Economia e Lavoro

Confindustria Giovani chiede una svolta sul reddito di cittadinanza, non concederlo a chi non vuole lavorare

 

Cambiare il reddito di cittadinanza facendolo diventare uno strumento a sostegno di chi non può lavorare e non di chi non vuole farlo. Tagliare in modo strutturale, per 16 miliardi di euro, il cuneo fiscale-contributivo. Evitare il rischio che il salario minimo finisca per scardinare la contrattazione collettiva. Queste le linee guida, in tema di lavoro, avanzate dal presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, in occasione del convegno di Rapallo.
“Sul Reddito di Cittadinanza, siamo convinti che in tema di contrasto alla povertà – ha spiegato Di Stefano – il dispositivo attuale andrebbe modificato e riformato”. In altri termini: “riconosciamo che il Reddito di cittadinanza, nelle fasi più critiche della pandemia, abbia svolto una funzione di argine, ma crediamo che adesso debba diventare uno strumento a sostegno di chi non può lavorare e non un riparo per chi non vuole lavorare”. Il leader degli under 40 di Confindustria suggerisce di semplificare, piuttosto, gli incentivi alle nuove assunzioni degli under 35, “eliminando quei paletti che ne limitano l’efficacia. Valorizziamo, finalmente, quelle forme di lavoro – ha aggiunto – a causa mista, come l’apprendistato che è davvero un contratto a tempo indeterminato e rappresenta il percorso di ingresso al lavoro più vantaggioso per giovani e imprese”.
Quanto al costo del lavoro, il presidente dei Giovani industriali ha sottolineato: “per noi, un taglio strutturale del cuneo fiscale-contributivo da 16 miliardi di euro, che ridurrebbe i costi delle imprese aumentando il reddito dei lavoratori e il loro potere d’acquisto, continua ad essere la strada maestra”. Infine, uno sguardo al salario minimo: “i nostri contratti fissano una retribuzione di base già superiore ai 9 euro previsti ed è quindi evidente che la misura non toccherebbe i settori rappresentati da Confindustria. Si deve però agire con attenzione per evitare il rischio che una misura pensata per sostenere la contrattazione collettiva finisca, invece, per scardinarla”.

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