Esteri

  Scholz va in Cina per difendere il peso economico della Germania

 Scholz e la Germania hanno bisogno della Cina, questa la prima considerazioni dal viaggio del Cancelliere tedesco a Pechino. Fra  poco più di un anno di distanza dalle elezioni il leader di quello che comunque rimane il motore economico europeo, sta esaurendo il tempo per evocare un miracolo e recuperare  il consensodella popolazione tedesca.

La sua visita di tre giorni in Cina, che inizierà sabato prossimo, sarà il suo viaggio all’estero più lungo e più importante da quando ha assunto l’incarico alla fine del 2021.

Il cancelliere di una coalizione litigiosa, deve dimostrar  di avere una posizione nel mondo e dimostrare agli elettorie che farà tutto il necessario per preservare la Germania.

Né lo dissuade il fatto che gli Stati Uniti  stiano esercitato pressionisu Berlino per “ridurre i rischi” nelle sue relazioni con Pechino.

Per decenni il Paese del Dragone è gli esportatori tedeschi hanno aumentando i profitti  mantenendo la posizione della Germania come una delle principali economie mondiali.

Nonostante due terzi delle aziende tedesche intervistate di recente dalla Camera di commercio tedesca a Pechino si sono lamentate della sua “concorrenza sleale”.

Nel frattempo, l’Unione Europea subisce i generosi sussidi che la Cina fornisce alle sue industrie chiave, dai produttori di turbine eoliche alle aziende automobilistiche.

Un’ondata di importazioni di veicoli elettrici cinesia basso costo in Europa , allarma Bruxelles che  sta valutando l’imposizione di tariffe  già a partire dall’estate. Anche l’industria automobilistica tedesca è sotto pressione a causa delle importazioni a basso costo, ma  Mercedes e BMW vogliono evitare tali misure temendo di danneggiare i propri interessicommerciali se Pechino, come è probabile, dovesse reagire.

Per aziende tedesche come Siemens e Volkswagen, che hanno iniziato a investire in Cina 40 anni fa, la Cina rappresenta da sola circa il 50% delle vendite globali di automobili VW che continua a gestire una fabbrica nello Xinjiang.

Dopo un 2023 asfittico, gli economisti e il Fondo monetario internazionale si aspettano che l’economia tedesca continui a stagnare. Quest’anno leesportazioni sono scese di oltre il 2%senza alcun segno di ripresa nell’immediato, ma l’occupazione tedesca rimane solida.

Anche se  la Germania si trova ad affrontare una serie di sfide per la crescita: dalla carenza cronica di lavoratori qualificati all’eccessiva regolamentazione, e ancor più  paralizzante il sentimento negativo tra imprese e consumatori.

Certamente   la Cina non ha meno  bisogno oggi dei macchinari e di altri beni strumentali altamente tecnologici che hanno guidato la crescita delle esportazioni tedesche, ma   le aziende cinesi hanno già raggiunto i concorrenti tedeschi, rendendo il Paese meno dipendente dalle importazioni.

Queste tendenze spingono alcuni politici, soprattutto i Verdicritici nei confronti del Dragone, a sostenere che la Germania dovrebbe muoversi per staccarsi dalla Cina. Scelta propagandistica e filo USA rischiosa.

Un recente studio del Kiel Institute, dimostra che  una rottura con la Cina ridurrebbe l’economia tedesca di circa il 5%, alla pari della recessione vissuta dalla Germania sulla scia della crisi finanziaria del 2008 o della pandemia di COVID.

Il problema di Scholz è che non ha nessun altro posto dove andare.

L’industria tedesca ha già fortemente investito negli Stati Uniti, che sono di gran lunga il più grande mercato di esportazione del paese(le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti sono state pari a 158 miliardi di euro solo nel 2023, rispetto ai 97 miliardi di euro verso la Cina). D’altra questo  è il mercato con il maggiore potenziale di crescita.

Anche se gli attuali problemi economici della Cina si rivelassero temporanei, le tensioni tra Washington e Pechino mettono la Germania in una posizione difficile.

Nel loro insieme, gli Stati Uniti e la Cina rappresentano quasi il 20% del commercio tedesco, ciò spiega l’equilibrio che Scholz cerca di ottenere fra i due giganti senza fare la fine del vaso di coccio.

La dipendenza della Germania dagli Stati Uniti per la sua sicurezza la spingerebbe ad arrendersi alle pressioni americane, quantomeno per allentare i rapporti con Pechino, ma finora Scholz, come Angela Merkelprima di lui, è riuscito a destreggiarsi tra le due superpotenze.

 

C’è un esempio lampante di questo comportamento, Quando gli Stati Uniti hanno fatto pressioni sulla Germania per vietare allaHuawei cinese, la fornitura di apparecchiature per le reti di telefonia mobile tedesche, Berlino ha resistito  e dopo 5 anni Huawei rimane attiva come sempre.

In reltà  l’industria tedesca non solo non ha ridotto la sua presenza in Cina, ma gli  investimenti diretti tedeschi in Cina hanno raggiunto quasi 12 miliardi di euro nel 2023più che nel quinquennio 2015-2020.

Il presidente  Xi comprende  la dipendenza economica della Germania dalla Cina, anche se Scholz e il suo entourage hanno cercato  in precedeza di giustificare il viaggio come una missione di mantenimento della pace, sostenendo di aver convinto Xi a tenere a freno il presidente russo Vladimir Putin.

Questa volta  Scholz ha in programma di visitare tre città: Shanghai, Pechino e Chongqing, una città di 30 milioni di abitanti dove operano centinaia di aziende tedesche. Il momento clou del viaggio per Scholz arriverà martedì con una lunga udienza con Xi.

Nonostante il suo declino economico, la Germania rimane per Pechino la chiave dell’Europae l’eventuale ritorno del “sinofobo” Donald Trumpalla Casa Bianca  offrirebbe a Xi un’occasione per corteggiare Berlino, con la promessa di legami economici più stretti.

Balthazar

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