La guerra di Putin

Ucraina, arriva il ‘generale inverno’ chi avvantaggerà nel conflitto?

di Giuliano Longo

Fra poche settimane il grande gelo delle grandi pianure russe e ucraine potrebbe avvantaggiare le due parti nelle operazioni belliche, ma soprattutto i russi (nella foto Napoleone, sconfitto da russi e gelo). Questo il timore espresso da molti analisti occidentali che fra l’atro prevedono imminente una offensiva di Kiev per riprendersi Kherson almeno prima delle elezioni di midterm in Usa, che segnerebbe un punto a favore di Biden. In Ucraina il “congelamento stagionale”  compatta il fango formatosi nei mesi autunnali, e questo fenomeno naturale potrebbe favorire i russi per procedere ad una offensiva lungo la linea del fronte ridimensionata nel corso del conflitto a causa della resistenza dell’esercito di Kiev e per merito dei contrattacchi sostenuti dalla armi dell’occidente. Nella storia “Il Generale Inverno” ha sempre favorito la Russia da Napoleone a Hitler costretti a disastrose ritirate. Ma  determinare una stasi nelle operazioni di ampio respiro potrebbe concorrere l’ultimo scorcio di questa tiepida  stagione autunnale, in genere caratterizzata da piogge intense che rendono il terreno non adatto per l’avanzata di mezzi corazzati, camion, e perfino della fanteria. Il Generale fango è infatti un nemico naturale di qualsiasi campagna di terra in un terribile pantano che blocca uomini e mezzi: impossibile avanzare rapidamente, anche nell’era delle operazioni quindi il vantaggio tattico passa nelle mani di chi si sta difendendo. Per di più cadono le foglie che nascondono mezzi militari e postazioni anche se ormai ampiamente individuati da sistemi satellitari. La “rasputitsa”, o il “generale fango” potrebbe pertanto bloccare qualsiasi iniziativa terrestre su ampia scala, facendo diventare il conflitto una guerra di posizione con piccoli cambiamenti della linea del fronte. Per capire quanto il fango possa essere un nemico più efficace perfino dei missili anticarro, basta dare uno sguardo a quanto è accaduto lo scorso aprile a macchia di leopardo lungo il fronte: decine di carri armati e di camion sono rimasti letteralmente bloccati dal terreno fangoso e i veicoli abbandonati. In quella fase del conflitto sono stati bloccati anche da inondazioni artificiali  provocati dagli ucraini che hanno rallentato o bloccato le punte di lancia delle colonne corazzate russe, anche se il fango dell’Europa orientale non ha mai ostacolato, storicamente, altre importanti operazioni militari. Ovviamente le condizioni del terreno dipenderanno dai meteo: in un periodo storico di cambiamenti climatici la stagione delle piogge potrebbe subire variazioni temporali, oppure addirittura lasciare il posto a un autunno secco, così come ci potrebbe essere un inverno particolarmente mite, ma si tratta di condizioni che, a livello generale, possono essere previste con ragionevole approssimazione e anticipo. Lo Stato maggiore russo, quindi, potrebbe sfruttare questi mesi autunnali per contenere la pressione dell’esercito ucraino, con attacchi di alleggerimento e sfruttando la superiorità di sistemi missilistici campali e artiglieria, in attesa dell’arrivo del gelo. Questa “pausa” permetterebbe anche di riorganizzare le unità, messe a dura prova dalla controffensiva ucraina mentre la leva russa di nuove forze, anche della recente leva, potrebbe cominciare ad operare sul fronte. Mosca avrebbe anche tempo di mettere in linea nuovi veicoli corazzati, rimessi in efficienza, dai depositi di seconda linea. Pertanto è ragionevole supporre che la Russia resterà “sulla difensiva” sino all’arrivo del gelo, per poi lanciare una nuova offensiva. Questa sosta, però, darebbe l’occasione all’esercito ucraino di trincerarsi nei territori riconquistati e in quelli che rappresentano l’obiettivo strategico di Mosca e soprattutto permetterebbe di aumentare l’attività di sabotaggio dietro le linee, che è stata molto importante durante la controffensiva a Kharkiv. Ma se i missili russi continueranno a colpire infrastrutture elettriche, energetiche, stradali e ferroviarie di ucraine, c’è il pericolo che finiscano per lavorare ai fianchi la cosiddetta “normalità” della vita civile da Kiev a Odessa, ed è a questo punto che diventa decisivo l’impiego di una difesa aerea sofisticata e di missili a lunga gittata per colpire il territorio russo, che l’Occidente ha già promesso a breve . Ma questo non potrà compattare il fango né ridurre il gelo anche in condizioni climatiche favorevoli imprimendo alla guerra un corso imprevedibile che comunque esclude l’uso di atomiche tattiche da parte dei russi. La realtà è che questa guerra può mettere alle corde Putin, allargando il conflitto come vorrebbe Zelensky, ma una sconfitta più generale risulta impossibile su un territorio di 12 fusi orari da Mosca a Vladivostok. Con un Paese grado di spostare centri di produzione militare a migliaia di chilometri come fece Stalin nella seconda guerra mondiale. Dunque, è purtroppo prevedibile anche una guerra di posizione per tutto il 20223, che, come insegnano Verdun e il Carso, se ne esce solo con milioni di morti fra i combattenti, mentre le popolazioni, anche quelle del Donbas e dei territori ai confini con la Russia, saranno quelle a subire le più devastanti conseguenze lasciano al sicuro le popolazioni degli Usa e dell’Europa.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 12.40

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