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18 marzo 2019 – 18 marzo 2024, cinque anni senza Gino Falleri

 

Il 18 marzo 2019, ci lasciava, all’età di 92 anni, Luigi Falleri, per tutti Gino, Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio (al quale era iscritto dal 1957 nell’elenco Pubblicisti) e Presidente Nazionale del Gus – Gruppo Giornalisti Uffici Stampa, gruppo di specializzazione a carattere professionale-sindacale della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI).

Leader del pubblicismo in Italia e in Europa e cardine della politica sindacale della professione valutata sempre obiettivamente come perno centrale di una corretta informazione, Gino Falleri è stato, per unanime riconoscimento, un maestro di professionalità e deontologia per generazioni di giornalismo capace, allo stesso tempo, di sguardo analitico e sapienza riassuntiva, approfondimento e divulgazione.

Da sempre impegnato alla tutela del giusto riconoscimento della professione giornalistica, e in particolare del ruolo dei giornalisti-pubblicisti, dei quale ha sempre messo in evidenza “il ruolo spesso primario che nel nostro giornalismo hanno svolto e svolgono”, nel corso degli anni ha promosso incontri, dibattiti, seminari e sollecitato l’intervento degli organismi di categoria (Ordine Nazionale dei Giornalisti e FNSI) e delle Istituzioni italiane e europee per la promozione di una cultura dell’informazione giornalistica sempre più dipendente dalle trasformazioni rapide e continue legate agli scenari futuri che sembrano tendere alla dequalificazione del ruolo del giornalista a vantaggio della cosiddetta disintermediazione che vede sempre più nella rete social, dove è sempre più difficile distinguere le informazioni dalle comunicazioni e dalle  libere interpretazioni dei fatti, la fonte primaria dell’informazione. Anticipando i “tempi”, Gino Falleri ha sollecitato una particolare attenzione all’uso, non sempre legittimo, della “intelligenza artificiale generativa” con la quale è possibile creare notizie, foto e video falsi difficilmente distinguibili dalla realtà e dalla “verità” del fatto narrato.

Significativa l’attività da lui svolta per l’applicazione della Legge 150/2000 sugli Uffici Stampa al cui interno devono essere impiegati solo iscritti all’Ordine dei Giornalisti perché all’Ordine è stato attribuito dalla legge il potere  di vigilare sulla correttezza delle informazioni diffuse dai propri iscritti e perché la diffusione di informazioni nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile, senza subordinarla ad interessi di altri, è alla base delle norme con le quali l’ordinamento giuridico italiano affida al giornalista il compito di rispettare e difendere il diritto ad una informazione veritiera di tutti i cittadini che, solo se correttamente informati, possono esercitare consapevolmente i loro diritti e doveri.

E quelle svolte per la definizione di un equo compenso per pubblicisti, fotoreporter e freelance non offensivo della loro professionalità in un mercato dove la norma è diventata la precarietà, e per ottenere il superamento dell’anacronistica distinzione tra professionisti e pubblicisti con la costituzione dell’Albo unico.

Attento alla formazione dei giornalisti, è stato autore di numerose pubblicazioni sulla professione e sulla deontologia e ha sempre sollecitato la partecipazione dei giornalisti ai corsi di formazione continua, che costituisce obbligo deontologico,affinchépossano adempiere al dovere di informare con consapevolezza e con una sufficiente conoscenza della materia trattata l’opinione pubblica nell’epoca della comunicazione globale che rende difficile riconoscere le informazioni corrette da quelle che non lo sono. Particolarmente significativo il suo ultimo saggio “Giornalisti. Doveri e regole” (Centro di Documentazione Giornalistica, Roma 2018, pag 94, euro 12,00) dedicato “A Francesco Boneschi e Achille Cardini irriducibili moschettieri del pubblicismo italiano”.

La sua lungimirante visione dell’evoluzione del giornalismo è stata ereditata dal Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Roberto Rossi, da sempre al suo fianco,  attento ai non pochi problemi e alle profonde mutazioni in atto della professione e del mondo editoriale, e  dai giornalisti del “Gruppo Gino Falleri” presenti negli organismi professionali, che muovendosi sulla strada tracciata da Gino Falleri, continuano a proporre con impegno soluzioni per i problemi legati alla figura del giornalista proiettata verso un futuro dove è sempre più difficile essere responsabili, eticamente e deontologicamente, del rispetto della verità sostanziale dei fatti e della persona. Perché se è vero, come affermava Gino Falleri, che l’esercizio della professione deve essere continuamente adeguato alle nuove forme e ai nuovi mezzi della comunicazione, è soprattutto vero che non cambia nella società il ruolo del giornalista che deve continuare ad essere, come è stato autorevolmente affermato,  “il difensore della democrazia”.

Nel ricordarne l’insegnamento, la professionalità, l’umanità e la sua non comune disponibilità, la Direzione e tutta la redazione si stringe con affetto ai famigliari di Gino e in particolare alla moglie Rossana e al figlio Roberto.

Vittorio Esposito

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