Esteri

Dal Brasile l’appello dei nativi: “Stop al ‘genocidio’ di Bolsonaro”

 

Riattivare tutti gli organismi di rappresentanza politica e sociale dei nativi; garantire risorse immediate per delimitare, dichiarare e approvare tutte le “Terre Indigene”; bloccare l’avanzamento dei disegni di legge che “violano i diritti territoriali” dei popoli originari, come quelli sul “marco temporal” per le rivendicazioni delle terre e quelli che autorizzano l’estrazione mineraria nelle aree dei nativi. Sono alcune delle proposte contenute nel documento finale dell’edizione 2022 di Acampamento Terra Livre”, un evento annuale che fra il 4 e il 14 aprile ha portato nella capitale Brasilia oltre 8mila attivisti in rappresentanza di 200 popoli. L’edizione appena conclusa, celebrata a soli sei mesi dalle elezioni generali previste per ottobre, è stata la 18esima e la più partecipata della storia del Brasile. Il manifesto è stato pubblicato nei giorni scorsi e rilanciato ieri dal portale di notizie indipendente Brasil de Fato, alla vigilia della Giornata dei popoli originari che si festeggia nel Paese sudamericano ogni anno il 19 aprile dal 1943. Da diversi anni l’iniziativa è stata riorientata dai movimenti di attivisti verso la celebrazione “della lotta e della resistenza” dei nativi. Il documento finale dell’evento di Brasilia, pubblicato sul portale dell’Articulacao dos Povos Indigenas do Brasil (Apib), parte dalla premessa che l’amministrazione a guida del presidente Jair Bolsonaro, al potere dal 2018, porta avanti “un piano dichiarato di morte, etnocidio, ecocidio e genocidio mai visto negli ultimi 34 anni di democrazia nel nostro Paese”.  Fra le proposte che gli attivisti hanno presentato c’è quindi la “costituzione di una Task force interministeriale per la creazione di Piani permanenti per la protezione delle Terre indigene” ma anche “la ripresa degli impegni e delle ambizioni ambientali assunte dal Brasile nell’Accordo di Parigi e in altri accordi internazionali sul clima e l’ambiente”.

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