Cronaca

Strage del Mottarone, testimonianze e accuse reciproche e contraddittorie dei tre indagati

(Red) Si sono svolti gli interrogatori nel carcere di Verbania dei tre fermati mercoledì scorso per i disastro della funivia del Monte Mottarone che, la scorsa domenica, ha causato 14 morti e un ferito grave (il piccolo Eitan di 5 anni, ancora ricoverato ndr). Le posizioni degli indagati davanti al giudice per le indagini preliminari, sono diverse tra loro. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”, ha dichiarato Gabriele Tadini, caposervizio dell’impianto secondo quanto riferito dal suo difensore, l’avvocato Marcello Perillo. L’uomo ha spiegato inoltre che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso legami tra i problemi ai freni e quelli al cavo ed ha anche ammesso di aver posizionato il ceppo blocca freno, non solo la domenica del disastro ma anche altre volte . Al termine dell’interrogatorio, la difesa di Tadini hanno chiesto la misura degli arresti domiciliari, ma il legale ha chiarito di non aver chiesto al giudice che non venga applicata una misura cautelare. L’uomo è stato interrogato dal gip Donatella Banci Buonamici per circa tre ore. Diversa la posizione del Direttore dell’Esercizio, Enrico Perrocchio, che si è chiamato fuori da ogni responsabilità: “Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini” ha affermato l’uomo, secondo quanto riferito dal suo legale, avvocato Andrea Da Prato. L’ingegnere biellese ha negato di essere a conoscenza del sistema che impediva l’entrata in funzione dei freni d’emergenza. Infine il gestore dell’impianto che si è detto completamente estraneo su quanto accaduto, scaricando per intero le responsabilità sull’ingegnere che doveva supervisionare sulla sicurezza e sul direttore del movimento dell’impianto: “Non decido io di fermare la funivia, sulla sicurezza decidono altri. Per legge erano Tadini e Perocchi a doversene occupare. Io mi dovevo occupare degli affari della società. Non aveva nessun interesse a non riparare la funivia”. L’avvocato ha poi aggiunto: “Smettetela di dire che ha risparmiato sulla sicurezza. Sapeva che c’era un problema, ma era tutto in carico a Tadini e Perocchio”.
aggiornamento strage del Mottarone

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