La guerra di Putin

Una Europa schizoide consegna a Trump e Putin il futuro dell’Ucraina

di Giuliano Longo

I primi giorni alla Casa Bianca di Donald Trump in politica estera sembrano portare il Tycoon a scontrarsi con tutti  alleati:, vicini e rivali dall’Europa  Medio Oriente, Groenlandia  Russia, BRICS e America Latina. Che si tratti di passi falsi o solo di politica muscolare improvvisata lo deciderà il futuro e in tempi non tanto lontani, ma in questo contesto di arroganza anche l’Ucraina assume un aspetto quasi secondario.

Partiamo proprio da qui,  The Donald afferma di conoscere bene Putin al punto di sapere come trattarlo, ma dopo i segnali di distensione sull’Ucraina, lo Tzar è stato minacciato di ritorsioni ove non avesse accettato il progetto di pax americana peraltro ignoto. Eppure i contatti fra le due diplomazie sono in corso non escluse già alcune telefonate fra i due.

Addirittura alcuni ispirati  media nostrani affermano non solo che le trattative sono già in corso grazie alla mediazione dell’inviato di Trump a Kiev, Kellog ma addirittura che gli accordi di fatto per i  cessate il fuoco, prevedano il rinvio sine die dell’adesione dell’Ucraina alla NATO e addirittura a un congelamento del fronte senza il riconoscimento a Mosca dei territori conquistati. Che per Putin sarebbe perdere la faccia.

A Mosca invece si respira un’aria diversa fra le aperture alle pensate di Trump ed una manifesta diffidenza rispetto alle soluzioni ventilate non ufficialmente, mentre a Kiev Zelensky strepita  per partecipare alle trattive, diritto che Putin gli nega considerandolo  un leader illegittimo, almeno fino a quando l’Ucraina non si recherà alle urne.

Probabilmente, come nel football si tratta di “pretattica” , mentre  i colloqui, più o meno formali esistano , è più che probabile, tanto più che le fila di rapporti almeno fra   i Sevizi segreti e i vertici militari di Mosca E Washington, già esistevano al tempo dell’amministrazione Biden e probabilmente all’inizio della stessa invasione russa.

Semmai è la propaganda di Trump a cambiare radicalmente le carte in tavola rispetto alla narrazione del vecchio Joe che  la guerra con Putin la voluta credendo (forse) che l’Ucraina e l’Occidente avrebbero vinto.

Così si  è passati dal “ghe pensi mi” immediato del The Donald nel corso delle sua campagna elettorale, ai 100 giorni, mitici di ogni presidenza americana, ai “mesi” non meglio definiti temporalmente da Kellogg.

Per contro, tanto per mostrare le zanne dell’orso russo, autorevoli esponenti vicini a Putin affermano che la Russia non avrà difficoltà a proseguire la guerra per tutto l’anno in corso e oltre poiché la   situazione dell’economia russa non è disastrosa, come l’ha definita  da Trump. Anzi  in Occidente comincia a far capolino qualche dubbio  come fa capire  l’agenzia economica Bloomberg la quale riportava che  nel dicembre scorso le entrate dello stato russo hanno stabilito un record assoluto.

Mentrre think-tank britannico RUSI rilevava  che “la resilienza economica della Russia sta sfidando le aspettative dell’Occidente, consentendo al Cremlino di sostenere lo sforzo bellico in Ucraina nonostante le crescenti sfide e sollevando dubbi sulle speranze di una rapida risoluzione”.

Questo non significa che Mosca non subisca il peso del conflitto, ma  che per ora,  pare non incida  sul pur modesto tenore di vita dei cittadini russi le successive ondate di sanzioni nei confronti di Mosca che pare non abbiano inciso come sperato dai cervelloni di Bruxelles e Washinton.

Anche le valutazioni di Trump circa la necessità russa di negoziare dopo che la Russia subito perdite per oltre 700 mila morti e feriti risulta infondata, se non ridicola, perché si basa solo sulla propaganda di Kiev estremamente evasiva sulle perdite in casa propria. proprie perdite.

