Economia e Lavoro

Confcommercio: “L’economia sta tornando sul sentiero della bassa crescita”. Confesercenti: “Crescita debole, ma evitata la recessione”

Commentando i dati provvisori dell’Istat sul pil del quarto trimestre, il direttore dell’Ufficio Studi della Confcommercio, Mariano Bella, ha osservato che “la moderata crescita registrata nell’ultimo quarto del 2023, leggermente sotto le nostre attese, è un segnale di come la nostra economia stia tornando sul sentiero di bassa crescita caratteristico dei due decenni prima della pandemia. Le spinte eccezionali degli ultimi anni si sono esaurite, come conferma anche l’eredità sostanzialmente nulla lasciata al 2024. In sostanza, la crescita dell’anno in corso è tutta da costruire. Non si può prescindere, dunque, dal contributo potenzialmente decisivo del PNRR”. Secondo Bellain un contesto in cui la domanda interna evidenzia molteplici elementi di fragilità e la domanda estera sconta la debolezza di molti paesi rimane molto difficile ipotizzare dinamiche in grado di generare uno sviluppo superiore all’1,0% nel 2024. È giusto ricordare che la performance dell’Italia nell’ultimo quarto dello scorso anno e nella media del 2023 è stata, comunque, superiore alla media dell’euroarea e dell’Unione europea“. Poi la posizione di Confesercenti che ha un giudizio netto sull’attuale congiuntura economica: Crescita debole, ma niente recessione. Come largamente previsto, il 2023 si chiude con una variazione del PIL positiva, ma inferiore – seppure di poco – alla previsione della Nadef, e in decisa frenata rispetto al 2022 e al 2021. A pesare sul quadro economico, oltre alla fine del rimbalzo post pandemico, un contesto internazionale segnato da tensioni e incertezze e un rialzo dei tassi di interesse di straordinaria entità, che solo da poco si è fermato ma non ha ancora invertito la rotta, influenzando pesantemente i comportamenti dei vari attori economici. Così Confesercenti. Nonostante la frenata e il contesto mondiale particolarmente difficile, il risultato dell’ultimo trimestre fornisce però alcuni segnali incoraggianti sulla capacità di tenuta dell’economia italiana, che evita lo scivolamento tecnico in recessione e ci fa chiudere il 2023 con un lieve miglioramento sul trimestre estivo (+0,1% di crescita del Pil) e con un deciso passo avanti rispetto all’ultimo trimestre del 2022, in cui si era registrata una contrazione del -0,2%. Ad aiutare la tenuta, i consumi delle famiglie: secondo le valutazioni elaborate da Confesercenti e CER, infatti, nel 2023 avrebbero fornito un apporto alla crescita del Pil pari allo 0,7%, spiegando quasi per intero la variazione positiva. Ed il ruolo di traino è andato, in particolare, al turismo e ad una sostanziale stabilità dei redditi, a sua volta riconducibile a una forte crescita degli occupati (+520mila unità a novembre). La coperta, però, è corta. Con i prezzi comunque alti nel corso dell’anno, le famiglie hanno dovuto ridurre la quota di reddito destinata al risparmio – la cui propensione è scesa al 6,2%, uno dei livelli più bassi da oltre 30 anni – per conservare un adeguato livello di consumi: una strategia che non può durare a tempo indefinito. Le prospettive di sviluppo per il nuovo anno dipenderanno, dunque, da un lato dalle scelte di politica monetaria delle banche centrali, ma dall’altro anche dalla capacità di consolidare gli interventi già varati dal Governo sul fronte del sostegno ai redditi – in primo luogo il taglio del cuneo fiscale, da confermare anche per il 2025 – e dall’accelerazione della messa a terra degli interventi del PNRR.

Ch.Nap.

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