Dall’aula Giulio Cesare emerge un messaggio ben chiaro: la riforma dell’ordinamento di Roma Capitale è un obiettivo comune e urgente che ci unisce tutti al di là degli schieramenti politici. Siamo concordi nel ritenere che è ormai improcrastinabile per il Parlamento riaccendere i riflettori sulla questione e ripartire quanto prima dal testo su cui si era trovata la convergenza politica nella passata legislatura.
È un passo necessario per superare finalmente quella disparità di trattamento e sperequazione economica che affligge da sempre la Capitale d’Italia. A fronte della sua estensione territoriale, che non ha eguali, e delle funzioni e servizi che è chiamata a svolgere ed erogare, subisce una forte penalizzazione che si ripercuote, in termini di vivibilità, sui cittadini e su quanti per motivi di studio, lavoro e turismo si recano a Roma.
In virtù di questo ruolo e delle sue specificità che rappresentano un unicum, Roma deve avere più poteri e più risorse, come già accade per le altre capitali europee, per svolgere al meglio i suoi compiti. Soprattutto quando, come oggi, è in atto un grande processo di trasformazione della città anche grazie alla capacità di utilizzo dei fondi europei, nazionali e comunali a disposizione.
Riconoscere alla Capitale più autonomia, e dunque anche gli strumenti per esercitarla, significa supportare la capacità di programmazione per costruire il progetto di città che guarda al futuro e che vogliamo: più sostenibile, che include e sappia farsi interprete della conversione ecologica per migliorare la qualità della vita di tutti, e che guardi al decentramento delle competenze agli attuali Municipi nella prospettiva di una maggiore e reale prossimità.
Così i Consiglieri dell’Alleanza capitolina Verdi-Sinistra Ferdinando Bonessio e Alessandro Luparelli.
