Esteri

Trump cerca il contrattacco: “Mio unico crimine aver difeso l’America”

 

“L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti”. Trump torna a parlare dopo essersi consegnato al tribunale di New York per ascoltare i 34 capi d’imputazione a suo carico nel caso Stormy Daniels e arringa i suoi sostenitori riuniti in uno dei saloni del resort. Un discorso di poco più di mezz’ora, durante il quale il tycoon è apparso provato e meno combattivo del solito. Sulla consueta aggressività dell’ex presidente sembra aver pesato una giornata senza precedenti nella storia Usa e il castello accusatorio del procuratore Alvin Bragg che gli ha imputato un tentativo di “cospirazione per minare l’integrità delle presidenziali del 2016” comprando il silenzio della pornostar, dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal e di un portiere della Trump Tower che minacciava di rivelare un suo presunto figlio illegittimo. Il tycoon non ha tuttavia rinunciato a sferrare i soliti  attacchi contro i suoi accusatori e il “sistema giudiziario corrotto, diventato ormai illegale”, nonostante l’avvertimento del procuratore di New York a non incitare alla violenza. Come detto trentaquattro i capi di imputazione: tutti reati minori, cioè con una pena massima prevista di quattro anni di reclusione. Per ognuno di essi, Trump si dichiara “non colpevole”. L’ex presidente, in realtà, va oltre, prima sui social e poi in un lungo discorso tenuto davanti agli amici di Mar-a-Lago, il suo buen ritiro in Florida: Bragg è un “giudice fazioso e mi odia”, dice. Il procuratore è “pagato da Soros”. Il processo “è surreale” e “farsesco”, una “caccia alle streghe”. Il sistema giudiziario è diventato “criminale a causa dei democratici”. Il volto di Donald torna disteso solo nel salone opulento e un po’ kitsch di Mar-a-Lago, a Palm Beach. “La mia unica colpa è stata difendere l’America”, dice l’ex presidente di fronte a una platea più che amica. E’ un ritorno alla narrativa del 2016, al “loro contro voi con me che vi difendo”. Funzionerà anche stavolta? Pare di sì, se non altro a destra: Trump raccoglie fondi e guadagna punti nei sondaggi realizzati in vista delle primarie: gli avversari più papabili – DeSantis e Pence – mangiano la polvere. Solo un ex presidente atipico come Trump può trarre giovamento da un’incriminazione, eppure l’”effetto inchiesta” c’è e si vede. Difficile dire quanto durerà, facile intuire che ciò che è vantaggioso nelle primarie spesso si rivela fatale alle elezioni generali.  L’inchiesta coordinata dall’attorney distrettuale Alvin Bragg riguarda pagamenti per 130mila dollari che un ex avvocato di Trump avrebbe fatto nel 2016 a Stephanie Clifford, attrice pornostar nota come Stormy Daniels, che anni prima aveva avuto una relazione con l’ex presidente (all’epoca già sposato con la moglie Melanie). L’obiettivo, stando all’accusa, sarebbe stato convincere la donna a mantenere questi trascorsi riservati. I soldi sarebbero stati versati dall’avvocato, Michael Cohen, poi rimborsato da Trump per spese di carattere “legale”. L’accusa, per via di questa classificazione, sarebbe di aver falsificato registri contabili. Un reato, questo, che a New York ha implicazioni penali. La posizione di Trump si aggraverebbe nel caso i magistrati ritenessero che l’illecito sia stato compiuto con l’intento di nascondere un altro reato. Secondo la stampa americana, nel caso specifico il reato da coprire potrebbe essere stata una violazione delle norme in materia di finanziamento della campagna elettorale con un’aggravante di evasione fiscale. Il nesso con il voto, vinto da Trump in quello stesso 2016, sarebbe costituito dal fatto che l’allora candidato alla presidenza non avrebbe voluto far sapere ai cittadini americani della relazione con Stormy Daniels ritenendo che quella vicenda avrebbe potuto penalizzarlo. Negli Stati Uniti le condanne per frodi di rilievo penale possono comportare fino a cinque anni di carcere, ma in molti casi i magistrati decidono per la sola libertà vigilata o per multe. La vicenda giudiziaria ha comunque un rilievo politico. Lo conferma l’ordine di allerta per migliaia di poliziotti predisposto a New York per scongiurare disordini da parte di sostenitori di Trump in occasione dell’udienza. Secondo diversi osservatori, però, anche in caso di condanna è improbabile che all’ex presidente sia preclusa la possibilità di candidarsi in vista delle elezioni per la Casa Bianca del 2024.

Related posts

Nagorno-Karabakh: circa 85 mila rifugiati sono arrivati in Armenia

Redazione Ore 12

Guerre elettroniche, l’Amministrazione Usa mette in campo nuovi reparti di specialisti

Redazione Ore 12

Israele-Palestina, la guerra è ormai nei fatti. Pioggia di missili di Hamas e replica israeliana con raid aerei e bombardamenti

Redazione Ore 12