Roma Capitale

A due passi da San Pietro il mito del Teatro di Nerone

Strutture e decorazioni databili alla prima età imperiale e identificabili con i resti del Teatro di Neronesono tornate alla luce sotto la corte interna di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Gli scavi sono stati condotti dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretti da Daniela Porro, con la direzione scientifica di Alessio De Cristofaro e Renato Sebastiani, capo cantiere Marzia Di Mento. Edificato negli Horti appartenenti ad Agrippina maggiore, nonna dell’imperatore amante dell’arte e della musica, e vicino al grande circo eretto da Caligola per le corse dei cavalli, il Teatro di Nerone, il cui ricordo era affidato soltanto alle ipotesi degli studiosi e ai riferimenti letterari di fonti autorevoli come Plinio, Svetonio e Tacito, non era mai stato ritrovato e la sua memoria si era persa nel tempo, fino ad ammantarsi di un’aura di leggenda. Oggi, invece, lo straordinario edificio di età giulio-claudia, dove Nerone provava le sue esibizioni poetiche e canore, è risorto dalle proprie ceneri, e la scoperta, dal valore incommensurabile, si palesa ai nostri occhi a due anni dall’inizio della complessa indagine archeologica. Dei rinvenimenti, tutti di altissima tecnica realizzativa e frutto di una committenza di alto rango, come si evince dalle sfarzose decorazioni, fanno parte due strutture in opera laterizia.
La prima, caratterizzata da una pianta a emiciclo, include il lato sinistro della cavea, la scenæ frons, alcune straordinarie colonne finemente lavorate in pregiati marmi bianchi e policromi forse di ordine ionico, raffinati ornamenti a stucco ricoperti di foglia d’oro – individuati anche nella Domus Aurea.
La seconda, perpendicolare alla prima, è costituita da ambienti di servizio, forse realizzati per alloggiare costumi, scenografie, materiali e attrezzatture impiegati per gli allestimenti degli spettacoli nel teatro. Ritrovamenti che, dunque, proverebbero l’identificazione: ci troviamo davanti ai resti dell’antico Theatrum Neronis, anche se soltanto i risultati delle analisi e degli studi dei reperti rinvenuti, potranno confermarlo. Non di secondaria importanza sono le tracce di attività produttive e manufatturiere probabilmente di pertinenza della Schola Saxonum, tra le più antiche scholæ peregrinorum sorte intorno alla basilica di Pietro, per accogliere i pellegrini in visita a Roma. A questa fase, databile intorno al X secolo, fanno riferimento i rarissimi esemplari di calici vitrei a colonnette, preziosi arredi liturgici, le brocche e le ceramiche, che testimoniano l’evoluzione di un’area già ricchissima di testimonianze e brulicante di attività e di pellegrini che in età medievale, tra mille pericoli, intraprendevano il loro viaggio per inginocchiarsi sulla tomba dell’apostolo Pietro. Alla metà del XIII secolo, quando l’area entra in possesso dell’Ospedale di Santo Spirito in Sassia – completamente ricostruito in occasione del Giubileo del 1475 – risalgono, invece, i numerosi ossi lavorati, semilavorati e le matrici di rosari, che potrebbero indicare nella produzione artigianale dell’osso legata al pellegrinaggio e al culto una delle attività principali dell’area. Di notevole rilievo sono anche i tracciati stradali collegati all’approdo sul Tevere a valle di Ponte Sant’Angelo da cui provengono due insegne da pellegrino (Volto Santo di Lucca, Santa Vergine di Rocamadour) e una fiaschetta sagomata a forma del gallo di San Pietro. Sono proprio le sequenze stratigrafiche dell’arco di tempo va dall’età giulio-claudia a tutto il medioevo a rappresentare una testimonianza eccezionale per la storia economica e sociale di Roma, soprattutto quella compresa tra il X e la metà del XV secolo, che consentirà agli studiosi di ricostruire, su solide basi archeologiche, gli aspetti di un fenomeno fondamentale come quello del pellegrinaggio. In collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme – istituzione laicale di diritto pontificio che sostiene le opere e le istituzioni della Chiesa Cattolica in Terra Santa e ha il compito di rafforzare nei suoi membri la pratica della vita cristiana – dopo la fine delle indagini, i ritrovamenti verranno valorizzati all’interno del Palazzo della Rovere.

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