Esteri

Trump potrebbe impossessarsi del Canale di Panama?

di Balthazar

Le dichiarazioni di Trump

Poco prima di Natale, l’attenzione mondiale si è rivolta all’America Centrale, quando Donald Trump ha minacciato di “riprendersi” il Canale di Panama a causa degli alti pedaggi imposti dalle autorità del canale. Martedì, durante una conferenza stampa del tycoon nella sua residenza di Mar a Lago in Florida ha rifiutato di escludere l’uso della forza militare per riconquistare il canale.

Ma in verità l’ineffable Donald Trump non ha i mezzi per “riprendersi” il canale senza impegnarsi in una guerra di aggressione illegale. Infatti la zona del canale non è mai stata proprietà degli Stati Uniti, ma solo affittata dagli USA, ma le dichiarazioni di Trump sembrano essere un primo passo nella sua strategia più ampia per riconquistare influenza in America Latina.

Un po’ di storia

Una delle più straordinarie imprese ingegneristiche dell’umanità, fu  il Canale di Panama che collega gli oceani Atlantico e Pacifico. Il primo tentativo iniziò nel 1880, guidato dall’ingegnere francese Ferdinand de Lesseps, lo stesso del Canale di Suez. Inizialmente, il piano era per un canale a livello del mare, ma le sfide tecniche e ambientali si rivelarono insormontabili, malaria e la febbre gialla nel 1889 portarono alla morte i 20.000 lavoratori, per lo più latinos, innescando la bancarotta della impresa francese.

Nei primi anni del 1900, gli Stati Uniti furono fortemente interessati nella costruzione del canale per accorciare le rotte commerciali e militari. Le trattative iniziarono con la Colombia, che allora includeva Panama nei suoi confini e fallirono quando quello Stato rifiutò l’offerta degli Stati Uniti di affittare il terreno.

Nel novembre 1903 gli USA allora sostennero il movimento indipendentista di Panama che dichiarò la sua indipendenza dalla Colombia. Due settimane dopo, il governo panamense appena costituito firmò il Trattato Hay-Bunau-Varilla, concedendo agli USA i diritti di affittare una zona larga 16 chilometri per costruire, gestire e difendere il canale in cambio di un pagamento annuale, naturalmente a prezzo da strozzo.

Gli Stati Uniti iniziarono la costruzione nel 1904, impiegando tecniche ingegneristiche moderne e dopo un decennio di lavoro, il canale fu u inaugurato il 15 agosto 1914, segnando una nuova era nel commercio globale, poiché le navi potevano ora evitare il lungo e pericoloso viaggio attorno a Capo Horn.

Gli USA consideravano la zona del canale come un loro territorio, nonostante fosse stata affittata da Panama, ma il controllo degli USA sulla via d’acqua e sui suoi ricavi alimentò il risentimento dei panamensi.

Il trattato Torrijos-Carter

Fino agli anni 60 del secolo scorso quando la rivolta popolare portò al Trattato Torrijos-Carter del 1977, che prefigurava un trasferimento graduale dell’amministrazione del canale al governo di Panama, trasferimento completato il 31 dicembre 1999. Da allora, il canale è diventato un simbolo della sovranità nazionale panamense.

L’inizio di quest’anno ha segnato il 25° anniversario dell’assunzione del controllo da parte di Panama sull’amministrazione del canale, ma esattamente un giorno prima dell’anniversario, l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter , che aveva firmato il trattato del 1977 che consentiva la cessione del canale, è morto.

Cosa prevede il trattato

Il trattato del 1977 prevedeva il mantenimento del controllo delle operazioni e della difesa statunitense del canale fino al 31 dicembre 1999, data in cui Panama avrebbe assunto il pieno controllo. Durante la transizione, le autorità statunitensi e panamensi avrebbero collaborato per garantire un passaggio di consegne senza intoppi.

La neutralità: il trattato garantisce che il canale rimanga aperto alle imbarcazioni di tutte le nazioni, indipendentemente dalle condizioni di guerra o di pace, e garantisce agli Stati Uniti il ​​diritto di intervenire militarmente se la neutralità o la funzionalità del canale venissero minacciate. Questa clausola è stata ritenuta controversa, perchè limita la sovranità di Panama, ma è stata ritenuta necessaria per garantire il libero flusso del commercio.

Oggi, Panama mantiene il pieno controllo sulla gestione e sulle entrate del canale, mentre gli Stati Uniti hanno solo un diritto teorico di intervenire in caso di minaccia , condizioni che non si sono concretizzate negli ultimi 25 anni.

Una questione che eccita il nazionalismo emotivo degli USA

La consegna del Canale di Panama a Panama è stato un argomento altamente emotivo e controverso negli Stati Uniti, che ha toccato sentimenti geopolitici, economici e patriottici profondamente radicati. Il canale era visto da molti americani come un simbolo della forza tecnologica e politica della loro nazione.

Il trasferimento formalizzato attraverso il trattato Torrijos-Carter è stato quindi visto dagli ambienti conservatori, in particolare dai repubblicani, come un indebolimento della posizione di potere globale degli Stati Uniti, un sentimento che continua a influenzare la narrazione populista di Trump.

Significato geopolitico del canale

Il canale non era solo un’importante rotta commerciale, ma anche una risorsa strategicamente vitale facilitando il rapido movimento della Marina degli Stati Uniti tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico. I critici del passaggio di consegne hanno espresso invece preoccupazioni sul fatto che il trasferimento del controllo a Panama avrebbe potuto compromettere la sicurezza del canale e, di conseguenza, le rotte commerciali globali.

