Economia e Lavoro

Vendite al dettaglio, Confesercenti: “Pesa il carovita. Piccoli negozi in difficoltà, così perderanno 5 mld di euro di vendite”. Confcommercio: “Dato peggiore delle attese”

 

di Chiara Napoleoni

 

Si continua a spendere sempre di più per comprare di meno, ma le risorse delle famiglie si stanno esaurendo. L’aumento dei prezzi continua a incidere sulle vendite, la cui flessione non si arresta a settembre, che registra una riduzione rispetto al mese precedente sia in volume che in valore.  Il caro vita, dunque, continua a pesare su portafogli e buste della spesa delle famiglie e a produrre effetti negativi, in particolare, sulle imprese del piccolo dettaglio: da inizio anno, stimiamo, infatti, un crollo delle vendite in volume pari al 6,7%, un andamento negativo che se fosse confermato fino a fine anno comporterebbe una perdita di quasi 5 miliardi di vendite nei dodici mesi. Questa l’opinione della Confesercenti dopo la diffusione del report Istat sulle vendite al dettaglio. Dalle rilevazioni si conferma, dunque, la dinamica per cui nonostante la crescita rispetto allo scorso anno della spesa in valore, le quantità acquistate si riducono. E di fronte ad una inflazione ancora elevata, pari al 5,7%, si stanno restringendo sempre di più anche gli spazi di manovra delle famiglie. Che, durante questo lungo anno di caro vita, hanno utilizzato parte dei propri risparmi per mantenere i livelli precedenti di consumo. Ma che ora, proprio come il Governo in occasione della legge di bilancio, si trovano a dover far quadrare i conti tagliando là dove possibile. La flessione dei consumi reali è particolarmente critica per le imprese operanti su piccole superfici, i cui volumi di vendita sono in campo negativo ininterrottamente da giugno 2022 – con una flessione in questi 9 mesi del 2023 pari al 6,7% rispetto al 3,9% del totale – e soprattutto se paragonata al calo dell’1,2% della grande distribuzione. Nel comparto alimentare, la caduta dei volumi di vendita dei piccoli esercizi raggiunge, addirittura, l’8% tra gennaio e settembre. “Dalle vendite di settembre emerge un quadro che rappresenta perfettamente lo stato di difficoltà in cui vivono moltissime famiglie italiane. Uno scenario che desta allarme, con un Pil stagnante nel terzo trimestre dovuto soprattutto alla debolezza della domanda interna ed in cui il rallentamento dei consumi allontana sempre più le prospettive di ripresa dell’economia”, commenta Confesercenti. “Nella manovra di bilancio, che ha iniziato il suo inter in Parlamento, ci sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione dando un po’ di respiro alle famiglie e dunque sostegno ai consumi, in particolare per quel che riguarda il taglio del cuneo contributivo e la riduzione delle prime aliquote di imposta. Ma bisogna accompagnare queste misure ad un alleggerimento più sostanziale del peso del fisco, prestando attenzione anche al fiscal drag, che avviene quando l’aumento nominale dei redditi correlato all’inflazione porta automaticamente all’applicazione di aliquote più elevate e quindi all’incremento del prelievo fiscale. Un assaggio lo si sta avendo con il taglio del cuneo fiscale predisposto dal governo, che in parte sarà eroso proprio dal fisco. Bisogna dunque rivedere la struttura delle aliquote per annullarne gli effetti negativi”. Analoga la posizione espressa dalla Confcommercio che parla di dato, “peggiore delle attese che chiude un trimestre non facile per la domanda delle famiglie e rappresenta un campanello d’allarme per la possibilità di ripresa nei mesi finali del 2023. Allo stato attuale il ridimensionamento dei volumi acquistati è un fenomeno sostanzialmente diffuso sia a livello di prodotti, sia di format distributivi. Il rallentamento dell’inflazione, che rappresenta una delle vie per restituire certezze e fiducia alle famiglie, pur ben avviato, è ancora scarsamente percepito dai consumatori che continuano a mantenere un atteggiamento estremamente prudente negli acquisti. Particolarmente difficile è, in questo contesto, la situazione delle piccole imprese e di alcuni segmenti di consumo più tradizionali (abbigliamento, calzature e mobili) che scontano da mesi significative diminuzioni nei volumi di vendita. Non fosse per la sorprendente tenuta dell’occupazione nei mesi di agosto e settembre, le recenti revisioni al ribasso per la variazione del Pil in questo e nel prossimo anno sarebbero state ben più marcate, tenuto conto dei diffusi segni negativi nelle dinamiche di tutti gli altri indicatori congiunturali”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat.

Cna: “Calo dei consumi, servono urgentemente misure per il rilancio”

 

Su tutto questo da registrare anche la presa di posizione della Cna: “Ci preoccupa sensibilmenteil calo delle vendite al dettaglio registrato in Italia dall’Istat anche a settembre. La riduzione dello 0,3% in valore e dello 0,6% in volume rispetto al mese precedente conferma una tendenza negativa che dura da tempo. Senonché, se su base annua i consumatori hanno dovuto spendere di più (la crescita registrata in valore è stata dell’1,3%) per comprare di meno (la diminuzione in volume è risultata pari al 4,4%), ormai da qualche mese si è di fronte a un arretramento tanto in valore quanto in volume, dati ancora più allarmanti. Intanto le misure a sostegno dei redditi inserite dal governo nel Ddl Bilancio hanno bisogno di una lunga prospettiva per sprigionare gli effetti richiesti, effetti che comunque sarebbero di breve durata se queste misure non fossero accompagnate da provvedimenti a sostegno della produttività e dello sviluppo, come suggerito dal Fondo monetario internazionale”.

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