlli amministrativa. In più, nel caso delle verifiche, sono accusati di aver omesso di rilevare irregolarità o violazioni in occasione dei controlli, agevolando così il rilascio di licenze e autorizzazioni in favore dei clienti dello studio. Sulla base degli elementi di prova finora raccolti e grazie alla collaborazione fornita dal Comune e della Polizia Locale – si spiega in una nota – il gip ha ritenuto raggiunta la gravità indiziaria in ordine ai delitti contestati, per i quali la Procura della Repubblica ha richiesto l’applicazione delle misure cautelari.  Per il Gip si è trattato di “una sistematica attività di corruzione nei confronti di appartenenti alla Polizia locale di Roma Capitale VII gruppo Tuscolano e di funzionari amministrativi del settimo municipio, i quali dietro pagamento di somme di denaro puntualmente annotate nelle singole pratiche dei clienti dello studio a fianco delle sigle convenzionali per la loro identificazione, hanno fornito informazioni riservate, comunicato in anticipo lo svolgimento dei controlli di polizia amministrativa e agevolato il rilascio delle licenze e autorizzazioni, omettendo di rilevare irregolarità nello svolgimento delle loro funzioni”. Così scrive il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma, Corrado Cappiello, in un passo dell’ordinanza cautelare che ha portato a tre arresti e a tre misure interdittive nei confronti di due soci di uno studio tecnico e 4 vigili.  L’inchiesta è partita dal fallimento di due società del ‘Gruppo Cavicchi’ e grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, anche video, sono emersi i rapporti fra il geometra dello studio tecnico e i vigili urbani. I pubblici ufficiali “in cambio di remunerazione in denaro” insomma “fornivano informazioni riservate, lo avvisavano di controlli di polizia amministrativa e lo agevolavano nel rilascio delle licenze e autorizzazioni che richiedeva per conto dei suoi clienti”.  Il gip sottolinea: “In tre distinte occasioni, le telecamere installate all’interno degli uffici dello studio tecnico hanno immortalato la consegna di denaro pattuito per singole pratiche dei clienti nelle mani del vigile”. L’attività risale “almeno all’autunno 2019, non interrompendosi neanche per l’emergenza sanitaria di Covid 19” e per il gip si è trattato di una corruzione “ripetuta e non occasionale dei pubblici ufficiali addetti al controllo delle pratiche” e “sono emersi gli elementi costitutivi di una vera e propria associazione a delinquere”.  “So’ venuti i vigili in ufficio…i vigili, quelli che vengono a pija’ i soldi, capito!… Ho incassato 100 euro, ne ho spesi 2mila”, dice in una conversazione uno degli arrestati. In un’altra intercettazione una degli indagati, rivolgendosi a una cliente ed elencando le spese sostenute per la pratica relativa all’insegna del suo locale, compreso il pagamento dei vigili incaricati del controllo amministrativo, diceva: “I vigili li abbiamo tappati, tutto quanto…sarebbero mille euro in più e ci stanno i soldi che ho dato al vigile”.

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