Durante gli anni ’70, gli Stati Uniti erano alle prese con un senso di insicurezza, plasmato dalla guerra del Vietnam, dallo scandalo Watergate e dalla crisi petrolifera e molti americani videro la cessione del canale come un altro segno di una “ritirata” dalla leadership globale soprattutto dai Repubblicani che lo videro come un “tradimento”.

L’approccio di Donald Trump alla questione

Donald Trump sfrutta le emozioni suscitate dal Canale di Panama per dipingere un’immagine nostalgica della forza e del controllo americani, molto apprezzata dagli elettori conservatori. The Donald ha già fatto riferimento alla consegna del canale come esempio delle “scarse capacità negoziali” delle precedenti amministrazioni statunitensi, basandosi sull’idea che tali decisioni abbiano ridotto l’influenza globale e la forza nazionale degli Stati Uniti.

Quindi il tycoon Presidente usa la storia del canale per rafforzare la sua politica “America First”, descrivendo il passaggio di consegne come simbolo di un’epoca in cui gli Stati Uniti erano governati da leader “deboli”. E traccia parallelismi tra la consegna del canale e gli attuali dibattiti sugli accordi commerciali o sui ritiri militari. E sottolinea che, come presidente, non commetterebbe mai “tali errori”, una posizione che trova riscontro sia tra gli elettori nostalgici che tra quelli attenti alla sicurezza.

D’altra parte il Canale di Panama ha una notevole importanza economica sia per gli Stati Uniti che per  la Cina, da qui transita  il 60% delle merci destinate agli Stati Uniti, e di queste il 20% è destinato alle merci di Pechino. Non solo, il 5% del commercio marittimo globale passa attraverso il Canale di Panama e in media, le navi cargo pagano più di $ 200.000 e importi più altidi pedaggi per il passaggio.

L’ampliamento del Canale di Panama, completato nel 2016 con l’introduzione del cosiddetto “Nuovo Canale di Panama”, ha segnato un momento cruciale nel trasporto marittimo globale. L’ampliamento ha consentito il transito di navi più grandi, aumentando così l’efficienza e la capacità del canale. Questo potenziamento è stato necessario per accogliere la crescente importanza del commercio globale, in particolare il crescente flusso di merci tra l’Asia e i mercati occidentali.

La Cina, in quanto uno dei maggiori partner commerciali di Panama e una delle principali potenze economiche mondiali, svolge un ruolo centrale in questo contesto. Inoltre la Cina ha fatto grossi investimenti nelle infrastrutture attigue al canale  con porti e centri logistici, accrescendo ulteriormente l’importanza di Panama come hub per il commercio globale, ma evidenziando la crescente influenza di Pechino in America Latina.

Il controllo del canale rimane saldamente in mani panamensi

L’espansione del canale è stata economicamente vitale per Panama, così come lo sono stati gli investimenti dalla Cina. Tuttavia, Panama mantiene il controllo sul canale. Nelle ultime settimane, Trump e i suoi sodali americani ed europei hanno cercato di creare l’impressione che la Cina abbia preso il controllo del canale, mettendone a repentaglio la neutralità., ma questa affermazione è la solita bugia del Tycoon cui pare che gli americani abbocchino.

Non importa se il Presidente panamense ha più volte ribadito che né gli Usa, ne la UE e tantomeno la Cina controllano il canale sottolineando che in 25 anni non c’è stata una sola ragione per dubitare della neutralità del canale. Non a caso il motto nazionale di Panama è “Pro Mundi Beneficio” e riflette la missione del canale di servire gli interessi globali, indipendentemente dalla nazionalità delle navi che lo utilizzano, e ovviamente ci guadagnandoci la propria sopravvivenza.

Ciò che ha irritato Trump è che, negli ultimi decenni, Panama è diventata politicamente più indipendente dagli Stati Uniti. Già durante la sua prima presidenza era insoddisfatto degli investimenti cinesi a Panama e in America Latina. Inoltre il Presidente americano non ha mezzi contrattuali per influenzare i pedaggi del canale che sono determinati dai principi di mercato o dalla sua gestione.

Trump e la dottrina Monroe

Un intervento militare, nelle condizioni attuali (senza che la sicurezza del canale né la sua neutralità siano minacciate), costituirebbe un atto illegale di aggressione ai sensi del diritto internazionale, di cui Trump non è cero un appassionato cultore.Ma è probabile che le sue esternazioni mirino a fare pressione su altri sviluppi economici piuttosto che ad avviare azioni concrete. In particolare sul progetto ferroviario da Panama City alla Costa Rica. E il suo obiettivo primario potrebbe proprio essere quello di escludere la Cina dai progetti futuri.

Ora si parla molto del desiderio di Trump di aggiornare perseguire la Dottrina Monroe, presidente degli Stati Uniti d’America che nel suo discorso sullo stato dell’Unione al Congresso il 2 dicembre 1823, che esprimeva l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano. Lui spinge su questa narrazione affermando nella conferenza stampa di martedì che vuole rinominare il Golfo del Messico, Golfo d’America.

In conclusione ogni intervento militare sembra improbabile, ma gli Stati Uniti dispongono di ben altri strumenti di pressione sull’America Latina, ivi compresi colpi di stato e pressioni economiche. Se non fosse che anche questo continente è cambiato e non necessariamente ancora inglobabile della bicentenaria dottrina Monroe.

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