Cronaca

Amianto e uranio impoverito: strage nelle Forze Armate

 

Il Tribunale di Parma ha accolto le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni. Amianto e uranio impoverito hanno mietuto e stanno mietendo vittime tra i nostri uomini in divisa. Molti sono deceduti, molti altri, sono ammalati, altri hanno ricevuto il riconoscimento dei loro diritti (pochi), altri debbono invece agire giudiziariamente e sono sostenuti dall’Avv. Ezio Bonanni e dall’Osservatorio Vittime del Dovere e dall’Osservatorio Nazionale Amianto.

Le due associazioni gemelle si battono da anni per la tutela di queste vittime. Il caso trattato dal Tribunale di Parma è quello di mesotelioma in un militare di leva. Tuttavia, nell’Esercito Italiano ci sono molti altri casi di infermità per servizio, tra cui i linfomi. Infatti l’uranio impoveritoprocura tutta una serie di patologie, linfoma di Hodgkin e quello Non Hodgkin, le leucemie, i tumori ai polmoni, danni ai reni, pancreas, stomaco e intestino. Anche lo stesso mesotelioma è provocato dalle radiazioni emesse da questi proiettili, dalla loro esplosione, dalla capacità di contaminare acqua, aria e suolo.

La battaglia dell’Osservatorio Nazionale Amianto, sostenuta dall’Avv. Ezio Bonanni e anche dal Col. Carlo Calcagni, eroe, purtroppo leso dall’uranio impoverito, e impegnato nell’ONA per la tutela dei suoi commilitoni, va avanti. L’associazione sottolinea come non debbono essere dimenticati neanche coloro che sono vittime nei territori balcanici, tra le popolazioni civili, come pure i nostri civili al seguito delle truppe impiegate in quei territori. Questo è un punto chiave. L’ONA, anche alla luce del fatto che i vertici politici, tra cui il Ministro Crosetto e la stessa premier Meloni, dichiarano di voler sostenere l’impegno dei nostri uomini in divisa, ha chiesto un incontro, perché ci sia la sorveglianza sanitaria di coloro che sono stati impiegati in Patria e nelle missioni.

L’associazione è impegnata anche in una sensibilizzazione che tenga conto del danno ambientale, indotto dai proiettili all’uranio impoverito. Questo è un impegno fondamentale, sostenuto anche da Antonio Dal Cin, finanziere vittima di asbestosi, impegnato nell’ONA, e così tanti altri.

Questa sentenza del Tribunale di Parma è molto importante perché è di tutela di un militare di leva, vittima di mesotelioma. Il Giudice ha condannato i Ministeri della Difesa e dell’Interno per la morte di L. S., deceduto nel 2018 per mesotelioma pleurico epiteliomorfo, una rara forma di cancro causata dall’esposizione alle fibre di amianto avvenuta durante il suo servizio nell’Esercito Italiano.

Il militare, dopo l’addestramento, era stato adibito a meccanico specializzato anfibista e si occupava sia della manutenzione sia della guida dei carri anfibi in dotazione dell’E.I. al Reggimento Lagunari Caserma Ca’ Vio a Cavallino Treporti, nel comune di Venezia. Qui è stata esposto alla fibra killer, presente anche nei vari locali in cui si svolgeva la sua attività quotidiana, senza avere informazioni sul pericolo né ricevere strumenti di protezione individuale. Due anni sono bastati per provocare, a distanza di tempo, la malattia che lo ha condotto rapidamente alla morte: diagnosticato nell’ottobre del 2017, il mesotelioma ha causato il decesso della vittima solo sette mesi dopo, a maggio del 2018.

«Questa sentenza è fondamentale perché costituisce uno dei primi precedenti relativi alle morti di amianto per mesotelioma nell’Esercito Italiano per i militari di leva e il riconoscimento dei diritti in favore dei familiari», ha così ribadito l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari della vittima. Questi, infatti, hanno cercato giustizia per la morte del proprio congiunto e finalmente il Tribunale di Parma ha riconosciuto le loro ragioni.

Il giudice ha così stabilito il diritto della vedova a ricevere la speciale elargizione, dal valore di 200mila euro, e due assegni vitalizi mensili, dal valore totale di più di 1.500 euro, a cui vanno aggiunti gli arretrati dalla data della morte, stimati circa 100mila euro, e altre prestazioni assistenziali e previdenziali. Invece, per i due figli orfani la strada per il riconoscimento dei propri diritti è ancora lunga. Dato che alla morte del padre già non risultavano a carico fiscale, i benefici spettanti loro sono stati negati. Continua perciò la battaglia dell’avvocato Bonanni e dell’ONA.

Purtroppo il militare non è l’unica vittima di amianto nell’Esercito Italiano, così come in tutte le altre Forze Armate. Il Rapporto ReNaM, redatto dall’INAIL e giunto alla sua settima edizione, riporta ben 454 casi di mesotelioma registrati nel settore della difesa, a cui si devono aggiungere tutti gli altri casi di patologie asbesto correlate. Questi numeri sono la tragica testimonianza della pericolosità di questo minerale, che, nonostante la sua messa al bando con la legge 257/92, continua a uccidere. In molti casi i militari, mentre servivano e onoravano la loro patria, si sono trovati a fronteggiare le terribili conseguenze dell’esposizione all’amianto poiché esso si trovava diffusamente in strutture dell’Esercito Italiano e non solo, nonché era presente nelle dotazioni di servizio e nei dispositivi individuali e collettivi di lavoro.

«La situazione è paradossale– conclude l’avvocato Bonanni – perché questi militari per ricevere le tutele sono costretti ad agire giuridicamente contro quelle stesse istituzioni che questi uomini in divisa hanno servito, per cui sono morti o si sono ammalati, nell’interesse della collettività».

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