Cultura, Arte e Libri

Dopo due anni di restauri, riapre a Roma la casa museo di Mario Praz

di Sara Valerio

 

Dal 1° marzo 2024 sarà di nuovo possibile visitare la casa museo dedicata al celebre anglista Mario Praz (Roma, 1896 – 1982), chiusa dal 2020 per un importante restauro. L’appartamento dove Praz visse dal 1969 fino alla sua morte nel 1982, si trova in via Zanardelli a Roma, al terzo piano di palazzo Primoli, che oltre al Museo Napoleonico ospita anche la Fondazione Primoli, entrambi fondati dal conte Primoli discendente di Napoleone.

Al suo interno sono esposti oltre 1200 pezzi, tra dipinti, sculture e preziosi arredi databili tra la fine del ‘700 e la prima metà del XIX secolo che il critico e saggista collezionò in oltre 60 anni: dai mobili inglesi ai bronzi francesi e alle malachiti russe, ma anche cristalli boemi e porcellane tedesche, oltre numerosi ritratti delle famiglie regnanti (come i Borbone e i Bonaparte). La casa racchiude decenni di appassionato collezionismo e ne riflette gusti e inclinazioni: dall’amore per il periodo napoleonico all’interesse per l’arredamento d’interni e per gli oggetti d’uso dello stesso periodo, che insieme formano e ci riportano concretamente il gusto di un’epoca, alla profonda cura per il dettaglio visibile nell’accurata scelta della posizione di ogni oggetto, sulla base di rispondenze non solo estetiche ma anche culturali e intellettuali.

Il museo si presenta come una dimora nobiliare del secolo XIX arredata in tutti i suoi dettagli con mobili, dipinti, sculture, tappeti, tendaggi, lampadari, bronzi, cristalli, porcellane, miniature, argenti e marmi. Acquistati sul mercato antiquariale europeo, in Francia, in Germania ed in Inghilterra, oltre che in Italia, questi arredi offrono una godibilissima panoramica di una ‘filosofia dell’arredamento’ che spazia dal gusto neoclassico della fine del secolo XVIII attraverso lo stile impero, fino alla più domestica maniera biedermeier che caratterizza la seconda metà dell’Ottocento, stanze per ricevere e camere da letto, biblioteche, studio e camera da pranzo si offrono una dopo l’altra al visitatore che vi viene accolto come in una dimora ancora abitata, con i fiori freschi nei vasi e i libri aperti sui tavoli.

Alle pareti molti dipinti rappresentano vedute di interni ottocenteschi e non è inconsueto ritrovare tra gli arredi qualcuno degli oggetti riprodotti nei dipinti stessi come ad esempio la grande arpa Erad degli inizi del secolo XIX collocata nello studio, nei pressi di un ritratto di signora che in abito azzurro alla moda del 1830 si appoggia ad un identico strumento musicale.

L’arredamento fu una vera e propria passione per Praz, tanto che all’argomento dedicò già nel 1949 il libro Filosofia dell’arredamento. Il volume tratta le linee principali dello sviluppo degli stili d’arredamento dall’antichità ai primi del Novecento.
L’allestimento della casa romana rispetta fedelmente la volontà del proprietario, il quale aveva stabilito dettagliatamente nel testo-guida alla sua collezione, La casa della vita, la sistemazione di ogni singolo pezzo. Per mancanza di spazio molte stampe, acquarelli e disegni non sono esposti nei nove ambienti della casa, che sono decorati in modo elegante e austero.

L’appartamento è diventato una casa museo, a seguito dell’acquisto da parte dello stato italiano nel 1986.  Dopo una scrupolosa e filologica ricollocazione degli arredi a cura della Galleria Nazionale di Arte Moderna avvenuta nel 1995 il museo è passato nel 2015 alla gestione del Polo Museale del Lazio e solo nel 2020 alla Direzione dei Musei statali di Roma.

Gli interventi di restauro effettuati hanno interessato sia le strutture di servizio sia le opere, alcune presenti nel percorso di visita, altre finora custodite nei depositi, come un tavolino da lavoro della prima metà dell’Ottocento, di un genio alato in terracotta di produzione inglese dell’inizio dell’Ottocento e di un rubinetto a forma di cigno, rimesso in funzione nel bagno totalmente ristrutturato. È stata inoltre restaurata la «cartonniere», il mobile ottocentesco che racchiude i faldoni contenenti carte autografe e dattiloscritte di Praz, bozze, appunti e note, tra cui l’inventario originale della collezione, stilato dallo stesso studioso.

Anglista, saggista, scrittore, critico, traduttore e giornalista, Mario Praz si occupò di letteratura italiana, francese, spagnola, tedesca e russa, concentrandosi particolarmente sull’Inghilterra tra il ‘600 e l’epoca vittoriana, producendo oltre 2600 pubblicazioni. Studiò a Firenze e nel 1923 si trasferì a Londra, dove lavorò per il British Museum; dal 1924 al 1932 insegnò italiano all’università di Liverpool e dal 1932 al 1934 a quella di Manchester, per poi tornare a Roma per poi essere professore di lingua e letteratura inglese all’università di Roma. Come critico approfondì l’influsso della letteratura e della cultura italiana in Inghilterra e illustrò figure e aspetti particolari della letteratura inglese, mosso da un vivo e appassionato interesse per la storia e per il costume. Collaborò, inoltre, con riviste e giornali come La Cultura, The London Mercury, The Criterion, English Studies, La Stampa e il Corriere della sera. Praz ispirò anche artisti contemporanei come Francesco Vezzoli, di cui si ricordano le opere OK THE PRAZ IS RIGHT e Anna Magnani loved Mario Praz del 2002.

Il Museo apre per il momento, in forma promozionale, con ingresso gratuito, su prenotazione per gruppi di massimo 10 persone e con visite di 45 minuti circa.

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