Esteri

Scempi ambientali, dieci università inchiodano alle proprie responsabilità il Presidente brasiliano Bolsonaro

L’agenzia Dire riporta la notizia che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e alti funzionari del governo americano hanno ricevuto un dossier che raccomanda la sospensione degli accordi tra gli Stati Uniti e il Brasile di Jair Bolsonaro. 

Il documento è stato redatto dai docenti di dieci università, di cui nove americane e una brasiliana, e ha visto anche una partecipazione di organizzazioni come Greenpeace Usa e Amazon Watch.

Nel testo, consegnato la settimana scorsa e rivelato dall’emittente Bbc Brasil, si sostiene che il governo degli Stati Uniti dovrebbe limitare l’importazione di materie prime dal Brasile, come soia, legname e carne, “a meno che non si possa confermare che le importazioni non sono legate alla deforestazione o alle violazioni dei diritti umani” in Amazzonia ma anche in altre aree del Brasile.

Secondo gli autori del documento, il rapporto personale e l’affinità ideologica tra l’ex presidente americano Donald Trump e Bolsonaro ha messo in discussione il ruolo degli Stati Uniti come partner affidabile nella difesa della democrazia. “Il legame particolarmente stretto tra i due presidenti- si legge nel testo- è stato un fattore centrale nella legittimazione di Bolsonaro e nelle sue tendenze autoritarie”.

In un’intervista con l’agenzia Dire, il professore, Pedro Brites, della Scuola di relazioni internazionali Fundacao Getulio Vargas (Fvg), osserva che il dossier giunge alla Casa Bianca in una fase particolare. “Dal punto di vista interno, il governo del Brasile ha ottenuto una vittoria con le recenti nomine alle presidenze della Camera dei deputati e del Senato federale” sottolinea l’esperto. “Questo gli dà la possibilità di spingere su alcune agende che in passato avevano incontrato resistenze”.

Il documento è stato rivelato in una fase in cui il Brasile si trova sotto pressione, soprattutto a causa della questione ambientale. “Il Paese ha come priorità l’ingresso nell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)”  afferma Brites. 

“Si tratta di un obiettivo che l’esecutivo ha costantemente difeso. Il documento potrebbe avere l’effetto di ritardare l’ingresso del Brasile nell’Organizzazione, rafforzando l’azione del Comitato politico ambientale dell’Ocse che ha mostrato resistenze nei confronti del Paese”. Una posizione, questa, sostenuta direttamente dall’ong statunitense Human Rights Watch.

Questi ostacoli potrebbero mettere a dura prova la politica del governo brasiliano. Il ministro degli Esteri Ernesto Araujo è uno dei dirigenti più fedeli al “bolsonarismo” e all’ala ideologica del governo. Il dirigente ha tuttavia subito forti pressioni e, secondo Brites, ci sono già voci su una sua possibile sostituzione. 

Tra i nomi in circolazione figura quello dell’ex presidente Fernando Collor de Mello, oggi senatore del Partito repubblicano dell’ordine sociale (Partido Republicano da Ordem Social, Pros). In ogni caso, evidenzia Brites, molto dipenderà dal modo in cui Washington reagira’ al dossier.

Quanto al ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, piu’ volte bersaglio di critiche insieme a Bolsonaro, il professore della Fondacao Getulio Vargas ritiene che non rischia il posto perche’ e’ “blindato all’interno del governo. Appare una figura inamovibile e non sarei sorpreso se anche di fronte a queste ultime critiche di politica ambientale restasse in carica” conclude Brites. “Salles vanta legami importanti per il governo Bolsonaro, in particolare con il settore minerario e agricolo”.

AGC GreenCom 

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