Roma Capitale

I penalisti romani chiedono la riapertura degli uffici di pm e giudici

ire le misure di emergenza causate dal Covid nella cittadella giudiziaria della Capitale. Riaprire “innanzitutto” le cancellerie dei pubblici ministeri e rimuovere le “misure limitative dell’accesso agli uffici”. Questo chiedono in una lettera inviata la presidente del tribunale di Roma, Roberto Reali, dagli avvocati penalisti della Capitale. Nel testo si sollecita poi “una improrogabile migliore organizzazione delle udienze, con aumento del numero dei processi trattati e, soprattutto, con individuazione di orari precisi e comunicati tempestivamente in modo agevole e certo a tutti i soggetti interessati; in primo luogo agli avvocati”.
Insomma – si aggiunge – “non è concepibile che nel Tribunale più importante d’Europa un magistrato non organizzi le udienze prevedendo gli orari in modo da evitare assembramenti non solo all’interno, ma soprattutto all’esterno delle aule, costringendo, come oggi avviene, avvocati e parti ad accalcarsi per ore in attesa del proprio turno”. Nel messaggio si ricorda che è stato “attraversato un drammatico periodo emergenziale che ha imposto a tutti noi sacrifici e un impegno comune teso a garantire il funzionamento della giustizia penale, seppure non a pieno regime”. Ma adesso “è arrivato però il momento di ripartire in maniera completa con l’effettiva riapertura di tutti gli uffici e senza più limitazioni. In questa prospettiva, del resto, si inserisce il D.P.C.M. del 23 settembre scorso che, di fatto, pone fine allo smart working nella pubblica amministrazione. Ciò consente – e per certi versi impone – di immaginare le linee di un percorso virtuoso che riconduca alla normalità anche l’amministrazione della giustizia in seno al nostro Tribunale, restituendo effettività alla tutela dei diritti di ogni cittadino”.
Il direttivo della Camera penale spiega: “Il percorso – che ci riserviamo di illustrare più puntualmente alla riunione da Lei fissata con l’Avvocatura il prossimo 18 novembre – muove innanzitutto dalla completa riapertura delle cancellerie, con la rimozione delle misure limitative dell’accesso agli uffici”. Serve poi “una celere evasione delle istanze delle parti che oggi, a dispetto della sua sollecitazione del luglio scorso, giacciono per tempi biblici e nemmeno consultate nelle caselle PEC di destinazione”.

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