Se dovessimo invece attenerci alle dichiarazioni ufficiali valga l’ultima  affidata al portavoce di Putin  Dimitri Peskov. “Non vediamo in particolare alcun elemento nuovo. Sapete che Trump, nel primo mandato della sua presidenza, è stato il presidente americano che più spesso ha fatto ricorso a misure sanzionatorie. A lui piacciono questi metodi. Almeno gli piacevano durante la sua prima presidenza”, ha dichiarato Peskov ribadendo che “la Russia è pronta per un dialogo paritario con gli Stati Uniti e attende segnali da Washington ma questi non sono ancora arrivati”.

Rincara la dose  il vicepresidente del Consiglio della Federazione, Konstantin Kosachev, secondo il quale Trump “dimostra la sua totale mancanza di comprensione dell’essenza e delle cause del conflitto ucraino”. Cause che risalgono all’espansionismo NATO verso est.

Vladimir Putin, a cui non manca l’astuzia diplomatica conferma  invece la disponibilità a incontrare Trump che se fosse stato alla alla Casa Bianca avrebbe evitato la guerra in Ucraina. “non posso che essere d’accordo con lui sul fatto che se fosse stato presidente, se la sua vittoria non fosse stata rubata nel 2020, forse non ci sarebbe stata la crisi in Ucraina nel 2022”, ha detto Putin con una leccatina  incoraggiare la nota vanità del Tycoon.

Nella sostanza  Trump e Putin si stanno misurando reciprocamente  in attesa di un incontro, da tenersi in un paese neutrale.

Zelensky, da parte sua, fiuta l’aria non salubre che proviene da Washington e punta sull’Europa e si domanda “Trump ascolterà l’Europa o negozierà con Russia e Cina senza l’Europa? L’Europa deve imparare a prendersi cura di sé stessa, cosicché il mondo non possa più permettersi di ignorarla“ che detto da lui appare come un decreto ingiuntivo, oppure quello  di un leader con l’acqua alla gola.

Ma a casa sua c’è anche il pragmatico capo  dell’intelligence militare (GUR), il generale Kyrylo Budanov, il quale afferma che “se non saranno avviati negoziati seri entro l’estate potrebbero essere avviati processi molto pericolosi per l’esistenza stessa dell’Ucraina”. Parole, poi smentite, ma riportate dall’ Ukrainska Pravda organo del Governo.

A Kiev del resto è in corso il gioco del cerino fra ministro della Difesa, Rustem Umerov che cerca di attribuire ai suoi più stretti collaboratori sconfitte, ritardi e carenze nel flusso dei rifornimenti alle truppe, con l’immancabile  corruzione che è già costata la poltrone al suo predecessore Reznikov.

Un gioco del cerino che sta già bruciando qualche polpastrello come quello del vice ministro della Difesa, Dmitry Klimenkov e la responsabile dell’agenzia per gli appalti d Marina Bezrukova, sospettatidi corruzione per l’acquisto di armi.

Zelensky sta quindi stuzzicando  il  protagonismo bellicista di alcuni paesi europei e già prefigura  l’invio di 200mila militari NATO come “forze di pace” in caso di accordo per il cessate il fuoco.

Senza contare che “l’intervento delle forze NATO in Ucraina “minaccia un’escalation incontrollata del conflitto ed è categoricamente inaccettabile per la Russia“, come ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, opponendosi all’idea.

In conclusione se appare ormai chiaro che il duetto Trump- Putin è destinato a prevalere nelle future trattativa,  è anche più che giustificata l’ansia di Zelensky alla sua partecipazione al tavolo, se non altro per non ipotecare il suo futuro politico.

Meno comprensibile è l’incrollabile sostegno a Kiev della Unione Europea e della Gran Bretagna  che insistono su una linea oltranzista  contro Putin, pur avendo abbandonato, ma solo da poco tempo, la fiducia nella “inevitabile vittoria” di Kiev. Una politica stolta e miope che rischia di delegare ad altri il futuro di una Europa unita nei proclami, ma divisa nei fatti,  anche sull’Ucraina.

Related posts

I russi hanno occupato 20 insediamenti nel Donbass in sole tre settimane

Redazione Ore 12

Nuovo massiccio attacco russo alle infrastrutture del porto di Odessa

Redazione Ore 12

Estonia durissima con Mosca: “L’annessione russa è un crimine da punire”

Redazione Ore 12