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Covid-19, Fondazione Gimbe chiede un lockdown di due, tre settimane

“Serve un cambio di passo nel controllo della pandemiaperché, complici le varianti, è impossibile piegare la curva dei contagi con le attuali misure di mitigazione, confidando solo nel potenziamento della campagna vaccinale”. Lo dice la Fondazione Gimbe nel consueto monitoraggio settimanale in riferimento al periodo 10-16 febbraio e proprio per questo chiede un lockdown di 2, 3 settimane per alleggerire la pressione e dare forza al sistema delle vaccinazioni. I nuovi casi, si legge nel report, non accennano a diminuire. Le misure adottate nella prevenzione al Covid, sono insufficienti per piegare la curva dei contagi. Sono state consegnate solo un terzo delle dosi di vaccini del primo trimestre e le somministrazioni vanno a rilento. In 12 Regioni salgono gli attualmente positivi per 100 mila abitanti e in 17 Province l’incremento percentuale dei nuovi casi supera il 5%.La campagna vaccinale, “ostaggio di forniture centellinate, registra i primi rallentamenti nella somministrazione fuori da ospedali e Rsa”, sottolinea Gimbe.  In dettaglio, Il monitoraggio indipendente della Fondazione conferma nella settimana 10-16 febbraio 2021,rispetto alla precedente, un numero stabile di nuovi casi (84.272 vs 84.711). Scendono i casi attualmente positivi (393.686 vs 413.967), le persone in isolamento domiciliare (373.149 vs 392.312), i ricoveri con sintomi (18.463 vs 19.512), le terapie intensive (2.074 vs 2.143)e i decessi (2.169 vs 2.658).  La fondazione sottolinea che “la prima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato la presenza della variante inglesein 14 su 16 Regioni, con una prevalenza media del 17,8% (range 0-59%)”. “In attesa dei risultati della nuova indagineche sarà condotta anche sulle varianti brasiliana e sudafricana – dichiara Cartabellotta –invitiamo le Istituzioni a rendere pubblici i dati di prevalenza per le singole Regioni”. In un momento in cui la campagna vaccinale progredisce a rilento, aggiunge Gimbe, la maggiore trasmissibilità delle varianti “richiede infatti sia di attuare restrizioni tempestive ove necessario, sia di potenziare l’attività di sequenziamento, ancora moltolontana dagli standard fissati dalla Commissione Europea: almeno il 5%, idealmente il 10% dei tamponi molecolari positivi al Sars-CoV-2″.

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