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Ue, via libera al nuovo Patto di Stabilità

 

Meloni: “Compromesso di buonsenso”. Giorgetti: “Più realistico delle regole attuali”. Gentiloni: “Rilevante il contributo dell’Italia”

 

di Chiara Napoleoni

I ministri dell’Economia europei hanno dato il via libera al nuovo Patto di Stabilità e Crescita. “Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi”. Così il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti al termine dell’Ecofin che ha dato il via libera all’accordo di compromesso. “Ci sono alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto – aggiunge – da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”. “Ci sono regole più realistiche – dice ancora Giorgetti – di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo”.
“Consideriamo positiva – conclude il ministro dell’economia – il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027”. Una nota di Palazzo Chigi ha reso nota la posizione della presidente del Consiglio italiana. “Meloni considera importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato”. Sono “regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri”, prosegue la nota. E ancora: “Sebbene il nuovo Patto contempli dei meccanismi innovativi volti a tener conto degli effetti di eventi esterni e straordinari nel computo dei parametri numerici da rispettare, rimane il rammarico per la mancata automatica esclusione delle spese in investimenti strategici dall’equilibrio di deficit e debito da rispettare. Una battaglia che l’Italia intende comunque continuare a portare avanti in futuro”. Poi la posizione ed il commento del Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni: “Una buona notizia. In un momento difficile non solo dal punto di vista economico, è un’Unione europea che dà un segnale di unità. Ora ci sarà un periodo di lavoro intenso con il Parlamento per raggiungere i testi legislativi finali”, ha detto. “L’Italia ha contribuito in modo rilevante, direi decisivo, soprattutto nell’ultimissima fase, insieme alla Francia e alla Germania, a raggiungere questa intesa” sul Patto di stabilità, ha aggiunto. “Penso che per l’Italia siano molto importanti alcuni aspetti che riguardano il percorso di correzione del deficit che tenga conto dei maggiori costi per i tassi di interesse, il riconoscimento dell’importanza degli investimenti nel Pnrr per ottenere un periodo più lungo dell’aggiustamento e il riconoscimento dell’importanza delle spese della difesa”, ha sottolineato. “L’Europa ha bisogno di regole comuni, non di nostalgie dell’austerity e penso che questo compromesso, nel quale il contributo dei diversi Paesi è stato molto costruttivo, ci aiuterà in questa direzione”, ha detto ancora Gentiloni. Poi ha osservato che il testo concordato dai ministri Ue è “diverso dalla proposta” originaria “della Commissione europea”. “La proposta della Commissione è stata appesantita da diversi parametri numerici di salvaguardia, ma ne restano alcuni pilastri fondamentali: l’equilibrio tra stabilità nella finanza pubblica e riforme e investimenti; l’importanza di una maggiore autonomia dei diversi Paesi in dialogo con la Commissione” sul “modello che abbiamo seguito nel Pnrr; e anche un’ottica di medio termine che consente di programmare riforme, investimenti e stabilizzazione finanziaria nel corso di diversi anni”, ha precisato.

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