di Viola Scipioni
La splendida notizia è arrivata durante la mattinata di mercoledì 8 gennaio: Cecilia Sala era salita su un aereo diretta in Italia e sarebbe atterrata nell’aeroporto di Ciampino intorno alle 15:30. Un grande lavoro di intelligence e di governo, che ha visto partecipe anche il silenzio stampa di molte delle maggiori testate giornalistiche del Paese subito dopo la richiesta dei genitori di Sala, mostrando compattezza non solo da un punto di vista professionale ma anche da quello politico: nessuno tra le opposizioni ha osato mettere cattiva parola sulla faccenda ed il risultato è stato molto più rapido di quanto ci si potesse aspettare.
«Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia» è stata un’immediata nota del governo. La premier, Giorgia Meloni, «esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi». La Presidente del Consiglio, inoltre, «ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa». Meloni ha poi commentato sui propri social network con un «bentornata a casa, Cecilia» ringraziando poi le «autorità italiane per aver lavorato senza sosta per riportare Cecilia dalla sua famiglia». Quando poi si sono incontrate presso l’aeroporto di Ciampino dopo l’atterraggio, non è mancato uno scambio affettuoso tra le due: «adesso devi stare serena. Sono qui per ringraziarti, sei stata forte» avrebbe detto Meloni, seguito da un «grazie» di Sala. «E figuriamoci» la risposta della premier.
Cecilia Sala è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024 durante un viaggio con un visto giornalistico per il suo podcast Stories. È stata detenuta nel carcere di Evin, in isolamento, per 20 giorni con accuse generiche di aver violato le leggi iraniane. Il suo arresto è avvenuto pochi giorni dopo quello di Mohammad Abedini, ingegnere iraniano arrestato a Malpensa su mandato degli Stati Uniti, creando quindi perplessità sul suo arresto che si è poi difatti rivelato essere un sequestro.
Durante il corso delle ore, anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso a Meloni i complimenti per il ritorno della giornalista, dopo aver telefonato personalmente alla mamma di Cecilia Sala, che aveva anche incontrato nei giorni successivi all’arresto.
Nell’ala del governo, esultano anche i Vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. In particolare, quest’ultimo, nonché anche Ministro degli Esteri, ha parlato di «diplomazia e lavoro di squadra». Per quanto si possa discutere dell’eccellente lavoro del governo, è comunque evidente il grande lavoro che Giorgia Meloni ha compiuto sul fronte estero, in particolare con Donald Trump in Florida proprio nei giorni precedenti alla liberazione: ci sarà sicuramente tempo per capire quale sarà il prezzo che il nostro Paese dovrà pagare agli Stati Uniti, ma che con Biden le cose sarebbero state molto più lente è quasi un dato di fatto.
Durante la conferenza di inizio anno di giovedì 9 gennaio, Meloni ha approfondito la questione, affermando come ci sia effettivamente stato un «lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Stati Uniti per quello che riguarda una svolta nel caso, non direi che c’è stato un momento di svolta perché la questione è stata seguita dall’inizio. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano [segretario del Consiglio dei ministri] è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso di un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti».
Il rientro di Cecilia Sala rappresenta una vittoria della diplomazia e del lavoro di squadra tra governo, intelligence e istituzioni, mostrando come l’unità e la discrezione possano portare a risultati rapidi ed efficaci.