Politica

Cingolani: “Siamo in un’economia di guerra, alcuni Paesi saranno colpiti più di altri”

“Siamo in un’economia di guerra”. Queste le parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nel suo intervento al Festival Città Impresa. “Su un secondo Recovery la commissione sta discutendo perché si sta facendo avanti una questione europea”, ha precisato Cingolani. “In questa economia di guerra – ha concluso – alcuni Paesi saranno molto più colpiti da queste scelte energetiche di altri”. Ma cosa significa economia di guerra? Ne aveva già parlato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, a tre settimane di distanza dall’inizio del conflitto in Ucraina: “Ancora non siamo in un’economia di guerra, ma è bene prepararsi”. Dopo due mesi, le conseguenze della war economy si iniziano a presentare con un aumento del costo della vita per le famiglie italiane che si traduce con un aumento delle uscite per la spesa e per le bollette dell’energia. Un’economia di guerra si finanzia con tasse e debito pubblico con conseguente crescita del tasso d’inflazione difficile da riportare sotto la soglia di attenzione. Il costo del carrello della spesa è destinato ad aumentare così come i prezzi delle materie prime. Tra i prodotti che sono aumentati di più nell’ultimo mese, a causa della guerra in Ucraina ci sono la farina 00 (+6,2%) e il caffè (+4%). Il costo del gas è quintuplicato dall’inizio del 2021. Le quotazioni del petrolio a novembre viaggiavano tra gli 80 e gli 85 dollari al barile, un anno fa erano sotto la soglia dei 70 dollari al barile, mentre adesso sono sopra quota 100 dollari. Il risultato è che si viaggerà meno perché ad aumentare non è solo la spesa per il carburantedelle auto ma anche quella per i biglietti aerei. In un’economia di guerra la produzione di beni primari rischia di subire contrazione e gli scaffali nei supermercati, e nei negozi in generale, potrebbero ritrovarsi vuoti. Attualmente, però, la preoccupazione maggiore è quella su eventuali razionamenti del gas. In caso di stop totale alle forniture di gas russo nei prossimi sei mesi, potrebbe infatti scattare lo stato di emergenza che porterà a rivedere al ribasso le soglie di temperatura e le ore di riscaldamento autorizzate. Intanto, l’olio di semi di girasole costa già il 43% in più rispetto a un anno fa, il prezzo della pasta di grano duro è salito del 17%. A questo si aggiunge che lo sconto sulla benzina di 25 centesimi (Iva esclusa) è stato prorogato solo fino a luglio.

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