Economia e Lavoro

Dopo 10 anni la Bce rialza i tassi d’interesse di mezzo punto. Prestiti e mutui più cari, ma c’è uno scudo

Intervento deciso della Bce, sia contro la galoppante inflazione – con un rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base – sia contro l’allargamento dei differenziali tra titoli di Stato, con l’immediata approvazione di un nuovo strumento anti frammentazione. L’istituzione monetaria ha varato il suo primo rialzo dei tassi di interesse dall’aprile del 2011. E ha deciso un incremento superiore alle attese prevalenti: il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali sale allo 0,50%, il tasso sulle operazioni marginali sale allo 0,75% e il tasso sui depositi, che le banche commerciali parcheggiano presso la stessa istituzione, esce dalla fase negativa e va a zero. Prestiti e mutui: l’aumento dei tassi della banca centrale influenza il livello generale dei tassi d’interesse. Quindi il livello generale del costo del denaro. Se le banche dell’eurozona pagheranno un costo maggiore per prendere in prestito denaro dalla Bce, alla fine anche i prestiti e i finanziamenti a tasso variabile (mutui) a imprese e cittadini saranno più costosi. Il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile è l’Euribor che, come gli altri tassi di interesse interbancari, è molto sensibile alla variazione del tasso Bce. Gli incrementi per cittadini e imprese potrebbero essere maggiori in alcuni Paesi, come l’Italia, se la Banca centrale non eviterà il ritorno della frammentazione del mercato europeo già vista negli anni scorsi. Maggior costo del debito pubblico: se i tassi salgono, gli Stati che emettono titoli di debito per finanziarsi dovranno offrirli con interessi più alti, diversamente i mercati potrebbero orientarsi verso altri strumenti più redditizi. Questo potrebbe comportare un aggravio della situazione per quei Paesi già molto indebitati, come l’Italia, al netto di interventi della banca centrale, simili al quantitative easing, per tenere bassi gli spread. Nel caso dell’Italia, comunque, una elevata durata media del debito, pari a circa 7 anni, con oltre il 70% a tasso fisso, frena le ripercussioni di un aumento dei tassi e, quindi, dello spread. Altra conseguenza è la perdita di valore delle obbligazioni emesse in precedenza, in quanto meno redditizie di quelle di nuova collocazione e, quindi, meno appetibili sul mercato. Rafforzamento della moneta: dalla stretta monetaria arriva anche un rafforzamento del tasso di cambio dell’euro che, al momento, ondeggia intorno alla parità con il dollaro. Proprio il rafforzamento del dollaro, avvenuto in questi mesi è conseguenza della serie aggressiva di aumenti dei tassi operata dalla Federal Reserve. La crescita rallenta: il rischio generalizzato di una stretta monetaria è quello di una frenata della crescita, dovuta a una contrazione dei consumi e degli investimenti da parte delle imprese. Però va anche osservato come possano essere ben più gravi le conseguenze di un’inflazione galoppante. Va detto poi delnuovo strumento approvato dalla Bce contro gli “spread” eccessivi si aggiunge all’armamentario già esistente, senza sostituire il “vecchio” scudo Omt, mai utilizzato. Invece di richiedere un piano di correzione con il fondo anticrisi Mes prevede il rispetto di una serie di parametri da parte del Paese beneficiario, fondamentalmente il pieno rispetto di tutte le regole Ue di Bilancio, delle raccomandazioni di policy della Commissione europea e l’assenza di procedure di infrazione sulle stesse. Potrà essere attivato “per contrastare dinamiche di mercato disordinate e non giustificate, che pongano gravi minacce alla trasmissione della politica monetaria”, secondo quanto spiega la stessa Bce in un comunicato con diversi dettagli su questo Transmission Protection Instruments, o Tpi.
Salvaguardando la trasmissione della politica monetaria, “consentirà al Consiglio di attuare in maniera più efficiente il suo mandato sulla stabilità dei prezzi”. Prevede acquisti di titoli sul “mercato secondario”, cioè emissioni già in circolazione e non all’asta di collocamento. Saranno acquistabili titoli con una maturazione residua tra 1 e 10 anni, sono quindi escluso i bond a breve scadenza. Riguarda giurisdizioni che assistano “a un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali specifici del paese” e che vadano appunto a inficiare la corretta trasmissione della politica monetaria. La portata degli acquisti dipenderà dalla gravità di questi rischi e non prevede limitazioni ex ante.

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